La microcriminalità del cittadino onesto

L’Ospite di Autologia:

Ho letto alcuni giorni fa l’intervista al Comandante della Polizia Urbana di Torino…con grande educazione e massimo rispetto per chi rappresenta le istituzioni mi permetto di dissentirne, sia per il linguaggio, un “politichese” alla “tutto va ben madama la marchesa”, sia per il contenuto che, omettendo le molte, gravi lacune di una coscienza civica assolutamente decadente, offre un quadro distorto rispetto alla realtà, pur con il conforto di alcuni dati assolutamente positivi.

Gli indicatori della civiltà di un popolo sono molti, e si ritrovano tutti nella vita quotidiana di una nazione; scaturiscono e si compongono di un mix di sensibilità ed educazione personale, del reciproco rispetto della libertà individuale e dell’osservanza delle leggi, e noi siamo un popolo disordinato e poco incline a tutto ciò; siamo ancora quelli che sputano per terra in strada, quelli che buttano le cartacce dove capita, quelli che non sono capaci di fare una coda ordinata, quelli che la via giusta è sempre la più corta…e quelli che sul mezzo di locomozione danno il peggio di sé, dal Trentino a Mazara del Vallo.

E parlo di una città, Torino, che mi sento di raffigurare come “normale”, lontana dagli eccessi di alcuni luoghi del nostro Bel Paese dove i semafori sono considerati “un consiglio”, dove pare lecito viaggiare in tre su un motorino, senza casco e magari con un certificato di assicurazione farlocco, dove, insomma la “fattura” rimane solo, sempre e comunque, un esercizio di magìa… e affermo questo non per bieco razzismo o per stupido campanilismo, ma per quell’onestà intellettuale che manca purtroppo per convenienza a chi ci governa, a tutti i livelli, mancanza che, secondo me, rappresenta un pericolo mortale per la crescita consapevole di questa nostra Italia.

Basta prendere “carta penna e calamaio”, ed avere voglia e tempo di soffermarsi per un’ora ad uno degli incroci della nostra città per segnare sul taccuino decine e decine di infrazioni di automobilisti, motoscooteristi, pedoni, ciclisti: quanti passano con il rosso, quanti girano a sinistra dove non è permesso, quanti aspettano il verde a cavallo delle strisce pedonali, quanti percorrono le corsie riservate ai mezzi pubblici e di soccorso, quanti sono impegnati con il loro telefonino, a volte gesticolando o fumando con l’altra mano (con cosa guideranno???) o smanettano per un sms in corsa, magari indossando gli occhiali da presbite… e non ho ancora parlato dei pedoni che attraversano selvaggiamente la strada, dei ciclisti che imperversano zigzagando sui marciapiedi, dei carri attrezzi e dei furgoncini dei corrieri espresso che per un traino o una consegna in più compiono pericolose acrobazie nel traffico… o sbaglio??? Forse vedo una realtà diversa??? Ditemelo, così posso passare a sottopormi ad una serie di sedute psicoanalitiche…

Il fatto più avvilente è che ormai queste abitudini coinvolgono trasversalmente tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, età e ceto sociale, e, cosa ancor più grave, queste bravate sono spesso commesse quando accanto al guidatore c’è un adolescente, cittadino di domani…bell’esempio!!!

E qui nasce il mio dissenso più profondo: la polizia urbana dovrebbe avere l’importantissimo – ed insostituibile – compito di grande spessore sociale di monitorare, proteggere e migliorare la coscienza civica dei cittadini, lasciando ad altre istituzioni quello gravoso di combattere la criminalità “vera”; dovrebbe cioè dedicarsi a sorvegliare che non dilaghi quella che io chiamo la “microcriminalità del cittadino onesto”, frutto della maleducazione della gente e della sua disaffezione per lo stato e per le sue leggi.

Non ce l’ho certamente con i singoli agenti, anche se talvolta, come tutti noi, il loro comportamento troppo “lasso” sarebbe censurabile; sul campo lavorano in ambienti ostili, esposti alle intemperie, all’inquinamento e alla mercede della maleducazione crescente degli utenti; me la prendo con quelle catene di comando istituzionali che, dai vertici dello stato in giù, sono a volte inadeguate e spesso inefficaci, perché chi deve comandare non comanda o, peggio, non organizza a dovere il lavoro e non controlla con puntualità le attività dei sottoposti . E non mi si dica che la colpa è, come sempre, delle scarse risorse che lo stato mette a loro disposizione, se no non si spiegherebbe perché debbano esserci tre “civich” insieme per comminare una serie di multe di divieto di sosta o addirittura cinque (un’auto più due motociclisti) per sistemare sui nostri corsi un multavelox…

Quello che manca, ancora una volta, è l’organizzazione delle istituzioni che consentano di ottenere la certezza della pena: “aspetta, ti richiamo perché ci sono i vigili…” Sarebbe auspicabile che si passasse senza se e senza ma a sanzionare duramente le infrazioni (con tutti i soldi che lo stato ci sfila dalle tasche, forse quelli incassati così, insieme a qualche punto di patente levato, sarebbero gli unici legittimi e, soprattutto, convincenti) e certo costringerebbero i cittadini a cominciare a rispettare le regole della civile convivenza. Se un vigile, gentilmente, mi impedisce un’infrazione, per esempio di svoltare a sinistra ad un incrocio dove è vietato, il poveretto si becca un “vaffa” a denti stretti e, state certi, all’incrocio successivo ritenterò la manovra. Se invece, con un pizzico di malizia in più, mi lascia svoltare, mi ferma e mi sanziona, euro e punti, state certi che la volta successiva ci penserò due volte prima di ripetere il misfatto! Sarebbe un passo avanti verso l’acquisizione di una nuova e più completa maturità civica e non solo un mezzo per cercare di rimpinguare le esauste casse comunali, e ci avvicinerebbe un po’ di più all’Europa, quella vera, della gente comune. Se non ci credete, provate a fare una di quelle bravate a Parigi, Madrid, Berlino, Stoccolma…non certo paradisi senza peccato ma paesi civili…

