CONTRO STILE – Alfa Romeo Tipo 33 Stradale 1967…l’irraggiungibile

L’Alfa Romeo 33 Stradale, icona di stile, è considerata una delle automobili più belle al mondo, sicuramente l’opera d’arte, il capolavoro assoluto di Franco Scaglione.

L’interpretazione del Maestro nel rendere Stradale la 33 da competizione è, a dir poco, straordinaria.

Guidata dalle superfici aerodinamiche valide e funzionali, appare come una libera interpretazione della disciplina e consegna per sempre all’arte una bellissima scultura in movimento.

Decisa da Giuseppe Luraghi nel 1964 per sostenere il ritorno alle competizioni della Marca del Biscione, viene prodotta nel 1967 in pochissimi esemplari, tutti in rosso Alfa Romeo con unica eccezione per l’automobile realizzata per il Conte Corrado Augusta, in Blu Reale e sedili in cuoio, prendendo ispirazione dai suoi elicotteri.

Sono anni difficilissimi per l’incantevole fuoriserie, e più in generale per le automobili, soprattutto per le sportive di lusso. Come sempre, tutte sotto accusa, la crisi petrolifera alle porte ( 1973 ) e non ultimo “ la ricorrente congiura degli ipocriti “ è attivissima. Le competizioni, però, sopravvivono… con grande successo!!!

Alfa Romeo 33 Stradale 2023

Ricordo con affetto e simpatia le prime telefonate con Alejandro Mesonero, con me per molti anni a capo di Seat Diseno (gruppo VW) e oggi responsabile del Centro Stile Alfa Romeo.

Ricordo la sua sensibilità ed emozione nell’affrontare un progetto così difficile e ambizioso: ridare vita al mito, al capolavoro.

Una preoccupazione giusta e una serie di riflessioni che solo i veri alfisti possono avere:

“Essere Alfisti,…- racconta Orazio Satta Puliga (1910 – 1974) Direttore Tecnico ai tempi della Giulietta e della Giulia e poi dal 1969 Vice Direttore Generale Alfa Romeo – …È un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore…. Si tratta di sensazioni, di passione, tutte cose che hanno a che fare più con il cuore che con il cervello”.

Il nuovo modello della Tipo 33 Stradale senza alcun dubbio è piacevole, evoca, senza se e senza ma, la vettura del ‘67.

Le proporzioni grazie a una ottima architettura di base sono corrette e la scomposizione delle parti mobili di carrozzeria esaltano, come per l’originale, il concetto di vettura bella da vedere anche quando è aperta.

Gli interni, moderni, ma ispirati alle granturismo del passato sono molto interessanti nell’confermare che nell’era della “realtà virtuale” c’è ancora spazio e tanta fantasia per una interpretazione ibrida:

analogica/digitale. Prima ancora dell’accensione del motore si intuisce che è un’auto da guidare… con piacere.

Una moderata critica, però, mi viene spontanea e mi auguro di poterla discutere con Alejandro in un prossimo futuro.

Vedo troppa enfasi alla “V” sul cofano, troppo dominante su una superficie che non ne avrebbe bisogno.

La stessa osservazione per il posteriore, complicato senza ragione. Complicato soprattutto alla intersezione con i gruppi ottici il cui involucro, estendendosi sul fianco, diventano inutilmente protagonisti come alcuni dettagli del frontale: lo scudetto e le luci anteriori.… inutili “francesismi”

 

 

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