Dagli USA: GM felice di pagare “solo” 900 milioni di multa, VW accusata di truccare i test per verificare le emissioni

In America non si scherza con la legge e tanto meno con l’Environmental Protection Agency. Lo sanno bene le case automobilistiche quando vengono “pizzicate” a non rispettare le regole.
Nello scorso luglio, ad esempio, FCA ha dovuto richiamare 1,4 milioni di vetture perché due ricercatori informatici si impossessarono a distanza dei comandi di una Jepp Cherokee, palesandone l’insicurezza.
Capita poi che per richiamare milioni di auto da risanare, una grande casa vada in grave crisi finanziaria, è successo qualche anno fa alla Toyota.
Non è, questa volta il caso della GM, felice di pagare una multa di 900 milioni di dollari ! La General Motor, infatti, ha patteggiato di pagare questa cifra al dipartimento di Giustizia statunitense per non aver ritirato dal mercato vetture con un difetto nel meccanismo d’accensione che impediva una corretta apertura degli airbag e pare che abbia causato almeno 124 morti. Perché sono felici? Perché poteva (…e doveva !) andare molto peggio e lo ha dimostrato la borsa di Wall Street che ha reagito positivamente alla sentenza, con il titolo che ha guadagnato fino all’1%, quindi….
General Motors era stata accusata di non essere intervenuta tempestivamente per eliminare un grave difetto di fabbricazione ben conosciuto dal 2005 ed è poi stata costretta l’anno scorso a ritirare dal mercato 2,6 milioni di automobili in seguito al ripetersi di gravi episodi.
La casa americana ha anche firmato un memorandum d’intesa per il risarcimento di quasi 1.400 casi, tra decessi e ferimenti. Gli accantonamenti per le spese legali, peseranno sui conti del terzo trimestre per 575 milioni di dollari. Sono anche arrivate le pubbliche scusa dell’amministratore delegato Mary Barra.
Altro caso arriva dal New York Times ed è quello che sta riguardando il Gruppo Volkswagen, sempre negli USA, dove l’Environmental Protection Agency l’accusa di non rispettare la legge per aver montato sulle sue auto un software sulle centraline dei motori 4 cilindri diesel Volkswagen e Audi dal 2009 a oggi, che alterano i risultati dei test ufficiali di controllo delle emissioni.
Il diabolico marchingegno sarebbe in grado di rilevare quando la vettura è in fase di “esame” e modificare momentaneamente il funzionamento del motore per abbattere drasticamente le emissioni. Finito il test d’esame tutto torna come prima con livelli di inquinamento ben diversi da quelli rilevati dall’EPA.
Se confermato, si tratta di un fatto gravissimo tanto che l’Environmental Protection Agency ha chiesto l’immediato richiamo di mezzo milione di auto, che VW ha subito effettuato: “montare su una macchina un impianto di manipolazione della centralina per eludere gli standard di aria pulita è illegale e una minaccia per la salute pubblica”, ha dichiarato Cynthia Giles, responsabile dell’ufficio di controllo dell’EPA. Intanto il titolo crolla in borsa (si parla di una multa di 18 miliardi!) e Martin Winterkorn, CEO Volkswagen Group, come fosse all’oscuro di tutto, dichiara “Mi dispiace profondamente di aver deluso i nostri clienti e l’opinione pubblica. Ci impegniamo a collaborare pienamente e abbiamo già ordinato un’indagine esterna”
Staremo a vedere.

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