L’omicidio stradale non va annacquato

L’omicidio stradale è una cosa seria, ma in un modo o nell’altro la giustizia interviene sempre diventando mala-giustizia. Il caso dei due bambini travolti dal figlio di un boss mafioso e di recente rimesso in libertà è soltanto un esempio. Tutti, in un modo o nell’altro, se la cavano con danni minimi.

Ci sono due punti fermi da cui non si deve in alcun modo scappare.

Il primo è che non ci si deve mettere al volante dopo aver bevuto più del consentito oppure dopo aver assunto sostanze stupefacenti. Sembrerebbe elementare ma proprio non lo è. Vedo continuamente conoscenti e addirittura amici che «tanto che cosa vuoi che facciano due o tre bicchieri di vino oppure l’ammazzacaffè…», e mi rifaccio a persone stimate e che per il resto considero intelligenti. Eppure non si può, non si deve, per rispetto proprio e del prossimo. Fin che non ci convinceremo tutti, ogni volta che ci si metterà in strada si rischierà inutilmente la pelle.

Il secondo punto riguarda l’applicazione delle pene in seguito agli omicidi stradali. Le maglie della giustizia sono troppo larghe e la bravura dei legali fa il resto. Ma anche qui bisogna distinguere, perché a volte ci si può trovare davanti a situazioni differenti. Se io alla guida ho un malore, oppure perdo il controllo del mezzo per imperizia o per problemi meccanici rimango oggettivamente colpevole dei danni che creo ma posso accampare qualche attenuante. Se invece io ho bevuto o mi sono impasticcato (e se sto usando il telefonino, maledizione!) no, la tolleranza deve essere zero. Invece non è quasi mai così.

Il caso di Rosario Greco, figlio del boss Emanuele, che procedendo ad alta velocità e sotto effetti dopanti ha investito e ucciso i piccoli Alessio e Rosario seduti su un gradino della porta di casa non ammette scappatoie. Anche perché dopo l’impatto mortale il guidatore non si è fermato, ma è scappato assieme ad altri tre passeggeri compiacenti e a loro modo colpevoli. Eppure, dopo una prima condanna a soli 9 anni di reclusione in barba a due giovanissime vite, Greco ha ottenuto in Cassazione la revisione del processo per un vizio di forma durante l’Appello e adesso se la passa ai domiciliari.

Ecco questo non va bene, ma è soltanto l’ultimo caso venuto alla ribalta delle cronache. Chi vive nei Tribunali mi assicura che va quasi sempre a finire così: le condanne vengono annacquate, modificate, ridotte. Invece l’omicidio stradale per colpa chiara del guidatore (uso maldestro del telefonino compreso) deve rimanere esemplare e contare su una condanna certa.

Ci arriveremo mai? (blog.quattroruote.it)

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *