Adieu Genève: la fine di un’epoca

Ce lo aspettavamo. Il lodevole tentativo di rinverdire i fasti di un tempo non ha portato i frutti sperati e così gli organizzatori del Salone di Ginevra hanno annunciato nei giorni scorsi che la kermesse svizzera non avrà futuro. Una notizia che ci rattrista non poco, anche se non sorprende più di tanto.

Quello che abbiamo visitato a fine febbraio aveva le dimensioni di un salotto, molto intimo e nemmeno troppo affollato da automobili e tanto meno da illustri personaggi. Se non fosse stato per il Gruppo Renault (unico costruttore del Vecchio Continente a credere in questa opportunità, al contrario degli altri europei, giapponesi e coreani che hanno decisamente snobbato l’appuntamento) sarebbe stata una vera tragedia.

Il Gruppo della losanga, infatti, ha monopolizzato l’unico padiglione allestito, prendendosi tutto il palcoscenico svizzero per presentare in anteprima tutte le novità del momento, oltre ad aggiudicarsi il prestigioso premo “Car of the Year 2024” con la Scenic E-Tech Electric. Insieme con un paio di case cinesi alla ricerca di notorietà e, più che altro,  di approdi europei, hanno salvato lo “spettacolo”.

Non è stato sufficiente per convincere il Board del “Comité permanent du Salon international de l’automobile” ad andare avanti con il progetto per riproporre il Salone negli anni a venire. Quello di quest’anno, dunque, non è stata altro che un esperimento, a costi volutamente molto contenuti, per verificare l’effettivo coinvolgimento di addetti ai lavori e di pubblico per quello che un tempo rappresentava il tradizionale appuntamento di apertura della “stagione” europea dei Saloni Internazionali dell’auto.

Quello di Ginevra era, insomma, un appuntamento da non perdere, soprattutto nei giorni dedicati alla stampa, perché dava la possibilità ai giornalisti di incontrare di persona Presidenti e Amministratori Delegati di quasi tutte le case costruttrici, con grande gioia ma piacevole fatica per tutti gli addetti stampa presenti al loro fianco.

Quella di quest’anno, invece non è stata un’operazione “nostalgia” ma un tentativo, peraltro poco riuscito, di riproporsi in modo diverso, sperando di attirare l’interesse dei costruttori che un tempo facevano a gara per essere presenti e per aggiudicarsi le postazioni migliori, al centro della scena.

Ora gli organizzatori, danno la colpa alle nuove manifestazioni espositive di Parigi e di Monaco di Baviera, che vedono i gruppi automotive locali impegnati in prima persona, ma come scusa non è sufficiente. Anche Ginevra avrebbe potuto dire la sua, magari con un evento non solo confinato nei padiglioni del Palexpo ma allargato ad alcuni luoghi della città e al magnifico lungolago, con una serie di eventi dedicati alla mobilità, alla cosiddetta transizione energetica e , perché no, all’intelligenza artificiale applicata al mondo dell’auto.

Così, il GIMS (Geneva International Motor Show) diventerà definitivamente GIMS Qatar , la cui prossima edizione è prevista per il ,se di novembre del prossimo anno. Un altro mondo, con problematiche ben diverse e un chiaro segnale che il peso del mondo automotive si è definitivamente spostato verso i Paesi Arabi, e ancora più a Oriente, verso la Cina.

Tutto questo con l’approvazione e, in molti, casi la scarsa lungimiranza dei costruttori europei che hanno colpevolmente contribuito a mettere la parola “fine” alla manifestazione ginevrina, snobbando completamente anche i loro potenziali clienti, costretti sempre di più a utilizzare il web o andare presso i concessionari per avere informazioni. Peccato che, senza il loro contributo il business non regge più di tanto.

L’unica speranza, a questo punto, di vedere in Europa manifestazioni espositive degne di nota, è riposta nella gran voglia dei costruttori asiatici di sbarcare nel Vecchio Continente, sfruttando ogni minima occasione, costringendo le Case europee al contrattato e a scendere in campo per difendere il terreno casalingo.

 

 

 

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