Requiem per un salone

A proposito del fallimento dell’operazione di Alfredo Cazzola, ovvero la riproposizione di un salone dell’auto di Milano, peraltro già rinato sotto mentite spoglie come si legge su Autologia, è forse il caso di ricordare che questo è un antico cruccio che rimanda alla Torino di fine Novecento. Come diceva il compianto scrittore Saverio Vertone che conosceva a fondo questo posto con i suoi vizi e le sue virtù, Torino è stata sempre una città capace di elaborare ma non trattenere. La rassegna dell’auto è stata uno degli ultimi eventi che hanno preso il via dalla ex capitale sabauda che già in partenza aveva perduto questo ruolo a favore di Firenze e poi definitivamente di Roma. E’ ragionevole pensare che questa perdita sia
stata, come dire, incoraggiata dall’atteggiamento della Fiat che, dopo i clamori e i successi della seconda metà del secolo scorso, essendo entrata di suo nel tunnel di una crisi epocale non si è spesa molto per salvare il salone di Torino. Ma non è tutto.
Va anche detto che la rassegna, col passare degli anni e l’entrata sulla scena dell’industria automobilistica mondiale di nuovi soggetti aveva progressivamente perduto il fascino degli anni ruggenti. I grandi nomi dell’auto avevano spesso assunto un atteggiamento che se non era di boicottaggio quanto meno denunciava un disinteresse per un salone che si svolgeva in casa di un loro concorrente. E questo aveva impoverito il salone del Valentino prima e del Lingotto poi. Né la fase Cazzola, (perchè c’è stata anche questa con corredo di promesse finite nel nulla e non soltanto per incapacità di chi le aveva fatte) è servita ad arrestare un declino sul quale la politica ha finito per metterci la ciliegina.

Era l’inverno del 2002 quando, in partenza per le Olimpiadi invernali di Salt Lake City ultima tappa della fiaccola prima di arrivare a Torino, l’allora sindaco Sergio Chiamparino dichiarò che non di tramonto definitivo del salone si trattava ma di una sospensione in attesa di farlo risorgere più bello di prima. Non successe nulla allora e neppure dopo, quando il governatore leghista Roberto Cota si materializzò improvvisamente al salone di Ginevra per annunciare che presto Torino avrebbe riavuto il suo salone dell’auto: una boutade, una mediocre trovata elettorale destinata a restare tale.

Il resto è cronaca abbastanza nota agli addetti ai lavori, visto che agli altri interessa poco o niente. Andiamo per ordine: Cazzola ci ha provato a Milano e si vede con quali risultati. Chiamparino è diventato governatore della Regione Piemonte e forse non ricorda neppure più quello che ha detto a proposito di una rassegna che lui sapeva tramontata ancor prima che al Lingotto arrivasse il suo amico, l’altro Sergio. Cota è stato  costretto a sloggiare anzitempo dalla Regione e di lui si ricordano solo le mutande verde-Lega comprate a spese dei contribuenti. La Fiat non c’è più e ciò che è rimasto a Torino non è tale da giustificare il sogno di un ritorno del salone nella sua storica sede italiana. Perciò requiem per il salone dell’auto e, garbatamente, non se ne parli più se non al passato.

2 commenti
  1. Filippo Zanoni
    Filippo Zanoni dice:

    Ciao a tutti.
    Mi sembra che l’unico salone dell’auto rimasto a Torino sia “Automotoretrò”. Tutti i tentativi di rinverdire gli antichi fasti sono andati a vuoto. Il mondo è cambiato e tutto in un insieme di situazioni non rendono più possibile l’organizzazione di un evento simile. Inutile piangere sul latte versato, come dice Tropea. Sarebbe come cercare di far rivivere un dinosauro nel 2015. Avrebbe invece molto senso, come dice Lorenza, superare il concetto di salone e creare qualcosa di geneticamente più adatto ai nostri tempi. Il problema è che ogni ente/organizzazione/associazione cerca di promuovere eventi legato al mondo dell’auto in modo autonomo: la Camera di Commercio e il Cei Piemonte promuovono i produttori di componentistica, l’Anfia manda avanti i carrozzieri e i designers, ecc ecc. E quando si cercano nuove soluzioni per ricostruire parte del tessuto industriale legato all’auto anche la politica non è preparata, con il risultato di creare pasticci come la De Tomaso. Ora, a giugno, ci sarà l’evento “Parco del Valentino”, che cercare di ricreare a Torino la suggestiva atmosfera che si respira a Goodwod in occasione del “Revival meeting” e del “Festival of Speed”. E’ già qualcosa, almeno serve ad agitare un po’ le acque.

  2. Autologia
    Autologia dice:

    Dalla pagina Facebook di Lorenza Pininfarina:
    Data la situazione ben descritta da Salvatore tropea, come Gruppo Carrozzieri Anfia mi battei e ci battemmo per una rassegna internazionale all’Oval con i prototipi di ricerca dei costruttori e degli studi di design indipendenti di tutto il mondo, per un confronto sui tema dell’innovazione. Superando così il concetto tradizionale di Salone . Avrebbe dovuto chiamarsi Next. Anni di lavoro, incontri, combattimenti, sforzi, ma…nulla. Qualche anno dopo nel 2008 si realizzò Dream, al Valentino, ma solo riservato all’auto italiana, taglio ricerca, nella storia e nell’attualità.

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