Il mercato delle auto storiche snobba le anteguerra

Youngtimer è sicuramente la parola più utilizzata nel settore dei veicoli storici. Un termine che è sinonimo di anni ‘80/’90, dove la tecnologia applicata all’auto ha permesso di costruire vetture destinate (se ben manutenute) a durare di più nel tempo grazie ai trattamenti anticorrosione della carrozzeria e ai propulsori con iniezione elettronica e con tolleranze sempre più precise.

Il mercato di questi genere di veicoli è in crescita da anni, anche perché la generazione che li ha utilizzati (o sognati) è maturata, dispone in molti casi di mezzi economici in grado di ampliare il parco auto esistente in famiglia e locali dove ricoverare queste vetture.

Ciò che attira verso queste vetture è sicuramente una certa “semplicità”, abbinata però ad un’elevata affidabilità. Sono in pratica vetture “moderne” con il carattere degli anni ‘70 (anche dal punto di vista estetico) ma con quel minimo di elettronica e dotazioni di sicurezza (iniezione elettronica, ABS, airbag) in grado di renderle fruibili e sicure. Una vettura degli anni ‘90 con iniezione elettronica si può tranquillamente lasciare ferma per quasi 1 anno senza conseguenze (basta collegare la batteria a un mantenitore e avere l’accortezza di non far ovalizzare gli pneumatici). Nella maggior parte dei casi bastano circa 200 km annui e un po’ di benzina “fresca” per permettere a queste vetture di avere un letargo (e un risveglio) senza problemi.

Questa lunga premessa serve per far notare un fenomeno che sta accadendo in modo sempre più marcato: la perdita di interesse dei collezionisti “moderni” per le vetture anteguerra. Con questo termine si intendono quelle costruite prima della seconda guerra mondiale, che hanno naturalmente caratteristiche totalmente diverse rispetto a quelle dei decenni successivi.

Pur essendo interessanti anche dall’opinione pubblica (per via della loro esoticità) queste vetture sicuramente richiedono un impegno non indifferente per il loro utilizzo e manutenzione. I collezionisti interessati a questo genere di mezzi sono mediamente di età elevata ed è quindi normale che, diminuendo il numero dei fruitori, decresca anche la richiesta di questi mezzi. Il problema sembra meno accentuato in Inghilterra, dove c’è una tradizione di utilizzo di queste vetture più costante e disinvolto. Può essere questa la chiave per rilanciare queste vetture anche nel mondo dei collezionisti italiani? Vetture come le Fiat Balilla (ottimi esemplari si trovano tra i 15 e i 20 mila euro) o le Fiat Topolino (acquistabile ad un prezzo tra i 7 e i 10 mila euro) possono essere un primo passo verso vetture più importanti come ad esempio le Lancia Lambda e Artena.

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