Il risveglio dei Verdi. E Calenda…

Sul fronte green si profilano battaglie e nuove perdite di tempo. I Verdi si sono infatti risvegliati e, stando alle ultime dichiarazioni a proposito della Strategia energetica nazionale (Sen), hanno tutte le intenzioni di contrastare la volontà del governo di puntare sulla cosiddetta neutralità tecnologia.

In pratica, se si guarda allo sviluppo dei carburanti alternativi, di sostenere anche le motorizzazioni a gas. «No a un’Italia hub del gas», hanno stigmatizzato Monica Frassoni e Angelo Bonelli, co-presidente del Partito verde europeo e coordinatore nazionale dei Verdi.

I ministri Gianluca Galletti (Ambiente) e Carlo Calenda (sviluppo economico) sono avvisati. Una domanda che i Verdi si pongono è in parte sensata e riguarda l’incessante valzer dei numeri sulla mobilità elettrica. «Come può Galletti ipotizzare 5 milioni di auto elettriche al 2030 senza incentivi, colonnine (in verità Enel se ne sta occupando concretamente) e investimenti nella ricerca per non dover strapagare in continuazione le tecnologie importate?».

I Verdi se la pigliano anche con Fca e sul fatto che il governo ha scartato la possibilità di una rottamazione «vecchia maniera» proprio perché il Lingotto «non vuole fare l’auto elettrica» (il piano che l’ad Sergio Marchionne presenterà nel 2018 prevederà, comunque, anche lo sviluppo di questa motorizzazione, ndr).

Il governo parla, riflette ma non fa

Da parte del governo, intanto, si continua a parlare di interventi per svecchiare il parco veicoli circolante, senza però la necessaria chiarezza. Calenda è tornato sul tema, ribadendo che «si pensa a un incentivo» e che «non si vuole una rottamazione vecchia maniera, ma una transizione verso auto elettriche, ibride e a gas». E qui il ministro auspica, «un’ampia condivisione delle forze politiche sull’utilizzo di una componente della bolletta come fonte finanziaria».

Qualcosa come il canone tv entrato nella bolletta energetica? Sarebbe un’azione impopolare. Si studierebbe, invece, di inserire la voce negli «oneri di sistemi».

Finora a vincere è il caos. E se il governo parlasse di più con la filiera automotive per capire cosa serve veramente?

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