CONTRO STILE – ALFA ROMEO … Paris ?

Premessa

Come tutti sanno, nonostante la mia vita professionale mi abbia portato altrove, laddove ho avuto la possibilità di esplorare ancora di più la disciplina del Design, senza mai abbandonare i miei sogni, il marchio Alfa Romeo mi è sempre rimasto nel cuore. Pertanto, anche se ho fatto di tutto per evitarlo, mi riesce difficile non essere contrariato e seriamente turbato, mentre mi accingo a scrivere.

Faccio fatica a  mettere in ordine i pensieri, perché i miei bellissimi ricordi della mia storia professionale in Alfa Romeo mi attanagliano cuore, stomaco e mente. Dopo la affascinante reinterpretazione della 33 Stradale 2023, dal Centro Stile Alfa Romeo, che ho avuto l’onore di dirigere dal 1989 al 1998, mi aspettavo qualcosa di speciale, un modello da ammirare in silenzio; invece, oggi mi ritrovo con un boccone amaro, difficile da mandare giù.

MILANO, MADE IN ITALY E ALFA ROMEO

Queste tre parole sono (o almeno dovrebbero esserlo) fondamentali per chi gestisce questo marchio, anche se sembra che i top manager di Stellantis se ne siano dimenticati.

La denominazione di “fabbrica del biscione” viene dal serpente biblico, animale totemico dei Longobardi, simbolo di sagacia, di potenza, di felice augurio, oltre che di fortuna che, non a caso, ha contrassegnato la storia di MILANO, città lombarda. Ne consegue evidentemente che “il creare e fare a Milano” è patrimonio del MADE IN ITALY. Il Biscione, dunque, simbolo di Milano, scelto nel 1910, identifica in modo unico il marchio ALFA ROMEO e rappresenta il DNA della Marca per tutti i modelli della gamma.

IL MARCHIO ALFA ROMEO

L’ ALFA (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili) scelse come Emblema uno stemma suggestivo e colorato, formato dai due simboli della città di Milano: la Croce del Comune e il Biscione Visconteo, racchiusi in un disco blu dove appare abbinata a due nodi savoia la scritta ALFA Milano …città operosa (1910 – 1915 ).

Il marchio venne successivamente modificato in Alfa Romeo Milano, con l’acquisizione delle officine del Portello da parte di Nicola Romeo (1915 – 1925)

Dopo la vittoria del 1^ Campionato Automobilistico del Mondo al marchio viene aggiunta la corona d’alloro, fino alla proclamazione della Repubblica, dove i nodi savoia furono sostituiti con due linee ondulate (1946 – 1971).

La scritta “Milano” scompare con la nascita della società industriale INCA – Alfasud S.p.A, controllata dalla stessa Alfa Romeo, e, salvo alcuni ritocchi, peraltro non sempre azzeccati, assume la grafica definitiva di “ALFA ROMEO” (dal 1971 a oggi).

La dicitura “Milano”, (da utilizzare solo in riferimento ai luoghi di produzione in Italia), quindi non dovrebbe  mai essere applicata soltanto per una singola vettura. (A dire il vero, a fine anni 70 fu già sperimentata senza successo in USA, per la Alfa Romeo 75).

ALFA ROMEO MILANO….ANZI JUNIOR

È storia di qualche settimana fa che Stellantis dopo la presentazione ufficiale dell’Alfa Romeo Milano, ha stabilito frettolosamente di cambiare il nome in Alfa Romeo Junior.

Il Gruppo, a trazione francese, continua il percorso delle economie di scala, riducendo inevitabilmente il valore dei propri marchi e dei prodotti. Così, nella sua “Galerie” di proposte, molto simili e standardizzate, si affiancano altri due modelli Ypsilon e Junior, oltre a Citroen e-C3, Opel Mokka, Peugeot e-2008, Jeep Avenger, Fiat 600e… in un segmento di mercato “entry level “. Affollatissimo.

