Piero Liatti, l’ultimo italiano a vincere il “Montecarlo”

L’Ospite di Autologia: Beppe Donazzan, giornalista.

Non era il favorito al Montecarlo ’97, Piero Liatti. C’erano Carlos Sainz, il Matador, con la Ford Escort, Tommi Makinen, campione del mondo in carica, con la Mitsubishi Lancer e il compagno di squadra Colin McRae con la Subaru Impreza, uguale alla sua. Al suo fianco Piero aveva però una sicurezza, Fabrizia Pons.
Cosa fosse il “Monte”, con la sua imprevedibilità, lo sapeva a memoria. I cambiamenti improvvisi del tempo, da pioggia a neve in pochi minuti, molto soffice o verglas, asciutto o viscido, un vero rompicapo che nemmeno i ricognitori più scaltri ed esperti riuscivano a tradurre in soluzioni di gomme sicure.
Anno dopo anno era sempre così, la difficoltà della corsa del Principato stava, in gran parte, proprio nella scelta degli pneumatici.
Anche il campione poteva fare poco se non azzeccava intagliatura, mescola e chiodatura. Certo, ci metteva del suo, poteva limitare i danni grazie alla bravura, ma poi usciva chi aveva centrato i dati. Un po’ come fare 13 al Totocalcio.
985_liattiE così accadde anche quella volta. Nella tappa di Valence, la prima prova, quasi del tutto asciutta, fu vinta da Sainz, con 4″ di vantaggio su Makinen. A St. Bonnet Le Froid, con solchi di neve molle, ancora lo spagnolo il più veloce. Salì con le Michelin larghe chiodate, stessa soluzione di Makinen, che gli arrivò nella scia.
Liatti e gli altri puntarono invece su una soluzione di sezione di gomme più stretta. Il risultato fu che McRae beccò 23″, Liatti 34″, Auriol, con una Ford Escort privata, 41″. Swartz, con la seconda Escort ufficiale, picchiò contro un muro e perse 1’04”. Si andò ad Antraigues con una situazione diversa: tutto asciutto. Piero era in gran forma, lasciò dietro tutti. Poi fu il Burzet a rimescolare ancora le carte. Proprio come al tavolo di una roulette del Casinò. Si fece notare il belga Loix con la Toyota Corolla Wrc. Primo con 7″ di vantaggio su Makinen. Sainz si piazzò quarto con 25″ davanti a Piero, in difficoltà con le gomme. Ma fu a Le Moulinon che si capì che Liatti era in un periodo di grazia. Sull’asfalto bagnato rifilò 8″ a Sainz e 9″ a Makinen. Una lenta, implacabile rimonta. Auriol, per una errata comunicazione del ricognitore, salì con le gomme chiodate e perse 1’33”. Una bastonata che gli tagliò le gambe.
Piero ripartì sparando tutto quello che aveva la macchina, in ogni rettilineo, in ogni delle mille curve che mancavano alla fine. Con un solo obiettivo nella mente: vincere.
Non voleva provare, ancora una volta, la delusione patita, precedentemente in Indonesia e Spagna, due rally che aveva perso per una manciata di secondi.
Già nella prima PS di mercoledì mattina 22 gennaio, sui 36 km di Sisteron, si rese conto che l’impresa era possibile. Sull’asfalto umido, con l’insidia delle placche di ghiaccio e con oltre sei chilometri di neve battuta, il pilota di Biella, classe 1962, fece segnare il miglior tempo. Diede 9″ a Sainz ma, clamoroso il ritardo che fece registrare il leader della corsa Makinen. Il finnico della Mitsu beccò 38″ per gomme sbagliate. Precipitò in terza posizione, staccato di 14″. Si rifece subito dopo guadagnando quei pochi secondi che gli consentirono di risuperare il campione spagnolo. Non Liatti però.
Makinen forzò, forzò ancora. Troppo perché al quinto km della PS Pont de Villaron, la sua Mitsu volò su un lastrone di ghiaccio e picchiò di brutto contro un muro di neve. Danneggiati radiatore e sospensioni. Un minuto e 50″ il ritardo accumulato. Era fuori dalla lotta per la vittoria. Che così si restringeva a Piero e Carlos, distanziati di 33″.
La sfida della vita per Liatti.
A Beuil superò Sainz di 17″ nonostante la Ford Escort fosse più maneggevole della sua Subaru. Makinen in difficoltà pagò un ritardo di oltre 43″.
Mancava il Turini, il magico Colle, teatro di emozionanti duelli. I ricordi degli assoli delle Lancia di Munari e Biasion di tanti anni prima.
Nella PS, ridotta a soli 12 km, causa una frana, Liatti risultò ancora il più veloce.
Fatta.
L’ultima “speciale” esibizione, su una parte del tracciato di Formula 1 a Montecarlo, fu una semplice formalità grazie ai 59″ di vantaggio sullo spagnolo.
Poi gli applausi, i flash, la definitiva e meritata consacrazione. Il sogno che si avverava. Grazie ad una gara esaltante. Battendo due tra i più forti piloti al mondo, Carlos Sainz, secondo e Tommi Makinen, terzo.
Fabrizia Pons era raggiante. Una grossa fetta di quella vittoria era merito suo. Ancora una volta aveva brillato per intelligenza, sicurezza, precisione, organizzazione.
Un vero e proprio computer di bordo.
Per Piero Liatti e Fabrizia Pons il “Monte” 1997 resta scolpito nel monumento delle più importanti imprese dei rally.
(Tratto da “Sotto il segno dei Rally 2” di Beppe Donazzan – Giorgio Nada Editore)

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