La “Credibilità” non ha prezzo ?

“Il mestiere di giornalista di Quattroruote non è facile. – ci ricorda Gian Luca Pellegrini, ottimo Direttore della più quotata rivista automobilistica italiana – Non lo è (facile) perché è missione complessa ricoprire il ruolo di trait d’union fra le pulsioni emotive degli appassionati, le esigenze del mercato e gl’interessi dei costruttori.”

Un quadro perfetto dello stato dell’arte. E poi prosegue: “Ma c’è una cosa che non vogliamo tradire. E sono i nostri valori. Potrei farne un lungo elenco. Preferisco utilizzare un solo sostantivo: credibilità. Quella non è in vendita. La verità non ha prezzo. E non lo hanno neppure l’etica e il rispetto dei lettori, che sono il nostro vero patrimonio.”

Pare una banalità, ma in realtà non è così tutto scontato, perché le pressioni delle Case sono costanti e a volte raggiungono picchi inimmaginabili.

Ne abbiamo un esempio proprio in questi giorni con la storia che stiamo raccontando, anche con le parole di Pellegrini.

“L’editoriale di questo mese è dedicato a chi, come l’importatore italiano della Mitsubishi, pretende che Quattroruote cancelli giudizi non graditi pena la cancellazione degli investimenti pubblicitari. Leggetelo. È la mia risposta. È la risposta di tutta la redazione.

IL TESTO DELL’EDITORIALE DEL NUMERO DI AGOSTO

Nel febbraio del 2019, pubblichiamo la prova della Mitsubishi Outlander Phev (è la versione plug-in), macchina di un certo successo a livello europeo, in quei Paesi dove il cavo elettrico garantisce incentivi. Arrivati alle misurazioni dei consumi, sottolineiamo che – com’è inevitabile sulle plug-in – le percorrenze calano quando le batterie finiscono e al moto deve pensare il solo propulsore termico. Scriviamo dunque che «una volta esaurita la carica o in autostrada, la media di 21,6 km/l scende vistosamente. Ai livelli di un’assetata Suv». Nelle tabelle che riassumono le prestazioni, i numeri a giustificare il commento: dai 21,6 km/l con batteria al 100%, la media precipita a 11,1 km/l. Risultato: tre stelle e mezzo alla voce consumi. Come detto, nulla di strano: le plug-in trovano senso quando se ne sfrutta l’energia elettrica; senza l’ausilio degli accumulatori, si comportano come auto normali, con lo svantaggio del peso. L’importatore della Casa non gradisce questo passo della prova. Ci fa sapere che, per loro, la Outlander non è assetata: se anche lo fosse, avremmo dovuto usare parole più morbide. Pazienza: il nostro lavoro porta spesso a scrivere cose che alle Case non piacciono. I numeri, però, non mentono. È il motivo per cui ci siamo dotati di strumenti e palcoscenici di test unici al mondo.

Passano cinque mesi. Decidiamo di ripubblicare la prova della Outlander nel nostro Dossier Suv, l’abituale “best of” delle prove su strada, perché riteniamo il modello degno di interesse e di certo non sono i consumi un po’ alti a pregiudicarne i contenuti. Come sempre facciamo in caso di “repliche”, avvisiamo l’importatore. Il quale a quel punto pretende che le frasi sgradite pubblicate a suo tempo vengano fatte sparire. E comunica all’Editoriale Domus la volontà di subordinare gl’investimenti pubblicitari già decisi all’accettazione del loro aut-aut. Al nostro rifiuto, Mitsubishi Motors Italia tiene fede alla promessa, cancellando le attività pianificate per il 2019. La risposta è a pagina 234 del Dossier Suv, dove la prova della Outlander appare in versione originale e non emendata secondo i desideri del costruttore: la macchina era assetata e rimane tale. Quattroruote non si piega a questi ricatti. Lo esigono i valori d’indipendenza che da 90 anni muovono l’Editoriale Domus. Lo impone il rispetto dei lettori. Se per il management italiano della marca del Diamante il giornalismo è commercio di opinioni, è evidente che la distanza dai nostri principi è incolmabile. Sia chiaro: continueremo a scrivere della Mitsubishi e a testare i suoi prodotti (se l’importatore ce ne darà modo), con l’obiettività di chi fa informazione senza pregiudizi né condizionamenti. Semplicemente, la nostra credibilità non è in vendita.”

Veramente una brutta storia che istintivamente ci fa sentire dalla parte della rivista.

Ma ci viene anche da chiederci se stiamo parlando di un fatto isolato o se questo modo di procedere da parte degli uffici marketing delle Case automobilistiche ( e non solo) non sia diventato negli ultimi anni una consuetudine messa in atto senza alcuna remora, spesso sopra la testa dei giornalisti che devono subire, dagli stessi loro uffici marketing, tagli e/o modifiche ai loro articoli.

Siamo sicuri che i rapporti fra le testate e le Case non siano ormai definitivamente regolati dagli investimenti  pubblicitari?

Sempre la “Credibilità” veramente non ha un prezzo ?

2 commenti
  1. Giancarlo
    Giancarlo dice:

    “non sia diventato negli ultimi anni una consuetudine messa in atto senza alcuna remora”? Ma chi lo scrive (e lo pubblica) da quanti anni lavora nel settore. Nessuno più ricorda la famosa e mitica “signorina Rubiolo” degli anni sessanta. Ci sono anche molti altri modi per addomesticare quel cane da guardia chiamato “stampa”. Il problem sono i cani che preferiscono scorciatoie e vita facile e dimenticano il loro ruolo di onesti guardiani. Se passiamo dall’automotive alla medicina, moda, politica cadiamo molto male, ma non è certo una consolazione.

  2. Eraldo mussa
    Eraldo mussa dice:

    è un tema molto importante .

    grazie di averlo fatto emergere .

    è un tema cui andrebbe dedicato un dibattito serio con tutte le parti presenti

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