Per Roberto Ginatta (ex Blutec Fiat) condanna in primo grado a 7 anni

Troppe scommesse sui lavoratori, nell’area industriale di Termini Imerese (40 km da Palermo), andate a vuoto. Bluff imprenditoriali, irrealizzabili progetti su auto elettriche, motocicli, hub tecnologico per costruire dispositivi sanitari.

Si è chiuso recentemente a Torino il primo grado del processo della vicenda giudiziaria Blutec, la fabbrica ex Fiat, di Termini: l’ex amministratore delegato Roberto Ginatta è stato condannato a 7 anni. Assoluzione per il figlio Matteo Orlando e per la segretaria Giovanna Desiderato. Le accuse riguardano  la mancata reindustrializzazione del sito, la sottrazione dei finanziamenti stanziati dal Mise e da Invitalia, nonché i danni che ha procurato alla Regione Siciliana e ai lavoratori. “Non c’è stata mai la volontà di realizzare i progetti, ma solo di gettare fumo negli occhi” hanno spiegato i pm. Per la cronaca la Fiom nazionale (Simone Marinelli) e quella regionale (Roberto Mastrosimone) si erano costituiti parti civili con i 600 lavoratori ancora in cassa integrazione.

Ricordiamo che nel 2015 Fca vendette per un euro, ripeto per un euro, la fabbrica in questione a Ginatta. Quest’ultimo aveva annunciato la realizzazione di un Doblò elettrico ed un triciclo perPoste Italiane. Programma mai avviatosi. Diciotto aziende, 200 milioni d’investimenti, progetti di economia circolare, ricerca, sviluppo sostenibile. Era l’ennesimo tentativo di fare uscire dal buio Blutec con il varo di un progetto Sud (Smart Utility District) proposto dalConsorzio Smart City Group, per la realizzazione di un polo tecnologico.

Ricordiamo che nel lontano 1967 era nata la Sicilfiat, società a partecipazione pubblica, di cui la Fiat deteneva il pacchetto di maggioranza con il 60% delle azioni e la RegioneSiciliana il 40% tramite la So.Fi.S prima e poi con l’Espi. La fabbrica era stata inaugurata nel 1970 per realizzare utilitarie di piccola cilindrata dei marchi Fiat, e negli ultimi anni, Lancia.

Nel 1977 la Fiat rilevò tutte le azioni con 1500 dipendenti. Uno stabilimento, come ripeteva in quel periodo il compianto Sergio Marchionne, divenuto un modello produttivo con l’avvio della Panda. Masi assemblavano anche 126, 500 e Doblò. Nella seconda metà degli Anni’80 la forza lavoro si aggirava sui 3.200 addetti, di cui 1200nell’indotto.

Nel ’93 iniziò la crisi del settore in concomitanza con l’avvio della produzione della Tipo e cominciò la cassa integrazione.Al Lingotto non accettavano che le auto lì assemblate non potevano essere imbarcate sul pontile vicino, per motivazioni ambientali, ma, assurdo, venivano caricate su bisarche  e condotte nel porto diAugusta, a circa 300 km 300 di distanza. Nel giugno 2009 il Ceo Marchionne confermava la produzione della Lancia Ypsilon fino al 2011ma l’impianto fu dismesso dalla Fiat Spa a fine di quell’anno.“Costruire lì una vettura costava mille euro in più per una serie di fattori negativi” – si era lamentato Sergio Marchionne, Ceo di Fca, parlando all’Automotive News World Congress a Detroit, nel Michigan, in quegli anni. Fantasiose le numerose proposte di salvataggio di Blutec. “Dopo la Fiat, il nulla – titolava Repubblica il 10 ottobre2015 – e quattro anni di bluff sono costati 62 milioni di euro”.

Poi nel 2019 finirono ai domiciliari per malversazione ai danni delloStato i responsabili di Blutec e le Fiamme Gialle sequestrarono la. fabbrica. I primi a promettere investimenti in passato furono Simone Cimino e gli indiani della Reva con la loro super auto elettrica. Poi arrivò l’imprenditore piemontese Gian Mario Rossignolo per la realizzazione di un mini Suv.

Seguirono i cinesi della Chery e MassimoDi Risio della Dr Motors che puntavano su mega Suv, ancora i cinesi della Brilliance China Automotive che vanta una joint venture con Bmw, poi Corrado Ciccolella, il re dei fiori che voleva trasformare la fabbrica in una serra ed ancora i manager di Radiomarelli, società che realizzavano protesi come la Lima Corporate, imprenditori cinematografici e televisivi della Medstudio ed ancora Grifa (GruppoItalia Fabbrica Automobili). L’ennesima scommessa giocata sulla pelle degli operai, evidenziava sempre su Repubblica, Marco Patucchi.

Ora occorre accelerare la ricerca di investitori e riconvocare il tavolo al Mise e quello tecnico con la Regione e il Ministero del Lavoro per assicurare un futuro occupazionale ai lavoratori di Blutec, a quelli dell’indotto e ai giovani del territorio. E’ dal 24 novembre che c’èla cassa integrazione in attesa di una reindustrializzazione che tarda ad arrivare ormai da più di 11 anni.

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