Nella mia personale valutazione dell’estetica, dubito che la Junior possa ambire ad essere ricordata come una bella vettura, ma consentitemi di dire che è “sbagliata”.

Si, perché a dispetto di tutte le parole che ci hanno raccontato, per me questa automobile non è un’Alfa Romeo. Non lo è  per la sua storia, ma anche per dimensioni, proporzioni, tipologia, morfologia, forme, semantica e identità.

Ci possono raccontare che si tratta di una svolta perché è  ora di cambiare, che bisogna essere alternativi, che i valori sono diversi, che in un mondo globale il cliente di sempre non è più lo stesso, o addirittura che bisogna adottare strategie diverse perché l’auto interessa meno ai giovani. Parole che spesso assumono le caratteristiche di un ormai consumato ritornello. Tutto vero, senza dubbio, che però non vorrei che nascondesse un messaggio molto diverso, con un pizzico di presunzione.

Quella di pensare di poter spiegare agli Alfisti, ma anche più semplicemente agli appassionati di automobili, come la Junior sia l’interpretazione moderna di un’auto sportiva italiana, degna del blasone Alfa Romeo, che si inserisce perfettamente nella storia di una marca iconica e prestigiosa.

A me pare – e  qui faccio fatica a trattenermi dall’apparire quasi un nostalgico tifoso – che, così facendo, venga cancellata con un sol colpo di spugna, tutta la Mitologia dello Stile Alfa Romeo, che andrebbe invece raccontata.

Siamo di fronte, a mio parere,  a una proposta forzata e sovraccarica di citazioni decorative, su proporzioni da SUV utilitario, che oscurano tutto il sapere e l’essere Alfa Romeo. Con tutta la comprensione possibile per i vincoli dell’economia di scala, e tutto ciò che volete aggiungere, ma è davvero difficile accettare che siano stati completamente “disintegrati” il classico frontale a tre aperture “trilobo” insieme agli unici e imprescindibili elementi di assoluto valore estetico e semantico, ovvero “Emblema e Scudetto” . Insomma, più di 100 anni di storia!

Consentitemi di congedarmi con un saluto, se vogliamo, un po’ ironico : “Au revoir,  ALFA ROMEO…Paris!”

5 commenti
  1. Filippo Zanoni
    Filippo Zanoni dice:

    Purtroppo gran parte della cultura del design automobilistico è stata maciullata dai “nuovi gusti”, dettati anche dalla diffusione dei suv (sgraziati per definizione). Ora si cerca soprattutto l’incisività e l’aggressività, con tratti “mazinga”. Tutto sommato la Giulia era ancora bella, idem la 159. Bellissime ancora oggi 147 e 156. Anni scrissi su “La Manovella” un articolo sulla storia del design dell’Alfa Romeo e comprendo bene quello che mi dici. Grazie per questo tuo scritto.

  2. Daniele
    Daniele dice:

    Purtroppo è così! Sottoscrivo tutto. La Junior è una automobile….. neanche brutta ed a mio parere meglio della “donor”, ma certamente non è una Alfa Romeo. Non basta incollare uno scudetto, tra l’altro sbagliato, per includerla nel quadretto di famiglia. Aggiungo alla lucida e corretta analisi di De Silva che i fenomeni del board di FCA oggi PSA non hanno neanche provato a difendere e proteggere tutto il patrimonio non solo automobilistico ma anche umano di chi le Alfa Romeo le ama e le conosce….al contrario hanno raso al suolo Arese ed il suo Centro Stile. “Uno del Centro Stile Alfa Romeo di Arese”.

  3. Renato
    Renato dice:

    Lei ha perfettamente ragione. La sua analisi è perfetta in ogni lettera.
    Per noi Alfisti un grande pugno nello stomaco.

  4. marco
    marco dice:

    Una analisi perfetta e sincera di come si può distruggere un marchio come Alfa Romeo con un design incomprensibile e di cattivo gusto, sono certo che al di là delle criitiche personali il mercato rigetterà questo modello.

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