Giungla di parole
Il linguaggio, da sempre, è un’entità viva. Si evolve, peggiora, si arricchisce di nuovi termini e di nuove espressioni. In una parola: cambia. Nell’antica Roma per definire il destriero di razza si diceva equus, il ronzino era invece chiamato caballus. Oggi si dice cavallo di razza mentre carne equina sa tanto di macelleria. Curriculum era una corsetta, oggi è una delle attività più importanti per i giovani che vogliono entrare nel mondo del lavoro. Derivano da calculus, cioè sassolino, sia la calcolatrice (perché per far di conto si usavano le pietruzze) sia i calcoli renali. E ce ne sono tanti altri di esempi come questi.
E pur vivendo in un’epoca in cui questo nostro benedetto linguaggio – sia parlato sia scritto – si sta modificando più velocemente di quanto la media delle persone possa accettare (basti pensare a twitter o a espressioni come scialla, tnx, lOl …), esistono nel giornalismo delle sacche tradizionaliste, per usare un eufemismo, che mantengono immutate espressioni e modi di dire, con un gergo che varia da settore a settore.
Per divertirci un po’ e per prendere bonariamente in giro la categoria, proviamo a immaginare di raccontare una nuova vettura utilizzando le varie forme espressive. Ovviamente dobbiamo iniziare con il cosiddetto ‘stile ufficio stampa’, che sintetizza (a volte) in un titolo e in una serie di punti elenco le caratteristiche salienti e vincenti del mezzo. Ecco quindi che “la nuova versione si caratterizza per un look che richiama alcune peculiarità del marchio”, oppure “l’innovativa berlina presenta un design completamente rinnovato sia per gli esterni dalla linea affascinante e sportiva sia negli interni sempre più raffinati e premium”. Ce n’è per tutti, basta navigare in uno dei tanti siti dei costruttori dedicati alla stampa per trovare perle del genere.
Se invece immaginiamo di utilizzare lo ‘stile calcio’ il discorso cambia, e di molto. Quante volte abbiamo sentito in una telecronaca definire Pirlo l’ex fantasista di Milan e Inter quando ormai sono quattro anni che gioca nella Juventus? Ecco quindi che si potrebbe parlare “dell’ex amministratore delegato della Michelin Nord America” a proposito di Carlos Ghoshn, il quale è dal 2005 CEO di Renault-Nissan. Oppure, parafrasando le convulsioni che colpiscono qualche telecronista quando a due minuti dalla fine il risultato della partita è di 6-0, si potrebbe descrivere una nuova auto così: “Brivido! La linea della vettura è una sciabolata morbida che prova la gran botta nel segmento dei SUV, ma non va! E minispot per noi…”
E che dire dello ‘stile telegiornale’? Ormai il gergo dei tiggì non osserva più i condizionali e i congiuntivi ed esagera sempre e comunque in ogni caso qualsiasi atteggiamento o espressione. Roba tipo “poteva essere una city car ma è scoppiata la polemica e quindi ora è un giallo in che segmento va considerata: esclusiva del nostro TG per raccontarvi tutto, ma proprio tutto di questa auto. Non cambiate marcia, oops… canale”.
Invece, per quanto riguarda l’ambito dei giornalisti dell’automobile esistono correnti di espressione con approcci differenti per descrivere la stessa auto. Da un lato il pragmatismo ingegneristico che genera frasi come “il propulsore eroga tutta la sua potenza già a un basso régime di giri” o “si è puntato su una guida dinamica senza dimenticarsi del comfort” o ancora “gradevole il diesel, che consuma il giusto”. Perché, c’è un ‘giusto’ nei consumi?
Dall’altro lato c’è l’approccio di chi non è ingegnere e non considera l’auto qualcosa di meccanico ma un bene equiparabile alla fidanzata o alla moglie. Dal cranio di questi affabulatori nascono frasi come “la nuova showcar esprime la grande tensione di un atleta alla linea di partenza, combinata alla precisione di uno strumento sofisticato e alla sensualità di un corpo perfetto che brilla al sole”. Per chi non l’avesse capito, si sta parlando di un’auto, ovviamente e non si tratta di un’invenzione, qualcuno l’ha scritto davvero!
Se invece immaginassimo un politico che racconta un’auto nuova, dovremmo aspettarci un bel guazzabuglio di informazioni, fornite alla rinfusa, recitate come verità assolute ma che alla fine non fanno capire neppure se si sta parlando di una vettura o di una moto…
Il giochino potrebbe continuare all’infinito (riviste di gossip, talk show, linguaggio economico, previsioni del tempo…) anche scomodando icone della letteratura come Ludovico Ariosto (che a proposito di un’auto avrebbe potuto scrivere “Le auto, i piloti, i motori, lo stile, i prezzi, l’audaci imprese io canto”) o pungenti canzonatori come Ennio Flaiano (“Ci sono molti modi di arrivare, il migliore è partire a bordo della…”).
Terminiamo lo scherzo chiamando in causa Dante Alighieri, il sommo padre della nostra lingua, che provando un cross over piuttosto rigido di sospensioni avrebbe sicuramente declamato: “Duolsi così colà dove si scuote, ciò che si guida, e più non lamentare”.
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