Belle pubblicità per brutte automobili oppure brutte pubblicità per belle automobili?

Nel corso della mia esperienza da pubblicitario mi sono più volte fatto la domanda: ma una bella pubblicità riesce a valorizzare una vettura che è debole dal punto di vista estetico?

Indubbiamente potremmo citare molti esempi  a supporto di questa tesi  o del suo opposto, e cioè se può una brutta pubblicità ammazzare nella culla una bella macchina?

Come stimolo alla discussione porterò alcune esperienze personali che negli anni mi sono rimaste impresse nella memoria. Di Toyota Carina ho già parlato nel mio precedente pezzo, ma i giapponesi di allora non contenti ci commissionarono un altro miracolo: raccontare le meraviglie di un vero obbrobrio stilistico come la Toyota Paseo,  un coupè che sembrava uscito da uno sfasciacarrozze.  Non ci fu verso,  e anche se uno dei migliori creativi italiani come Daniele Cima fece un annuncio stampa molto creativo per l’epoca, la macchina non usciva dalle concessionarie.

Poi si trovarono per le mani il gioiello Yaris che stabiliva nuovi parametri per la concorrenza nel segmento B e in pochi anni Toyota raggiunse e superò le 100.000 auto vendute, ma sfido chiunque a ricordarsi di una delle pubblicità di lancio: erano francamente orribili e noiose.

Passando in casa Fiat invece mi vengono in mente due esempi, la innovativa Multipla da tutti giudicata uno sgorbio (anche se io la penso in maniera opposta) anche se disegnata dal genio Roberto Giolito. Ebbene in Italia fu lanciata con campagne molto creative: vi ricorderete l’affissione “Sarete belli voi”!, ma non ci fu verso di farla piacere, i clienti erano ormai vittime di uno stereotipo e quindi la consideravano brutta . Non ci fu verso di fargli cambiare idea.

All’opposto la Punto che per oltre vent’anni è stato il best  seller di Fiat, forse anche per la pressione che il management torinese metteva su questo prodotto basilare, le pubblicità italiane dedicate sono state mediamente brutte, con picchi tendenti al bruttissimo , con qualche piccola eccezione come la campagna “the italian job”. Al contrario invece, operando ai margini dell’impero, e quindi senza le stette briglie dei famigerati “comitati pubblicità” di inizio 2000, in Inghilterra la Punto si rese protagonista di ottime campagne pubblicitarie.

E come non finire con la mitica campagna del ciclista contro l’orgoglioso proprietario di una discutibile Palio? La storia se la ricordano tutti, nonostante sia andata in onda soltanto 10 giorni a luglio e poi ritirata perché l’allora AD si allarmò per una lettera di ciclisti ritenutisi offesi.  Ma la macchina in Europa era nata male, del resto era stata progettata come World Car per i paesi emergenti. Le poche unità vendute furono sostenute da incentivi pazzeschi.

Arrivando ai nostri giorni metto sul piatto l’esempio della nuova Twingo e della campagna per il lancio della Opel Adam (quella con Valentino Rossi) Ecco in questi casi ad auto non felicissime dal punto estetico o copie sbiadite della 500, si è riusciti ad abbinare delle campagne anch’esse  francamente brutte.

Come dire cornuti e mazziati!

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