“E per fortuna che c’è Fernando…”

Parafrasando una simpatica e vecchia canzone di Giorgio Gaber ( E per fortuna che c’è il Riccardo…) mi sento di applicarne il concetto a Fernando Alonso. Il pilota spagnolo, che a ragione viene considerato uno tra i migliori piloti della F.1 moderna e tra i migliori in attività, ha appena terminato i test sulla pista di Daytona con la Ligier JS per allenarsi in funzione della prossima 24 Ore di Daytona. Una delle più gloriose ed appassionanti competizioni per vetture Sport della storia dell’automobilismo.

E c’è di più: quella gara sarà per lui propedeutica alla partecipazione, con la medesima vettura, alla prossima 24 Ore di Le Mans. Con l’obiettivo di  conquistare il successo entro l’anno prossimo. Tutto ciò dopo aver partecipato quest’anno alla 500 Miglia di Indianapolis dove ha fatto vedere il suo talento e dove tornerà con l’intenzione di vincerla. E intanto continua la sua attività in Formula 1 con la Mc Laren sperando nel supporto del nuovo motore Renault.

Evviva!! Finalmente un pilota che  torna a frequentare tutti  i tipi di competizioni, non finalizzato esclusivamente alla Formula 1, e per vincere. Insomma di dimostrarsi “PILOTA COMPLETO”.

Come amavano fare grandi piloti di ogni nazionalità che si cimentavano in contemporanea alla Formula 1 con le più celebri gare delle vetture Sport. In pista e su strada, nelle mitiche gare di durata o alla Mille Miglia, alla Targa Florio, al Tour de France, fino all’apice di Le Mans.

Da Fangio ad Ascari, da Villoresi a Taruffi ad Hawthorn, da Musso a Castelletti a Moss, da Collins a Behra, da Phil Hill a Bonnier a Masten Gregory, da Clark a Baghetti o Bandini, da Graham Hill a Von Trips, da Siffert ad Amon ai  Rodriguez, da Rindt ad Ickx, fino a Regazzoni e Andretti.

Tutto era buono, purché ci fosse da gareggiare: vetture Sport, Granturismo, Formula 2. Perfino gare Turismo, con le Cortina Lotus o le Afa Romeo GTA . Con lo stesso impegno e la stessa voglia di divertirsi, di primeggiare.

Ricordo un episodio di Jochen Rindt. Accettò di gareggiare in una gara del Campionato Turismo con l’Alfa GTA. In Austria, a Zeltweg, quando ancora non c’era il circuito ma si correva sulla vecchia pista dell’aeroporto. Arrivò all’ultimo momento, il sabato mattina, ed in due giri di prova staccò di quasi un secondo gli altri piloti della squadra che provavano da due giorni.

E Jim Clark morì in una gara di Formula 2 dopo aver vinto due titoli mondiali in Formula 1.

Sono decine i nomi, gli aneddoti che evocano momenti e situazioni di questo tipo, con piloti che senza minimamente “tirarsela” si confrontavano con ambienti, macchine, tifosi, appassionati, squadre e piloti ben diversi dalla Formula 1. C’era cameratismo, passione, semplicità,

Oggi, si sa, la F 1 vive in un’atmosfera rarefatta, eterea. E allora : “ Per fortuna che c’è il Fernando…” Alonso che riesce a farci rivivere quel fascino antico, forse “demodé”, ma di cui c’è bisogno per risvegliare il gusto della sfida, dell’impresa, e nello steso tempo dell’umiltà di confrontarsi con altri ambienti, altri piloti, altre squadre, altre modalità di gara, altro pubblico mentre è ancora un grande protagonista della Formula 1.

Grazie Fernando!

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