Quella volta, che con Clay Regazzoni a Long Beach…

Sono trascorsi pochi giorni dal decennale della morte di Clay Regazzoni. E se ne sente la mancanza. Quante volte nel corso di questi ultimi mondiali di F1 mi è venuto da pensare “ Chissà cosa ne direbbe Clay?”.

Ma oggi voglio ricordarlo con un episodio del quale credo di essere stato l’unico testimone italiano e che inquadra la personalità di questo personaggio, nonché campione.

E’ il 1995. Mi trovo a Long Beach, due passi da Los Angeles, per effettuare la telecronaca della gara di Formula Indy: un Gran Premio americano di prestigio con alcune manifestazioni di contorno di alto livello. Tra queste una gara organizzata dalla Toyota con una ventina di Celica e riservata alle personalità dello sport motoristico internazionale. Tra i tanti personaggi al via c’è anche Clay Regazzoni, che proprio qui ebbe il suo drammatico incidente.

Ha montato sulla vettura le sue attrezzature che gli permettono di guidare manualmente l’auto ed è schierato sulla linea di partenza in una delle ultime file dopo le qualifiche. Ed io sono lì accanto.

Come in ogni gara americana prima della partenza viene eseguito l’inno nazionale. Ed in quella occasione gli organizzatori l’hanno affidato ad un sassofonista “star” del momento che realizza una esecuzione dell’inno strepitosa. Le note che trae dal suo sax con variazioni incredibili entrano nelle stomaco, nelle viscere.

Ed in quel momento mi rendo conto che accanto al finestrino dell’auto di Clay c’è Mo Nunn!

Il progettista e costruttore della Formula 1 che 15 anni prima, nel 1980, proprio su quella pista, aveva provocato il terribile incidente di Clay che lo avrebbe paralizzato alle gambe per il resto della sua vita. La causa certa: la rottura del pedale del freno, ammessa da Mo Nunn e certificata.

Ed ora Mo Nunn è lì, su quella stessa pista, accanto a Clay Regazzoni che sta per prendere il via, mentre il sassofonista fa venire i brividi con le sue variazioni all’inno americano.

E Clay? Tranquillo, impassibile, sorridente, pronto a prendere il via. Come 15 anni prima.

Lo giuro. Avevo le lacrime agli occhi. Come ora mentre sto scrivendo di questo episodio che mai ho raccontato.

Poi la partenza, la corsa, una bella rimonta con qualche sorpasso “alla Clay”, e forse il ritiro per un guasto tecnico. Ma il risultato non ha nessuna importanza. Conta solo questo flash di un momento che rivela il carattere e la forza di quest’uomo che purtroppo, da dieci anni, ci ha lasciato.

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