Hanno pestato duro sul pedale del freno gli automobilisti europei nel 2020 ? Poteva andare peggio…

Le immatricolazioni di nuove automobili hanno accusato un calo del 24,3%, scendendo a quota 11.961.182 unità.

Un valore per alcuni drammatico, per altri addirittura catastrofico, ma a noi viene da dire: non si esageri! Visto tra l’altro cosa si è vissuto e ancora si sta vivendo. E sapendo che flessioni ci sono state e ci sono anche in altri settori, di ben altri valori.

Si prenda poi atto che la ragione della drammatica caduta delle vendite di autovetture è dovuta in gran parte alla pandemia di Coronavirus che non ha risparmiato nessun Paese, ma anche un ruolo importante l’ha giocato il rincaro prezzi delle automobili e il caos sulla loro futura libera circolazione, complici in questo quasi tutte le Case automobilistiche e i loro organi di informazione che, al posto di chiarire, confondono con la politica complice non nel fare il bene di tutti bensì solo attenta nel cercare consenso e fare favori a pochi.

Come sempre, la parte del leone nel Vecchio Continente l’hanno fatta i cinque mercati Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna.

Il risultato migliore l’ha fatto registrare la Germania, che ha chiuso il 2020 con una contrazione del 19,1% grazie ad un buon recupero nel secondo semestre dovuto alla riduzione temporanea dell’Iva nel secondo semestre che ha dato una forte spinta alla domanda dei privati ed in particolare in dicembre visto che il provvedimento scadeva a fine anno. Ora bisognerà vedere quanto sarà lo schiaffo di ritorno.

Peggio della Germania ha fatto la Francia che, pur avendo adottato anch’essa incentivi abbastanza generosi per sostenere la domanda, chiude con un calo del 25,5%.

Al terzo posto per entità del calo si colloca l’Italia con una perdita del 27,9% sul 2019.

Attenzione: è la dimostrazione dell’ennesimo fiasco degli incentivi italiani. Altri soldi della comunità che potevano essere spesi decisamente meglio nel settore della mobilità.

Detto poi tra noi, i segni negativi si devono anche a errori strategici delle stesse Case automobilistiche. Errori nell’approvvigionamento dei componenti, nella gestione della produzione e quindi disponibilità prodotto,  ma anche per piani dilettanteschi come mai si era visto nel mondo dell’automobile. Colpe di manager improvvisati che in questi anni si sono letteralmente drogati con l’esplosione di nuovi mercati che gli hanno fatto pensare di essere grandi quando in realtà lo erano solo perché c’era più richiesta. Cerchiamo di spiegarci meglio: prima della Cina i due grandi mercati erano USA ed Europa. Entrambi assorbivano circa 30 milioni di veicoli l’anno. Con la Cina i numeri sono raddoppiati, quindi ovvio che i risultati erano facili da farsi. Con qualsiasi cosa e senza neppur tanto impegno. Ora che il mercato si fa difficile, come lo è stato prima della Cina, per decenni si inizia a vedere chi vale e chi no. Chi cammina da solo e chi cerca…assistenza. Gridare quindi “al lupo al lupo” contando tra l’altro su una comunicazione asservita porta male e farà male. Il rischio in Europa che si butti via l’acqua sporca con il bambino è tutt’altro che remoto.

Intanto un’indagine di BCA Italia svela meno pessimismo fra i dealer

BCA ha appena pubblicato i dati di una sua esclusiva e molto interessante indagine.

BCA Italia ha chiesto ai dealer (suoi partner) e ai trader dell’usato (suoi clienti) un bilancio del 2020, e soprattutto una valutazione sul 2021. L’indagine, svolta a fine anno, è stata realizzata sulla base di questionari strutturati, in parte telefonicamente e in parte online. Ne emerge un quadro sorprendentemente meno negativo di quanto previsto – anche se con una sostanziale differenza tra dealer (soddisfatti o parzialmente soddisfatti nel 72% dei casi) e trader (dove la percentuale scende al 48%). A conferma di quanto abbiamo scritto sopra.

I dealer hanno gestito l’emergenza in modo proattivo: il 2020 ha rappresentato l’occasione per rivedere i processi e accelerare la digitalizzazione delle concessionarie (è accaduto nel 90% dei casi). A fronte di una maggiore richiesta di usato, i trader si sono trovati alle prese con una relativa scarsità di prodotto, e con l’aumento del prezzo delle vetture da rivendere. Per rispondere a questa criticità, nel 2020 il 33% del nostro campione ha aumentato gli acquisti di usato online. Per quanto riguarda l’anno appena iniziato, le attese sono decisamente positive.

Per quanto riguarda gli incentivi 2020: il 67% dei dealer ritiene non fossero adeguati; il 43% afferma che erano bassi sulle motorizzazioni più richieste; il 57% li avrebbe estesi anche al mondo dell’usato; il 79% avrebbe voluto una durata almeno semestrale. Attenzione: tra le preoccupazioni espresse c’è anche la gestione dell’usato elettrico. Il 52% dei dealer e il 50% dei trader considerano i modelli ibridi e BEV il futuro del mercato; dall’altro, circa un terzo dei dealer registra difficoltà a vendere i modelli elettrificati ricevuti in permuta. Si ricorda che BCA Italia (https://www.bca.com/it-IT/it/) fa parte del gruppo BCA Marketplace plc, la prima società di aste automobilistiche d’Europa, fondata nel 1946. BCA è uno dei più grandi operatori al mondo nel remarketing auto.

Partendo dal Regno Unito ha esteso la sua presenza in 13 Paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia e Svizzera). Da vent’anni opera nel campo delle aste online. BCA Italia gestisce ogni anno oltre 1.200 aste digitali. Il tempo di rotazione medio di un veicolo messo all’asta è (nel 90% dei casi) non superiore a 20 giorni.

Chi vende ha accesso a un mercato potenziale di 23.000 acquirenti professionali registrati in Italia e all’estero, e chi compra ha la scelta fra circa 6.000 veicoli sempre disponibili online. Il meccanismo dell’asta (interamente gestito da BCA), è aperto e trasparente, fornisce via web informazioni complete sul prodotto in vendita, e ha regole semplici, chiare e valide per tutti.

1 commento
  1. Sperangelo Bandera
    Sperangelo Bandera dice:

    Bravo Marco: “ma anche per piani dilettanteschi come mai si era visto nel mondo dell’automobile. Colpe di manager improvvisati che in questi anni si sono letteralmente drogati con l’esplosione di nuovi mercati che gli hanno fatto pensare di essere grandi quando in realtà lo erano solo perché c’era più richiesta”.

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