Punto S1600: quando il Gruppo Fiat riaprì la porta dei Rally

Sono passati già diciassette anni da quella ripartenza. Due fatti guidarono Fiat Auto ad un cambio di strategia significativo nell’ambito del Motorsport. Il cambio di management, con Roberto Testore che rimpiazza Paolo Cantarella passato a nuovi incarichi nel Gruppo, e il lancio della nuova vettura di spicco del marchio, la Punto. I due eventi, concatenati tra loro, portarono Fiat Auto a riaprire finalmente la porta dei Rally, con un salto di qualità importante dopo anni di Trofei con le piccole utilitarie.
L’ingegner Testore decise infatti di cogliere l’opportunità di sfruttare il Motorsport per sostenere e corroborare il nuovo prodotto del marchio Fiat, adeguando le strategie di marketing a quanto messo in atto da anni da tutti gli altri costruttori. E decise di farlo proprio nella disciplina avversata per anni dall’ingegner Cantarella.
E così, diciassette anni fa, insieme alla vettura di serie si lanciò anche la Punto da Rally in versione Kit Car, secondo un regolamento che aveva prodotto vetture di grande successo in quegli anni, suddivise in quattro classi. La Punto Kit aveva due ruote motrici (come tutte le Kit Car) con un motore da 1600 cc derivato dalla versione HGT da 1750 cc dal quale furono ricavati circa 220 CV. Una trasmissione Hewland, economica ed efficiente, con cambio sequenziale a 6 marce. Sospensioni riprogettate secondo quanto permesso dal Regolamento FIA, magistralmente “interpretato” dal grande ingegner Limone, soprattutto per quanto riguardava la sospensione posteriore. Carrozzeria allargata e adozione di uno spoilerino anteriore e un alettone posteriore.
Fu la mia prima vettura da Rally, dopo anni di esperienze su circuito. Contrariamente alle scelte progettuali e di sviluppo vissute in precedenza, tutte improntate alla leggerezza ed alla precisione millimetrica dei particolari, rimasi sorpreso dai criteri di solidità e robustezza ritenuti prioritari in questo tipo di disciplina. Ne venne fuori una vettura massiccia, robusta e decisamente affidabile. Nel 2000, come primo anno di attività, impostammo un Trofeo che favorì la costruzione di una piccola serie di vetture destinate ai clienti privati, visto che era ancora un’eresia parlare di un impegno ufficiale. E fu un innegabile successo.
Poi accadde che nei primi mesi del 2000, proprio come derivazione di questa tipologia di Kit Car, la FIA definì quella che sarebbe poi stata per anni una delle categorie di maggior successo del panorama rallystico mondiale… la Super1600. Impostata su criteri di buone prestazioni a costi tutto sommato contenuti, sia di progetto che di gestione, con limitazioni importanti sugli sviluppi.
Convincemmo il vertice Fiat a essere presenti in questa nuova categoria di vetture. L’ingegner Limone ebbe un peso tecnico e politico rilevante nella stesura del Regolamento Tecnico della FIA e la Punto Kit fu tenuta in forte considerazione come base di partenza. Le differenze principali tra le vetture riguardarono sostanzialmente il motore, dotato di un impianto di aspirazione con collettore monofarfalla in luogo dell’alimentazione singola della versione Kit.
Pertanto, una volta “congelato” il regolamento, gli adattamenti per trasformare la nostra Kit Car in S1600 non richiesero un lavoro enorme. Questo fatto ci diede l’opportunità di iniziare presto il lavoro di sviluppo, in modo da farci trovare pronti ed efficienti fin dall’inizio della stagione sportiva 2001, che prevedeva tra l’altro lo svolgimento del primo Campionato Mondiale Junior, riservato proprio a queste vetture guidate da piloti Under 27. Oltre a 8 Punto, in quell’anno ci furono anche le Citroen Saxo e le Ford Puma con piloti di alto potenziale come un ventunenne Francois Duval e un Sebastien Loeb sulla strada di avvicinamento ai 9 titoli mondiali. Anche “noi” comunque non scherzavamo, schierando piloti come Andrea Dallavilla e Giandomenico Basso.
