La conferenza stampa

Ah! Le gioie della conferenza stampa!

L’incontro tra due mondi che si completano, perché ognuno ha bisogno dell’altro, o almeno così sembrerebbe…

Quando ero piccolo, io e mio fratello, avidi lettori di cose automobilistiche, sapevamo dell’introduzione di un nuovo modello da disegni “interpretati” da qualche rivista, poi – con una certa lentezza – le notizie si facevano sempre più certe, i dati sempre più precisi.

Finalmente, qualche numero del mensile più tardi, le prime foto, le prime impressioni di guida che, invariabilmente, rimandavano ad una più esaustiva prova su strada.

Ma da lì a individuare la nuova vettura su strada, magari proprio sotto casa, di tempo ne passava.

Erano altri tempi. Erano altri i tempi delle case automobilistiche.

Oggi, tranne qualche sparuto caso, della nuova vettura si sa già tutto alla nascita del progetto, comprese le foto (rubate o meno) delle nuove linee o delle anticipazioni presentate ai vari saloni.

E vedi la vettura correre in strada mentre stai andando all’edicola per leggerne le impressioni di guida.

I tempi sono quindi cambiati, ma una cosa, immutata, rimane: la conferenza stampa.

Croce e delizia di ogni casa automobilistica, l’organizzazione della conferenza si apre con la scelta della mitica “location”.

Finiti i tempi delle vacche grasse, quando per presentare anche solo una nuova modanatura si imbarcavano 200 persone verso località esotiche ed affascinanti, ora siamo più sulla “riscoperta del territorio”; vale a dire uno tra gli oltre 8000 comuni italiani che sia raggiungibile da un aeroporto (magari servito) e che non sia famoso per la veduta sulle discariche.

Alcuni tra noi si ostinano pure a cercare contatti tra il luogo e la vettura presentata, con risultati che vanno dall’aulico al tragico, tipo: “La laguna di Orbetello ben si sposa con le linee moderne e dinamiche della Musumeci 103” oppure “Abbiamo scelto Canegrate non a caso, ma perché culla dell’attenzione al design e al comfort”. E via dicendo.

Dalla scelta del posto parte la “macchina” organizzativa, composta per il 90% dalle mitiche prenotazioni.

Si prenota di tutto: dall’albergo, ai voli, ai transfer aeroportuali, dai garage di appoggio ai posti auto per chi ci raggiungerà con mezzi propri.

Unica, ferrea regola da rispettare: non si conferma nulla.

Così si dà il via a un’interminabile serie d’ipotesi e congetture: dalle minacce dell’hotel di non farci trovare una camera libera nel raggio di 700 km, se non confermiamo tutto entro i prossimi tre secondi ai pianti disperati dell’agenzia viaggi perché non sa se riesce a trovare un posto sul Milano Roma del 15 agosto all’una, dalla disperazione dei colleghi PR perché Comesichiama dell’Eco del Sottobosco ancora non ha confermato la presenza, alla gentile richiesta della casa automobilistica concorrente di spostare il nostro “evento” di qualche mese, perché loro volevano presentare il nuovo specchietto retrovisore proprio la settimana prima e hanno paura che la concomitanza (!) possa causare qualche defezione al loro “momento di comunicazione”.

E poi le liste, le liste!!

Da quella ovvia dei giornalisti invitati a quella, molto più ostica da gestire, dei colleghi presenti e dei cosiddetti, e immancabili, “VIP”.

Quest’ultima è il tripudio del compromesso, della mediazione. Capisci che ce l’hai fatta solo quando la responsabile del personale (peraltro, chissà perché, presente alla conferenza stampa…) ti viene a dire tutta contenta: “Hai visto come sta bene il vice sotto capo lavamacchine aggiunto in giacca e cravatta? Abbiamo fatto bene a portarcelo dietro!”

Per le liste giornalisti invece il contenzioso si divide in un sommario”non possiamo non invitarlo” e un cinico “ma scrive ancora?”.

A questa differenziazione si è aggiunta poi, recentemente, la famosa o famigerata categoria della stampa “online”, su cui bisogna discernere in termini di “Online magazine”, portale e blog.

E qui, attenzione! Perché un commento negativo, magari carico di livore per il mancato invito, si traduce in negatività sul web, anche se a legger proprio quel blog lì sono in tre e tutti parenti…

Si scherza; per fortuna la lista inviti stampa è ancora solidamente nelle mani di chi conosce il mestiere e i giornalisti, ma chissà che alla fine qualcuno non se ne venga fuori con l’idea di indire un referendum via web, tanto ormai sono all’ordine del giorno.

Fatto tutto questo rimangono solo un paio di problemi, entrambi di chiara impronta strategica e di massima importanza: cosa dire e cosa offrire.

Il primo è forse quello di più facile risoluzione, se passa la linea tendente a ignorare i “fornitori di dati”.

Questa schiera, ancora forte nelle pieghe delle organizzazioni automotive, porta avanti con stolida sicumera il concetto che l’eventuale articolo generato dalla conferenza stampa debba essere – né più nè meno – una fedele copia del catalogo, “tanto poi ci pensate voi del marketing a farci sopra un po’ di supercazzola”.

Ed è un elenco infinito di interassi, sbalzi anteriori e posteriori, curve di coppia e dettagli degli interni quali l’utile vaschetta portaoggetti di forma trapezoidale. Elenco su cui, un product manager di questa idea, si dichiara pronto a intrattenere gli ospiti per tre ore e mezza “perché é interessante!”

Per i prezzi, poi, si apre il contenzioso dilemma con la direzione vendite: dire o tacere? E se proprio dire si deve, cosa dire? In un momento si passa da tre prezzi striminziti a un dettaglio che comprenda anche l’IPT per provincia…

Poi, fortunatamente, c’è la scuola che invece vorrebbe raccontare una storia.

Ma qui, e i tanti colleghi più bravi di me spero confermeranno, la storia regge se il prodotto c’è. Perché penso che anche Hemingway potrebbe avere delle difficoltà a ideare una storia per il quarto facelifting di un modello lanciato 12 anni fa.

Stabilito quindi il cosa dire e chi lo dirà, magari evitando i colleghi bravissimi davanti ad un computer ma soporiferi nell’illustrazione, si apre il mondo del cosa offrire.

Scontati viaggi e hospitality il punto focale si attesta essere il catering, e la fruibilità dello stesso.

Qui, fra liste e menù, si palesano come esperti gourmet e maitre a penser enologici coloro che, fino ad un momento prima, ritenevi solo valide assistenti di direzione o solidi tecnici dell’auto.

Sono discussioni accanite che, in qualche caso (giuro che è vero, vi ho assistito) si incendiano anche sulla composizione del centro tavola o sulle “sedute”, quelle cose cioè che il popolo minuto si ostina a chiamare sedie.

Sorvolando, per evitarvi lungaggini, sul coinvolgimento degli enti locali; dal sindaco “ammalato” di motori, agli assessorati cui chiedere permessi che si applicano solo nel territorio comunale scelto, si giunge – finalmente – alla agognata (non so da chi) presentazione.

Com’è regola circa quindici minuti prima dell’inizio deve saltare almeno una lampada di proiettore oppure, in mancanza di questo, l’AD deve commentare che la grafia scelta per i cartelli “non è quella giusta”, ma sono piccolezze.

Lo spettacolo inizia e, se il Signore o chi per lui ce la manda buona, tutto fila come dovrebbe.

Fino alla prossima…

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