In Argentina, auto dell’altro mondo

Buenos Aires, quartiere Recoleta, trendy ed elegante. Il giro turistico ci conduce accanto a una piccola auto dalla fiammante livrea arancione.
Il logo è Fiat, il look inequivocabilmente Panda. Ma la scritta sul portellone ci spiazza: si chiama: “Uno Turbo Sporting”.
È la prima delle tante sorprese “automobilistiche” che hanno scandito le tappe di una vacanza nell’Argentina dai mille volti, dalla sterminata e fertile pampa all’inospitale Terra del Fuoco, dalle imponenti e gelide Ande alle cascate dell’Iguazù immerse nella vegetazione subtropicale. Grandi differenze di geografia e di clima, ma anche nel mondo vicino al nostro interesse professional: quello dell’auto.
Nel traffico che scorre, intenso ma quasi sempre fluido, nelle ariose strade della capitale si respira un’aria familiare di fronte a vetture in buona parte recenti, rappresentative dell’intero panorama internazionale, dai marchi premium a tutti i generalisti.
Un’immensa metropoli che tradisce l’impronta europea anche nel parco circolante. Ben diverso il quadro a Ushuaia, la città più australe del mondo in tumultuosa e disordinata espansione, ha un parco auto più datato al quale la larga diffusione di Suv e pick-up conferisce un’impronta più americana, nonché più coerente con la precarietà del clima e della rete stradale.
Realtà profondamente differenti con un tratto comune: l’abbondanza di vetture che in Europa o non esistono o sono commercializzate con nomi e brand differenti.
La Panda che diventa “Uno” non è quindi un caso isolato, visto che la presenza Fiat si basa soprattutto su un gran numero di Palio, Siena e Linea (ma ci siamo imbattuti anche in alcune vecchie 127 ribattezzate Spazio), mentre Volkswagen affida la propria leadership affiancando all’onnipresente Gol brasiliana altri modelli prodotti in Sud America come la monovolume Suran su base Fox o il pick-up Saveiro, oltre che naturalmente alla gamma globale.
Renault e Chevrolet, altri protagonisti di vertice, oltre a proporre dei modelli specifici presentano con il proprio badge, ma senza cambiarne il nome, auto che in Europa conosciamo come prodotti Dacia (Logan, Duster, Sandero) e Opel (Corsa, Astra, Omega).
Pochi esempi, probabilmente parziali, appunti di un viaggio fatto con tutt’altre finalità. Ma emblematici di come l’industria dell’auto si modelli per soddisfare le differenti esigenze del mercato globale.

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