Aveva sempre una risposta per tutti

L’Ospite di Autologia, Enzo Polverigiani, giornalista

“Era il maggio odoroso” del 2016 a Balocco, e noi, leopardianamente pessimisti per il volo di rientro da prendere di lì a pochissimo, aspettavamo impazienti, accanto alla nuova e sfolgorante Tipo 5 porte, la vera protagonista dell’evento.

Lui si materializzò all’improvviso, circondato da collaboratori che sembravano body guard.

Indossava la solita tenuta da lavoro: pantaloni scuri stazzonati, cavallo basso e fondelli lucidi. E soprattutto il più malridotto dei suoi mille leggendari maglioncini. Non era Crozza, era Sergio Marchionne in carne e ossa. Subito sepolto da una slavina di microfoni e telefonini spianati. Spigliate colleghe TV, giovani e aggressivi bloggers, vecchie lenze con la puzza sotto il naso iscritte all’Ordine: tutti in fregola spasmodica come le beghine che attendono la liquefazione del sangue di San Gennaro.

Bombardamento di domande pertinenti, altre meno, altre per niente. Dottor Marchionne di qui, dottor Marchionne di la’…Lui rispondeva paziente a tutti, anche se i quesiti tecnici erano troppo macchinosi anche trattandosi di macchine o, più semplicemente, erano gli stessi dell’ultima volta.

Ma in ogni occasione, anche la più solenne, spunta una pecora nera. In questo caso, modestamente, il sottoscritto. L’idea mi frulla improvvisa. E mi domando: perché no?

Mi faccio strada a fatica nel muro umano e risolutamente chiedo: “Signor Marchionne, visto che è tanto amico suo, perché non suggerisce a Matteo Renzi di studiare l’inglese in modo da risparmiarci le solite figuracce all’estero?”

Pochi secondi di gelo, micidiale come il vento patagonico. Renzi allora era il premier, e Marchionne, pur non amando i politici, ci si doveva confrontare. Ma nel 2012, in polemica con lo stesso Renzi, lo definì “sindaco di una piccola, povera città”. Quale dei due Marchionne mi avrebbe risposto? E soprattutto: mi avrebbe incenerito come magari si aspettavano i colleghi? Lui, come sempre, fu imprevedibile e ammiccò, divertito, dietro gli occhiali. “E’ vero, dovrei dirglielo, magari glielo dirò, ma devo anche riconoscere che sta prendendo lezioni e si sta sforzando. Prima o poi imparerà”.

Chissà se ha davvero imparato. In genere, Marchionne i pronostici li azzeccava. Che quella sia stata la classica eccezione che conferma la regola?

 

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