BMW e la transizione all’idrogeno

BMW ha recentemente annunciato un piano che potrebbe sembrare uscito da un film di fantascienza: convertire l’intera flotta di veicoli intralogistici del suo stabilimento di Ratisbona da elettrici a idrogeno entro il 2030. Sì, esattamente! Carrelli elevatori e trattori di movimentazione, che fino a ieri si alimentavano con batterie, ora si preparano a fare il grande salto verso l’idrogeno. Ma prima di esultare per questa mossa futuristica, facciamo un passo indietro e diamo un’occhiata a cosa significa realmente.

Questa transizione si inserisce nella strategia di BMW di investire nello sviluppo della tecnologia a celle a combustibile. Nonostante le vendite dei veicoli elettrici a batteria stiano aumentando, l’azienda sembra decisa a diversificare il mix energetico del suo stabilimento. Ma attenzione, perché il piano presenta più criticità di un film di Hitchcock. Attualmente, la maggior parte dell’idrogeno disponibile non è esattamente “verde”. Infatti, è prodotto da combustibili fossili, il che lo rende meno sostenibile e, addirittura, più costoso rispetto a diesel o batterie. Quindi, mentre BMW si lancia in questa avventura, ci si potrebbe chiedere: stiamo davvero andando verso un futuro più pulito o stiamo solo cambiando il vestito a un vecchio problema?

Secondo Katharina Radtke, project manager di BMW Ratisbona, “il vantaggio dell’idrogeno è che il rifornimento è molto veloce, come con i carburanti convenzionali”. Ma, come spesso accade, la realtà è un po’ più complessa. Durante il riempimento rapido, l’idrogeno si espande e per raggiungere la piena capacità è necessario un successivo riempimento lento che può richiedere ore. Quindi, se pensate di fare una pausa caffè mentre il vostro carrello elevatore si rifornisce, preparatevi a un lungo pomeriggio di attesa.

Alexander Vlaskamp, CEO di MAN Trucks, ha recentemente dichiarato che “è impossibile per l’idrogeno competere efficacemente con i camion elettrici a batteria”. E non ha torto visto che l’idrogeno è attualmente costoso e non ecologico, e in futuro potrebbe essere necessario principalmente per industrie pesanti come acciaio e cemento. Quindi, mentre BMW si prepara a scavare una rete sotterranea di tubazioni lunga 1,6 km e sei stazioni di rifornimento decentralizzate entro il primo trimestre del 2026, ci si potrebbe chiedere se non stia semplicemente costruendo un castello di sabbia in riva al mare.

BMW prevede un consumo annuo di circa 150 tonnellate di idrogeno una volta completata la conversione. Ma ecco il colpo di scena: resta da vedere se l’azienda riuscirà a ottenere forniture di idrogeno verde a prezzi competitivi. Attualmente, il costo dell’idrogeno verde è ancora un mistero e le previsioni non sono esattamente rosee. Secondo alcune stime, il mercato dell’idrogeno potrebbe crescere, ma non senza affrontare sfide significative, come la necessità di infrastrutture adeguate e la riduzione dei costi di produzione.

In conclusione, mentre BMW si lancia in questa avventura idrogenata, il progetto solleva interrogativi sulla reale efficienza e sostenibilità dell’utilizzo dell’idrogeno in ambito logistico rispetto alle alternative elettriche a batteria. Sarà interessante vedere se questa transizione si rivelerà un successo o se si trasformerà in un altro capitolo della saga delle promesse non mantenute nel mondo dell’auto. Forse un giorno ci ritroveremo a rifornire i nostri carrelli elevatori con idrogeno nel tempo di sorseggiare un caffè, pronti a scrivere un nuovo capitolo nella storia della mobilità sostenibile: un futuro dove i veicoli non solo si muovono, ma volano verso un domani più brillante e pulito!

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