…e guidare a fari spenti nella notte…

E ora non dite che sono  un razzista, parola più che mai abusata in questo periodo, o cose simili. Il problema esiste, è reale e rappresenta un pericolo per i diretti interessati e anche per il malcapitato che, senza colpa, potrebbe incappare in una disavventura.

Faccio un esempio personale: in una sera di settembre, verso le 23, al volante della mia macchina, sto rientrando a casa con i miei familiari.

La strada provinciale non è illuminata, le erbacce hanno invaso i bordi da entrambi i lati, ci sono le immancabili buche. Insomma, la visibilità è garantita dai soli fari.

Si procede alla velocità prevista dalla segnaletica e consentita dalle p stime condizioni stradali: 50 orari o poco più o poco meno.

Improvvisamente, chi mi siede accanto urla: “Attento, c’è qualcuno in bicicletta in mezzo alla strada e non ha il faro acceso. Ma lo hai visto?”.

Rallento, affianco l’individuo, un immigrato che mi guarda stralunato. Do un paio di colpi di clacson, abbasso il finestrino e, piuttosto incazzato, gli domando se si rende conto del pericolo che ha corso. L’uomo, con indosso un gilet catarifrangente ormai consumato e invisibile, mi guarda con indifferenza e riprende a pedalare.

Mi chiedo: e se l’avessi investito o urtato, come sarebbe finita la storia? Vista la situazione e lo stato della persona, mi avrebbero accusato anche se non avessi avuto colpe? E l’assicurazione? Gli eventuali danni alla mia auto?

Immigrati “kamikaze” che pedalano al crepuscolo o di sera con i fari della bicicletta spenti o rotti se ne vedono in continuazione. Chi permette loro di circolare in queste condizioni? Perché i centri di accoglienza e le cooperative che li ospitano non prendono provvedimenti? E i sindaci con la loro Polizia locale?

Capita anche di vedere sfrecciare queste persone sulle piste ciclabili in pieno centro come se dovessero partecipare a una gara. Il rischio che travolgano qualcuno è elevato. E quante volte ignorano il semaforo rosso quando, in auto, attraversano un incrocio?

Da noi esiste un Codice, esistono delle regole, si organizzano corsi di educazione stradale. Si faccia qualcosa prima che accada l’irreparabile. E si adottino provvedimenti nei confronti di chi manda in giro queste persone in tali condizioni.

 

2 commenti
  1. Loriano P. Martinoli
    Loriano P. Martinoli dice:

    Consolati caro Pier, a me è capitato di peggio con ciclisti… nostrani.
    Rientrando dalle valli bergamasche, nella ben nota serie di gallerie non illuminate, nella più lunga di queste mi sono trovato davanti due “macchie scure” a centro carreggiata. Andavo piano e le ho schivate scartando a sinistra (per fortuna non arrivava nessuno in senso contrario). Così ho superato senza danni, per me e per loro, due ciclisti della domenica, sulle loro costosissime biciclette corsaiole. Due ciclisti molto eleganti nelle belle tutine blu scuro perfettamente in tono su tono con il “fondale”scuro dei muri della galleria. Ovviamente niente luci di posizione, niente catarifrangente rosso, niente di niente a segnarli. E se li avessi investiti? Sarei diventato l’ennesimo automobilista preopotente e criminale chenon ha rispetto dei “poveri” ciclisti. Amen

  2. Paolo Bologna
    Paolo Bologna dice:

    Purtroppo, caro Pierluigi, i ciclisti stanno diventando un problema. Dappertutto. Circolano contromano convinti che si possa fare solo perché noi giornalisti abbiamo parlato di una proposta (mai approvata) in tal senso. Le luci, una volta alimentate da una dinamo ed ora affidate a batterie che si scaricano, sono una rarità. Le piste ciclabili sono viste come un optional sulle quali circolare a rotta di collo senza guardarsi intorno e spesso non vengono neppure usate. Nonostante siano state reclamate a gran voce dagli ambientalisti e realizzate con tanta enfasi, magari “rubando” spazio a strade e marciapiedi e spendendo denaro pubblico. Il problema è che manca la deterrenza: cosa fanno le varie polizie locali per riportare il sistema alla legalità?

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