Il capo degli indiani Cherokee contro Jeep: non usate più il nostro nome

Appello del numero uno della comunità dei nativi americani. Il marchio automobilistico: chiamiamo così il nostro modello proprio per rispetto della loro storia.

Che sia un caso di appropriazione indebita o un eccesso di revisionismo, questo dipende dalla sensibilità personale. Quel che è certo è che il capo indiano ha deciso di dire basta: “Cherokee è il nome della nostra gente: penso che sia arrivato il tempo in cui società e squadre smettano di utilizzare nomi, immagini e mascotte legati ai nativi americani…”.

Anche Jeep insomma deve fare i conti con la suscettibilità dilagante del momento: un problema nuovo, visto che nessuno nel 1974 si sarebbe mai sognato di commettere un’imprudenza quando per la prima volta il marchio automobilistico americano usò il nome della celebre tribù per battezzare il suo primo 4X4. Cherokee oggi è uno dei modelli di maggior successo del Gruppo Stellantis, destinatario dell’appello di Chuck Hoskin Jr, numero uno della comunità composta da 380mila nativi indiani, affinché  “non venga più usato il nome della loro tribù”. Appello seguito comunque da un invito ad “avviare un dialogo sul tema dell’appropriazione culturale”.

Già in passato i Cherokee avevano ripetutamente espresso fastidio e frustrazione per l’uso del loro nome da parte di Jeep, ma questa è la prima richiesta diretta per ottenere la sua eliminazione. “Sono sicuro che le intenzioni siano buone – ha aggiunto Chuck Hoskin Jr – ma non ci onora avere il nostro nome attaccato sulla targa di un’automobile”.

Il tema non è nuovo. Dopo una serie di polemiche e accuse di razzismo, di recente la squadra di football americano di Washington, i Redkskins, e quella di baseball di Cleveland, gli Indians hanno cambiato i loro nomi per rispetto delle tribù dei nativi americani. Anche la Disney, senza arrivare a tanto, pochi mesi fa si è sentita però in dovere di aggiungere un’avvertenza che sottolinea la presenza in alcuni suoi film di stereotipi negativi, dai quali ha preso le distanze, come in Peter Pan dove gli indiani vengono chiamati “pellerossa”.

Sembra invece più stupita che altro la posizione di Jeep che in un comunicato risponde così al capo dei Cherokee: “I nomi dei nostri veicoli sono stati scelti con cura e coltivati nel corso degli anni per onorare e celebrare i nativi americani per la loro storia, abilità e orgoglio. Siamo comunque più che mai aperti ad un dialogo rispettoso con loro”. Che dire? Se non rispettassero la nobilità di un popolo, difficilmente lo avrebbero scelto per dare proprio quel nome a un loro prodotto. Ma oggi bisogna stare attenti a tutto. Forse a troppo. (avvenire.it)

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