Report e quella risposta di Marchionne

Due cose, tra le tante, ci hanno colpito nell’inchiesta di Report  sull’auto elettrica (lunedì 19 marzo, Rai Tre). Ovvero: le parole sprezzanti di Sergio Marchionne e la querelle tra l’Aiscat e l’Enel sull’assenza di colonnine di ricarica in autostrada. 

Quei fantomatici dati di Marchionne

Il capo di FCA-Fiat Chrysler non è nuovo ad attacchi ad alzo zero contro l’auto elettrica. Aprì le ostilità già il 2 ottobre 2017 in un discorso all’Università di Rovereto.

Leggi: Marchionne stoppa gli incentivi (…sull’auto elettrica)

Fu allora che parlò di <arma a doppio taglio> e addirittura di un pericolo per l’umanità. Raggiunto da Emanuele Bonaccorsi di Report al Salone di Ginevra, Marchionne ha tenuto la posizione. Ribadendo spavaldo che <i dati dicono esattamente quel che dico io>. E che <il metano, finché non arriva qualcosa di nuovo, è sicuramente la soluzione più avanzata>. Per chiudere poi con un poco raffinato <non capisco la sua domanda e perché mi dovrei vergognare di non avere investito sull’elettrico, ma che cazzo>.

Ora, non sappiamo bene se sono peggio le ultime parole del manager italo-canadese o la risata d’approvazione che queste hanno sollevato tra i giornalisti presenti, fermi al ruolo di claque davanti a domande che invece ponevano un problema molto serio. Ma quel che ci preme dire soprattutto è che Marchionne continua a parlare di fantomatici dati di cui, però, non dimostra mai la consistenza. Tutto il mondo scientifico (e in Italia, tra gli altri, gli esperti del CNR), dicono esattamente il contrario. E tutte le grandi Case dell’auto si stanno buttando sull’elettrico, consapevoli che l‘era del diesel è ormai al tramonto e che non si può più rinviare l’opzione dell’auto pulita.

L’abbiamo detto più volte: Marchionne alla Fiat ha fatto un lavoro eccezionale, resuscitando un’azienda tecnicamente fallita. Ma sull’elettrico commette un errore che costerà caro all’azienda e, forse, all’Italia stessa.

Report si è chiesta anche perché non esistono colonnine di ricarica in autostrada. E ne ha chiesto conto a Massimo Schintu, segretario generale dell’Associazione dei gestori, l’Aiscat, ricordando la convenzione stipulata a suo tempo con l’Enel. Schintu ha buttato la palla proprio nel campo dell’Enel, alludendo a una sostanziale inadempienza. <Dovete chiedere a loro>, ha tagliato corto. E’ stato poi interpellato il numero uno di Enel X,Francesco Venturini, che ha detto esattamente il contrario, in una breve intervista registrata diversi mesi fa.

Ora, noi sappiamo che se c’è qualcuno che si sta muovendo con grande convinzione per dare le infrastrutture che servono all’auto elettrica è proprio l’Enel. Con l’aiuto di pochissime utilities locali dell’energia (A2A in Lombardia e Alperiain Alto Adige). Sarebbe bene che la società chiarisse che cosa sta succedendo in autostrada. E che cosa la sta costringendo, per ora, a posizionare le colonnine di ricarica veloce del progetto Eva+  vicino ai caselli e non nelle stazioni autostradali. Perché le parole di Schintu una risposta netta la richiedono. (vaielettrico.it)

2 commenti
  1. Leonardo LIBERO
    Leonardo LIBERO dice:

    Io invece, di quella puntata di Report, ho notato che il presentatore si è scandalizzato perchè “l’UE non ha ancora compreso fra le sostanze inquinanti il diesel” (cioè gli NOx, come poi ha chiarito) nonostante che l’OMS li avesse compresi fra i cancerogeni. Però forse ignorando che una delle più autorevoli voci mondiali in materia, l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha compreso fra i cancerogeni certi, ad esempio, anche vino, stoccafisso, baccalà, pillola anticoncezionale, esposizione al sole e mestiere di falegname ( http://www.liberoquotidiano.it/news/scienze—tech/11843278/Oms–la-lista-delle-116.html ), senza che su di essi sia piombato un allarme sociale neanche lontanamente simile a quello scatenato contro i motori diesel.

    Ho anche notato che per, dimostrare la nocività dei motori diesel sul Clima in quanto fonti di CO2 (come se quelli a benzina, a metano o a GPL non ne emettessero), nella puntata si “rivela” che un certo SUV a gasolio ne emette 140 grammi a chilometro. Ignorando che il maggiore ed immediato danno al Clima un’auto lo fa nei pochi giorni in cui viene prodotta, ANCHE SE E’ ELETTRICA, perchè il suo “costo energetico”, medio mondiale, è di 30.000 kWh e fa emettere, col mix energetico medio mondiale, 15 TONNELLATE di CO2 (ma quasi 30 se è prodotta in Cina, che oggi è il Paese maggiore produttore di auto, elettriche comprese). Per cui, poichè 15.000.000 di g/km : 140 g = 107.143 km, sarà solo raggiungendo quella percorrenza che un’auto diesel avrà emesso tanta CO2 quanta ne ha fatto emettere la sua produzione. Cioè dopo quasi 10 anni (e dopo quasi 20 se prodotta in Cina), dato che, in Italia, la percorrenza media annua di un’auto è di circa 11.000 km ( http://www.earthday.it/Citta-e-trasporti/Gli-italiani-in-automobile-11mila-km-l-anno ).

    Sono, da 30 e più anni, un sostenitore della propulsione elettrica; e come tale ne conosco anche difetti e problemi. Per cui davvero non credo che “sostegni” come questo articolo le facciano del bene.

    Leonardo Libero

  2. Nevio
    Nevio dice:

    A mio avviso il tema dell’auto elettrica è uno di quelli che vanno visti e valutati a livello di sistema. Non basta costruire auto elettriche (anche se quelle di oggi sono auto nate per essere meccaniche e poi elettrificare con un livello di efficienza molto basso rispetto alle potenzialità che potrebbe avere un prodotto nato per essere elettrico) ma bisogna essere sostenuti da una evoluzione che venga perseguita e seguita da tutti gli attori.
    La produzione di energia elettrica dovrebbe essere pulita (quando avremo sufficiente energia rinnovabile per alimentare la mobilità?), la distribuzione dell’energia devo poter sostenere un flusso molto maggiore di quello di oggi, le infrastrutture devono prevedere la possibilità di alimentare i veicoli, la Comunità Europea deve stabilire e concordare standard di alimentazione che valgano a livello mondiale (non ripercorriamo le stesse difficoltà che sono avvenute per i telefonini prima di arrivare ad un alimentatore standard,….. e non ci siamo ancora!) le infrastrutture urbane che devono prevedere la possibilità di ricarica nei parcheggi o lungo la strada e così via.
    il mondo non è capace di stravolgimenti immediati e non vale neanche per il passaggio dal combustibile tradizionale a quello dell’elettricità. Oggi la strada più efficace è quella della transizione attraverso i motori che funzionano con i combustibili alternatici (metano e biocombustibili) ibridizzato con una propulsione elettrica sempre più prevalente.
    Marchionne ha ragione a dire che non è ancora il tempo dell’elettrico (la tecnologia comunque esiste), quanti degli altri attori hanno il coraggio di ammettere che non sono ancora pronti e non lo saranno per i prossimi anni?

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