Ali di gabbiano

La copertina della Manovella di maggio è dedicata all’iconica Mercedes-Benz 300 SL, universalmente conosciuta con il soprannome di “ali di gabbiano”. La 300 SL rappresenta l’orgoglio della Casa tedesca che si risolleva dall’immane tragedia della guerra. Lo capisce per primo Enzo Ferrari che nel suo libro “Le mie gioie terribili” racconta la visita a Maranello di Alfred Neubauer, capo della squadra corse Mercedes prima del conflitto. “Era molto dimagrito. ‘Che bravo, ancora qui!’ – gli dissi – ‘Come mai questa visita?’”. Il vecchio amico accenna un sorriso e dice che la Mercedes è a pezzi, ma lo manda a vedere chi è rimasto in piedi. Poi inizia a fare domande sull’Alfa Romeo, la Maserati e le altre Case italiane. Ferrari a questo punto capisce: “Accidenti” – dice fra sé – “questo non è un vinto, ma uno che prepara la rivincita”.
Ferrari ha ragione: nel 1951 cade il veto alla Germania di partecipare alle competizioni internazionali e la Mercedes rimette in moto la macchina organizzativa delle corse. Il materiale disponibile è la 300 S con il motore a sei cilindri ben progettato e ben costruito, ma il corpo vettura da “berlinona” è troppo penalizzante in termini di peso e dimensioni. Il motore è un buon punto di partenza, ma bisogna buttare il resto. L’elaborazione del sei cilindri è relativamente semplice: rispetto a quello della 300 S ha tre carburatori Solex 40 PBJC e il carter secco per ridurne l’ingombro in altezza; allo stesso scopo è inclinato a destra di 50°. Il telaio totalmente nuovo è un traliccio di tubi che avvolge le fiancate a una quota piuttosto alta rendendo impossibili le porte convenzionali, si sceglie così di incernierarle in alto. Il risultato è la W194, nota con il nome commerciale 300 SL dove “S” sta per “Sport” e “L” sta per “Leicht (leggera)” ed è davvero leggera: 870 kg che con 175 CV danno il rapporto peso/potenza di 4,9 kg/CV, buono per un’auto da corsa.
La 300 SL debutta il 4 maggio 1952 nella Mille Miglia con tre esemplari affidati al collaudato Rudolf Caracciola con un illustre sconosciuto, a Herrman Lang con Erwin Grup e ai quasi esordienti Karl Kling e Hans Klenk, che ottengono il miglior risultato classificandosi secondi dopo la Ferrari 250 S dello scatenato Giovanni Bracco, Caracciola è quarto. Il risultato è la sola “non vittoria” delle 300 SL che poi trionfano in tutte le corse alle quali parteciperanno.
Alla fine della stagione, però, uno stringato comunicato stampa della Mecedes-Benz annuncia il ritiro dalle corse con la velata soddisfazione di aver dimostrato tutto ciò che voleva dimostrare, vale a dire d’essere tornata più forte che mai. Tutto il materiale è accantonato a favore dell’ancor più ambizioso programma della Formula 1. Con questa mossa si trascura l’effetto scatenato negli USA dalle vittorie delle 300 SL. L’importatore Max Hoffman ha difficoltà nel proporre le berlinone 300 S ai clienti che vogliono una Mercedes-Benz come quella che ha dominato le corse. Gira la richiesta alla Casa, che ha forti riserve per mettere in produzione un’auto da corsa temendo di non trovare clienti a sufficienza: non sono mica tutti piloti, gli americani! Hoffman insiste e mette sul tavolo un ordine scritto di 1000 esemplari chiedendo che il modello di serie assomigli il più possibile alla 300 SL da corsa.

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