Ferrari revolution: i retroscena della promozione di Binotto

La Ferrari ha scelto. Binotto è il nuovo responsabile della Gestione Sportiva al posto di Maurizio Arrivabene, che era entrato in carica il 24 novembre 2014. Binotto era direttore tecnico dal 27 luglio 2016. È una mossa che aveva già in mente Sergio Marchionne…

Il ribaltone era nell’aria. In un senso o nell’altro qualcosa doveva succedere perché l’atmosfera in Ferrari era diventata irrespirabile e lo stesso Sebastian Vettel nella letterina di Natale aveva chiesto che si ragionasse da squadra… Nel mio articolo di sabato su il Foglio avevo ribadito quanto più volte scritto in questo blog: serviva un segnale, una mossa per riportare serenità prima che fosse troppo tardi.

La scomparsa di Sergio Marchionne aveva fatto deflagrare l’ordigno in piena estate, quando il campionato era ancora possibile. Gli errori di Vettel hanno fatto il resto. Maurizio Arrivabene ha cominciato a debordare. Mattia Binotto non è stato ad incassare. Tra i due è sceso un gelo che ha probabilmente compromesso la situazione tra Monza e il Giappone quando la Ferrari ha sbagliato le evoluzioni della vettura e la gestione del team in pista.

Il presidente Elkann ci ha pensato su un po’ e alla fine ha agito seguendo la strada che aveva già in mente Sergio Marchionne. Perché già lui aveva in testa un avvicendamento. Si era infatuato di Binotto e lo si vedeva tangibilmente quando si presentava in mezzo alla coppia. Già un anno fa alla cena di Natale si era capito che Marchionne aveva scelto Binotto. Ma poi era riuscito a proseguire con i due insieme, a far funzionare la coppia nel migliore dei modi, tanto che fino a Monza la Ferrari è stata in testa al campionato.

Non si poteva cominciare il campionato nell’incertezza. Si sarebbe rischiata l’esplosione a stagione in corso. La scelta, magari anche dolorosa, andava fatta. Si è preferito dare fiducia alla guida tecnica, all’ingegnere cresciuto come motorista e diventato prima direttore tecnico e ora responsabile della gestione sportiva. Un uomo cresciuto all’interno che della Ferrari sa tutto. Un ritorno all’antica in cui la gestione della scuderia era affidata a un tecnico. Non capitava da tempo. Perché Mattiacci, Domenicali, Todt non erano tecnici nel senso stretto del termine. Per trovare un ingegnere a capo della Ges ferrarista bisogna tornare a Postlethwaite, Lombardi, addirittura Forghieri.

Maurizio Arrivabene è stato un buon capo della Ges fino a che ha avuto sopra buon presidente presente come Sergio Marchionne. Poi ha perso un po’ il controllo, riuscendo però a ricompattare la squadra dopo il filetto da brividi tra Monza e Suzuka. Certo, poi aveva spinto per la conferma di Raikkonen, aveva scaricato le responsabilità sulla squadra (il suo errore più grave) dopo il pasticcio ai box di Suzuka, aveva eretto un muto tra sé e Binotto. Elkann o doveva scegliere, visto che comunque aveva deciso di restare lui alla presidenza. O Arrivabene o Binotto. Fortunatamente ha scelto in fretta.

Ora a tremare potrebbe essere Camilleri. Si sussurra di un ritorno di Amedeo Felisa, una altro tecnico, un uomo che sul prodotto è una garanzia. Intanto andrà ridisegnato l’organigramma della Ges con un nuovo direttore tecnico. (topspeed.blog.it)

1 commento
  1. Franco
    Franco dice:

    A parte i casi Forghieri e Postlethwaite (prima versione non quando fu cavallo di ritorno), l’ultima presenza di un tecnico al vertice fu quella di Lombardi, ottimo motorista (037, Delta S4 e Delta integrale) ma in quanto a manager un vero disastro.Il team principal deve sapere gestire squadra e piloti ed avere quel carisma grazie al quale viene ascoltato al tavolo della FIA ed ora anche di Liberty Media (in ballo c’è il rinnovo del Patto della Concordia), poi rapporti con i team principal dei team avversari, gli sponsor ecc.ecc. Non é facile per un tecnico passare dal tavolo del progettista alla scrivania di “capo”. Speriamo che in questo caso non valga il famoso detto …”a ognuno il suo mestiere” che di certo valeva anche per Arrivabene …se ne sono visti i risultati.

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