In un momento storico come questo, in cui la nostra società, come tante altre, diventa inevitabilmente multirazziale, le istituzioni hanno (o dovrebbero avere) il compito di far capire a tutti, sia a quelli che sono già italiani, sia a quelli che aspirano a diventarlo, che lo stato c’è ed è presente sul campo, che la democrazia non è l’anarchia, che le leggi ci sono e devono essere rispettate, e che quando non si rispettano si paga davvero…un monito ed un esempio per tutti che sicuramente raddrizzerebbe certe coscienze sopite e migliorerebbe la civiltà di tutti. Quale miglior campo di battaglia della vita quotidiana di una città?

A proposito, qualcuno si ricorda di quanto a scuola si insegnava l’educazione civica? Io sì…qualche volta, la “nostalgia”, non politica ovviamente, per i tempi che furono, non guasta…

2 commenti
  1. Autologia
    Autologia dice:

    Buongiorno Kiko, mi sono iscritta da poco ad Autologia ed è per questo che solo ora posso condividere i concetti basilari del suo articolo sul “ modus operandi” della maggior parte dei nostri connazionali.

    Ciò che lei scrive è la sacrosanta verità, ma attento a non essere troppo esterofilo.Talvolta tendiamo a vedere il meglio all’estero e non in casa nostra.

    Mi sembra la favola delle bisacce di Esopo in cui Giove pone sulle spalle degli uomini 2 bisacce: una davanti con tutti i difetti degli altri e l’altra dietro le spalle con i nostri. Ovviamente vediamo solo quelli degli altri, ma qui mi sembra la favoletta invertita.

    Anch’io ho viaggiato molto dal polo nord all’equatore, dall’America all’Africa e soprattutto nei paesi del Magreb, anche in Algeria, quando ancora era possibile viaggiare senza timori e, in ogni dove, ho potuto riscontrare infrazioni e furbizie in ogni settore della vita quotidiana.

    Non siamo nordici o anglosassoni, ma mediterranei siamo i discendenti di un crogiolo di razze e quindi nel nostro DNA ci portiamo “ appresso”, come direbbero i napoletani, i germi, i semi di quella furbizia, scaltrezza, astuzia ereditata dai Greci che ci ha permesso di vivere o meglio di sopravvivere anche in situazioni difficili.

    Quando però questa nostra innata elasticità nell’affrontare qualsiasi tipo di difficoltà, si scontra con il rigore delle leggi, allora le varie “ scappatoie” che ci inventiamo diventano infrazioni che andrebbero giustamente punite.

    A mio modesto avviso la severità in Italia è individuale e non statale. I pubblici ufficiali interpretano la legge , ma non sono supportati da uno stato che spesso latita…

    Con stima

    Ida

  2. Autologia
    Autologia dice:

    Beh, visto che nessuno commenta, mi commento da solo…è avvilente che nessuno abbia la voglia o il desiderio di commentare ciò che ho scritto, non perchè il mio sia un articolo particolarmente interessante (mi rendo conto che sia la fiera delle ovvietà, visto che la decadenza della nostra coscienza civica è sotto gli occhi di tutti), ma perchè questo dimostra che ormai siamo un popolo arreso, sfiduciato, sulla cui testa passa di tutto e di più senza che ci sia la minima reazione, la minima voglia di rialzare la testa…gente ormai rassegnata al fatto che il punto di non ritorno sia ormai alle nostre spalle, e che non ci sia medicina alcuna, nessun rimedio a questo imbarbarimento progressivo… invece no!!! tanti come me, e come voi, ci credono ancora, ci DEVONO credere, perchè ogni movimento di opinione, anche se scaturisce da un blog “specialistico” come questo, può crescere e risvegliare le coscienze addormentate…che senso ha parlare di un’auto nuova, della sua estetica, della sua funzionalità, della bellezza delle sue forme, di design e di progresso tecnologico se poi questo meravigliosa invenzione che è l’automobile viene usata malamente, per confermare ogni giorno che stiamo tornando indietro, che la nostra civiltà arretra? Ho scritto il primo articolo descrivendo la bellezza dei viaggi nel deserto… ho girato il NordAfrica, ho imparato ad amare questi paesi ed a gustarne le bellezze, i misteri, a cercare di capirne la cultura, gli usi e i costumi, ma ho guidato per Il Cairo, Alessandria d’Egitto, Tunisi, Tripoli, Marrakech… e noi siamo sempre più simili a questi paesi “diversamente civili “nelle loro realtà quotidiane, colorite quanto a tratti imbarazzanti. la nostra realtà è diversa e vorrei che continuasse ad esserlo. ma per fare questo dobbiamo fare fronte comune contro l’inciviltà e la maleducazione (di tutti, di noi “italiani” in primis) partendo – perchè no?- dalle nostre strade… o sbaglio?
    Kiko Casalegno

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