“Professione designer. La più bella del mondo?”

Per chi non ha avuto la fortuna di assistere al workshop “Professione designer. La più bella del mondo?”, organizzato da #FORUMAutoMotive all’hotel Melia di Milano lunedì 27, con la presenza dei più famosi designer dell’automobile, riportiamo una sintesi del dibattito  che è stato moderato dal giornalista  Roberto Rasia dal Polo che in apertura ha esordito ricordando che ognuno di noi da bambino, quando ha cominciato a disegnare, fra i primi soggetti sceglieva un’automobile.

Da qui è partito l’intervento di Fabio Filippini, già a capo del design di Renault e oggi alla guida del design di Pininfarina dove è stato chiamato per ridare vita allo stile del più noto dei nostri carrozzieri. Dopo i primi tratti di matita dell’infanzia qualcuno continua a disegnare automobili – ha detto Flippini – un sogno che si realizza quando il disegnare diventa la propria professione, è bello essere pagati per fare ciò che si sogna. Peccato che, come ha sottolineato in apertura del suo intervento Walter de Silva, già capo del design di tutti i brand dello sterminato Gruppo Volkswagen, in Italia la professione di designer non venga riconosciuta. Non esiste un albo eppure fin dal 1951, con le opere di Giò Ponti, il design ha contribuito in modo significativo alla rinascita del Paese, letteralmente a ricostruirlo. E’ una carenza del “sistema Italia”, ha sottolineato Riccardo Balbo, Direttore Accademico di Ied Italia, il design non viene riconosciuto a livello pubblico, eppure il design dopo il corpo umano e il territorio si occupa subito dopo di automobili, è un processo naturale. Secondo Horacio Pagani  – fondatore della marca che porta il suo nome e che produce in tiratura limitatissima delle esclusive e performanti supercar nell’atelier di San Cesario sul Panaro, nella Motor Valley emiliana – il design, che cura personalmente per le sue auto, è fondamentale perché attraverso esso è possibile sognare, suscitare quelle emozioni che sono alla base della scelta di una vettura. Pagani è anche il sostenitore di un concetto che si potrebbe definire rinascimentale, perché cita Leonardo da Vinci che ha dimostrato che arte e scienza possono fondersi in grande armonia. Secondo Roberto Giolito, creatore della Multipla, delle Fiat 500 e dell’ultima generazione di Panda, oggi a capo di Heritage del Gruppo Fca, sarebbe importante riprendere le linee tracciate dal grande design industriale italiano del quale Marco Zanuso è il massimo esponente. Il design industriale è a tutti gli effetti un espressione artistica perché dà forma alle cose. C’è differenza fra disegnare un’auto e una “due ruote”, scooter o moto che sia? Secondo Marco Lambri, Design Director di Piaggio, l’unica differenza è che il rapporto fra chi guida e il mezzo – nel nostro caso una Vespa – è più “fisico” rispetto a quello che intercorre fra il pilota e una “quattro ruote”. Anche la Vespa ha dato un grande contributo alla rinascita dell’Italia mettendola in movimento.

De Silva ha poi evidenziato la complessità che il lavoro di designer può raggiungere, citando il suo caso che lo ha portato ad avere la responsabilità di 11 Marchi, quelli del Gruppo VW, che lo ha condotto a disegnare anche moto (Ducati) e grandi truck (Man e Scania) insieme a supercar come le Porsche. Per affrontare questa sfida è stata fondamentale la modestia che dovrebbe essere alla base dell’opera di ogni designer. De Silva, negli ultimi anni a capo del design del Gruppo di Wolfsburg, controllava 21 Centri design sparsi nel mondo dove oltre duemila persone curavano lo sviluppo di duecento progetti. Il team è fondamentale. L’automobile, sempre secondo Walter de Silva ha democratizzato la mobilità, a tutti i livelli, con modelli destinati a rimanere nel tempo grazie al design: gli esempi più evidenti sono la Fiat 500 e la Porsche 911, classici che si evolvono ma che riescono a rimanere legati all’attualità. Altro esempio la Golf, che continua a cambiare, generazione dopo generazione, ma riesce ad essere sempre se stessa grazie alla continuità dello stile. Nella sua carriera – ha ricordato de Silva – ha incontrato (e vinto, diciamo noi) altre sfide come il rilancio dello stile di Audi e la tuttora ammirata Alfa Romeo 156. il designer deve essere preparato a tante delusioni e a pochi successi, ma deve essere pronto alle sfide, come quella di disegnare una moto dopo aver disegnato sempre automobili, un bel cambio tenendo conto del fatto che ci sono due ruote in meno e il motore è in bella vista. Nel dibattito sono poi intervenuti due studenti dello Ied allievi del professor Balbo, Giovanni Bulgarelli e Simone (mi manca il cognome) che hanno fatto capire con le loro parole che la passione è il motore di un designer di automobili. Progettare e creare sono gli elementi della professione più bella che esista, hanno sottolineato i giovani studenti. Horacio Pagani raccomanda a chi si avvicina alla professione prima di tutto l’umiltà che deve sempre accompagnare l’indispensabile passione, perché in questo modo si evitano fughe in avanti e si rimane legati a valori fondamentali come l’ergonomia e la funzionalità che devono sempre caratterizzare un’auto; bisogna essere sempre concreti e realisti. Fabio Filippini ha ricordato che l’automobile è un oggetto estremamente complesso (le auto non sono tutte uguali, come sono però diversi i clienti sparsi in tutto il mondo con i quali un designer deve confrontarsi) che richiede esperienza di molte diverse discipline, come, per esempio, la tecnologia dedicata alla sempre più richiesta connettività che, per Marco Lambri di Piaggio, è difficile da coniugare su un mezzo a due ruote. Il confronto con il passato (il futuro non si disegna, secondo Riccardo Balbo), secondo tutti i partecipanti al workshop è indispensabile per creare il futuro armonizzando lo stile con tecnologie sempre più sofisticate senza appiattirsi sulla ricerca dell’aerodinamica. Le città, secondo Horacio Pagani, sono musei all’aria aperta per l’automobile, basta saper guardare, merito, fra gli altri, di Pininfarina o di Walter de Silva che è stato capace di differenziare lo stile di tanti Marchi. Sempre Pagani ha evocato una seconda volta Leonardo, pensando a cosa sarebbe stato capace di fare con i materiali e le tecnologie di oggi. Tecnologie che, secondo Lambri, possono cambiare profondamente lo stile anche delle moto, per esempio attraverso la modularità. Scilla, la più recente creatura di Pininfarina realizzata insieme al mensile Quattroruote, ricorda, secondo Fabio Filippini, per la sua leggerezza, le città di Italo Calvino. L’intervento di chiusura del workshop è stato lasciato al maestro de Silva che ha voluto ricordare che un designer si deve confrontare anche con cose “fredde” come la legislazione e la burocrazia, vincoli sempre più stringenti per l’automobile. Ma il designer deve essere capace di trarre nuovi spunti anche da queste, così come è stato in passato con l’introduzione di cinture di sicurezza e airbag, per esempio. L’auto è in movimento, in tutti i sensi, e il designer deve saper innovare accettando i limiti che gli vengono imposti, cercando magari di aggirarli con la creatività che però può uscirne, come con le auto elettriche, anche favorita. Indispensabile è mantenere sempre la propria personalità e trasmetterla alle auto che si disegnano.

1 commento
  1. Enrico Fumia
    Enrico Fumia dice:

    Peccato che la maggior parte dei “designers” intervenuti… non abbiano mai disegnato di loro pugno neanche una delle vetture che si attribuiscono!

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