Belli e dannati 2 di Luca Dal Monte

Dodici appassionanti racconti fra realtà e fantasia sul mondo della Formula 1 degli anni Settanta. Quando nel 2021 uscì il volume “Belli e dannati Vivere e morire nella Formula 1 degli anni Settanta”, il Corriere della Sera lo inserì a pieno titolo nel solco della grande “narrativa italiana”. Scrisse allora La Lettura, l’inserto letterario del prestigioso quotidiano nazionale: “I racconti di Luca Dal Monte restituiscono un mondo che non esiste più: glamour, gare dove incombeva il pericolo, figure gigantesche anche nel loro cinismo.”

Oggi Dal Monte esce con un secondo libro di racconti dedicati ai personaggi che hanno reso unici gli anni Settanta della Formula 1, un’epoca irripetibile nel mondo delle corse. “Belli e dannati 2”. Erano giorni che tutti avevano vissuto propone dodici nuovi racconti che continuano la narrazione iniziata con il primo volume. Protagonisti sono ancora una volta gli uomini e le donne che hanno caratterizzato l’età dell’oro della Formula 1: piloti, costruttori, meccanici, giornalisti, mogli e fidanzate – personaggi al centro di un mondo che gravitava attorno a loro, ma anche vittime più o meno consapevoli di una realtà dalla quale erano fatalmente attratti nonostante l’ombra ingombrante della morte.

A corredo dei diversi racconti sono poste dodici suggestive tavole in bianco e nero. “Queste sono storie di uomini e di donne, non di corse. – scrive Dal Monte nella prefazione – Per essere precisi, sono storie di uomini e di donne che hanno vissuto la loro stagione più bella nel mondo delle corse in automobile. I nomi sono nella maggior parte dei casi noti. Ma questo non è importante perché anche il campione più affermato – e in questi dodici racconti ci sono tanti campioni affermati, esattamente come ci sono molti piloti oggi dimenticati – rappresenta una tessera di quell’insieme che è stato la Formula 1 degli anni Settanta, che per me, oltre a essere l’ultima età dell’oro nella storia dello sport dell’automobile, rappresenta un microcosmo nel quale si specchia la vita reale, con tutte le sue dinamiche. Questi dodici racconti non sono la versione romanzata di fatti che sono accaduti veramente durante un decennio nel quale, correndo in automobile, si rischiava di morire. Quello lo lascio fare ad altri, che lo fanno anche meglio. Io ho un’idea tutta mia di quello che si può fare scrivendo di sport e di corse. Lo spunto reale dal quale ciascuno di questi racconti inizia è per me solo il punto di partenza. Perché questi racconti sono riflessioni sulla vita e non solo su uno sport che sapeva essere crudele perché ti poteva dare tutto così come te lo poteva togliere in un rapido battere di ciglia.”

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