Uno sviluppo che partimmo ad affrontare fino a tutto il 2001 con Miki Biasion come tester. Un rande e graditissimo ritorno nel Reparto Corse del Gruppo Fiat. E fu una bella e ricca esperienza, vista l’enorme competenza del due volte Campione del Mondo. Dopo la delibera dell’allestimento iniziale con il congelamento della fiche di omologazione, ci dedicammo alla messa a punto più “fine”, con l’obiettivo di trovare il set-up migliore in tutte le gare del “Mundialito”, oltre ad anticipare eventuali problematiche a cui prestare particolare attenzione. Ed andammo a fare i test direttamente sulle stesse strade dei vari rally, in modo da massimizzare l’efficacia del nostro lavoro. Catalunya, Acropoli, Finlandia… per suggerire agli 8 partecipanti al Mondiale Junior gli accorgimenti più convenienti per ottimizzare la competitività, garantendo al contempo l’affidabilità delle nostre vetture.
La Punto S1600 si mostrò competitiva fin da subito, anche se, diciamolo, un po’ troppo “corpulenta”, essenzialmente in funzione di quelle scelte progettuali cautelative su cui era stata impostata la cugina Kit Car. Caratteristica che impose negli anni successivi un lavoro di sviluppo finalizzato principalmente alla cura dimagrante. L’unico punto critico in termini di affidabilità si rivelarono i semiassi che purtroppo penalizzarono talvolta i risultati dei piloti nella stagione d’esordio. Problema risolto poi definitivamente a partire dalla seconda stagione sportiva.
Globalmente fu un lavoro di sviluppo metodologicamente importante ed estremamente scrupoloso, impostato efficacemente con Miki e proseguito poi con Paolo Andreucci quando si decise la partecipazione diretta della Squadra Ufficiale. Un lavoro che spianò la strada verso i buoni risultati che la Punto raccolse in giro per il mondo negli anni successivi. Già perché alla fine di Punto Rally, sommando le Kit Car e le S1600, ne producemmo un’ottantina. E ci corsero tanti nomi importanti, da Basso a Cantamessa, da Navarra a Gigi Galli.
Credo che fra tutti i bei ricordi di squadra legati a questa vettura, oltre i titoli italiani vinti da Paolo Andreucci con la Squadra Ufficiale, un ruolo importante nella scala degli affetti lo meriti la stagione mondiale di esordio nel 2001 quando Andrea Dallavilla si trovò a combattere strenuamente con un certo Sebastien Loeb sulla Citroen Saxo. Andrea, affiancato da Giovanni Bernacchini, affrontò il Mundialito nell’ottimo team messo in piedi per l’occasione da Gino Macaluso. E alla fine del Campionato contammo cinque vittorie per Loeb e una per Andrea (a Sanremo), con anche 3 secondi posti finali, di cui uno in Corsica a soli 8 secondi e mezzo. Senza dimenticare il secondo posto in Finlandia, arrivato per colpa di un semiasse quando il Dalla era davanti a Loeb di 8 secondi.
Fu indubbiamente una grande stagione, combattuta da Andrea sempre a stretto contatto con colui che avrebbe poi cannibalizzato nove titoli Mondiali. Una stagione sportiva che rafforzò il vento nuovo in funzione del quale il management Fiat aveva finalmente deciso di orientare le vele, dopo anni di impegni minori nel rallysmo. Lapo Elkann prima e Luca DeMeo poi furono manager illuminati nel comprendere l’importanza del Motorsport nelle strategie di marketing di un costruttore automobilistico. Partì un ciclo che toccò il suo massimo con la rinascita dell’Abarth nel 2006 e, dal punto di vista delle vetture, con il progetto e lo sviluppo della Grande Punto Super2000.
Ma questo è un film più recente di cui, credo, abbiamo ancora tutti un ricordo abbastanza fresco. E purtroppo sappiamo anche qual è stato il pessimo finale.

greciapunto

2 commenti
  1. Giorgio Ferro
    Giorgio Ferro dice:

    Grazie mille, Renato.
    Dallavilla ha poi ripetuto il Mundialito l’anno successivo con la Citroen ma con minori performance. Poi ha fatto ancora alcune stagioni a buon livello nel Campionato Italiano, direi fino al 2010.
    Però il suo apice l’ha sicuramente raggiunto in quell’anno sulla Punto. Si era creato un mix di livello assoluto col team di Gino Macaluso.

  2. Renato Ronco
    Renato Ronco dice:

    Molto interessante. Certe vicende viste “dall’altra parte” assumono un altro sapore. Tra l’altro questo racconto mi ha fatto ritrovare nella memoria Dallavilla, un fortissimo opta che si è perso per strada. Chissà che ha fatto poi.

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