Sette domande a Giovanni Perosino

Ha attraversato con successo, leggerezza e competenza, in oltre venti anni di carriera, il mondo del marketing e della comunicazione, seguendo marchi di assoluta rilevanza: Lancia -Fiat – Audi -Lamborghini -Ita -Maserati.

Giovanni Perosino è un importante manager italiano del marketing e della comunicazione internazionale.

Intervistarlo è sfogliare un libro di brand premium, soprattutto sfogliare il mondo del lusso “ Made in Italy”.

” Vorrei impostarla sulla memoria, sui ricordi, la tua intervista.

Conto sull’immediatezza della risposta: come quando il medico batte con il martelletto il ginocchio, la tua reazione spontanea. Le domande sono uno stimolo per il ricordo, e stanno sul palmo di una mano”

” Va bene – mi risponde allegro come sempre – sono a Modena tra i tortellini …”

Responsabile globale Marketing and Communication di Maserati, diventa serio e inizia a snocciolare ricordi e pensieri.

Fosse per me lo proporrei al ministro Urso come suo braccio destro, come Ambassador del “ Made in Italy”.

1- Allora partiamo. Partirei con Lancia: uno spunto, un ricordo, qualcosa che vuoi raccontare.

La prima parola è Lancia.

Carla Bruni, la voce perfetta.

Carla Bruni, perché mi piaceva questa idea, di questa sensualità della voce, una super model, uno stile italiano senza tempo.

È mi viene in mente Herzigova che giocava a biliardo.

Mi viene in mente questo mondo, queste citazioni “cross industry” del mondo, del fashion a cui attingevamo, al mondo “life style”.

E’ stato molto pionieristico l’approccio avuto …correva il lontanissimo 2002- 2003 per cui facevamo queste cose 22 anni fa, devo ammettere tanta roba.

2- Il secondo ricordo che ti chiedo è Fiat

Beh, la 500.

Per me Fiat è la rinascita della più grande azienda italiana, è stata la chiamata alle armi dei più grandi talenti che avevamo convinto all’epoca: Fiorello, Gianna Nannini, Vasco Rossi.

E l’abbiamo fatto culminando con il lancio della 500, il 4 luglio del 2007, con il più grande progetto di marketing che ci sia stato sulla televisione nazionale, due ore con un’audience da Festival di Sanremo.

Credo che sia stata una grande gioia, una città intera che è venuta in piazza a festeggiare la 500, abbiamo fatto volare la 500 sul Po, quindi per me 500 è lo spirito, l’Italia che si muoveva.

Siamo riusciti a ridare orgoglio all’Italia con un marchio che così tanto aveva significato per il nostro Paese.

3- Giriamo pagina. Un italiano come te, quello che ci hai appena raccontato, va in Germania e incontra Volkswagen ed Audi.

Cosa diciamo di questo oplà, che hai fatto …?

Beh, l’opla’è stato abbastanza brutale, devo dire.

Mi ero dato un challenge da solo.

Le cose un po’ ti capitano, un pò te le fai capitare

Quando le sirene sono arrivate ho detto questa è una chiamata, io ho tre figli maschi, devo farlo, per me stesso e per loro.

Forse è un segnale che devi lasciare la comfort zone, fai il capo marketing della Fiat a Torino, come torinese è un pò comfort zone, anche se sono mestieri dove comunque ogni giorno ti giochi la tua partita, però sicuramente la giochi in un contesto perlomeno famigliare.

Vivi in collina, vai in ufficio, torni la sera a casa, vai a sciare a Sansicario: un habitat rassicurante.

Quando prendi e vai a vivere in cima alla Germania, perché Wolfsburg, dove c’è la Volkswagen, è un paesello nord Germany, in the middle of nowhere …

Quando sono atterrato ho fatto la foto del fiume con le ciminiere della Volkswagen, pensavo di essere a Gotham City, un ambiente che incute un pò di timore, il piu grande impianto al mondo, se vai su Google e misuri la linea di produzione della Golf, è il più grande stabilimento in lunghezza come linea di produzione al mondo.

In una cultura dove non spiaccicavo una parola, adesso sono molto fluent, si riconosce che non sono tedesco un pò dall’accento, sennò sarei proprio madrelingua, sono finito in una zona completamente fuori dal comfort e ho accettato la sfida…

Sono partito da un foglio bianco,“rigiochiamocela » da zero, ed è stato molto energizzante, non ho rimpianto un minuto di aver fatto quella scelta.

Credo di essere riuscito a dare un po’ di human touch al « Vorsprung durch technik »

Audi è una marca forte, sofisticata, con una grandissima impronta tedesca, ho aggiunto un po di soft factor alla premiumness di Audi, l’ho resa un poco più morbida, più connessa ai clienti.

Ho passato degli anni eccezionali, un marchio che ha i cerchi olimpici nel logo è già nato fortunato.

Ed è stato un onore per me essere stato il più longevo capo Marketing della storia dell’Audi, per 7 anni e mezzo.

Con un team allargato di 550 persone, straordinario!

4-E poi a un certo punto torni in Italia, sempre sotto l’egida tedesca, atterri alla Lamborghini.

A noi italiani ci invidiano tutti nel mondo perché abbiamo Gucci e Lamborghini, questa è una frase che ripeto spesso, quindi rappresentare Lamborghini è stato un punto di grande onore.

Lamborghini è stata la mia “parade”, la mia arena, a fianco di un leader come Stefano Domenicali, che è uno dei più straordinari leader italiani nel mondo.

Ho avuto la fortuna di essere parte del suo team, come suo direttore commerciale, per un marchio senza limiti, con una potenza clamorosa, con una audience molto giovane e globale.

Avevo clienti incredibili, da Tokyo all’India, da Seoul, dove avevo il mio più importante dealer al mondo, alla California, dove celebravamo Lamborghini con Kim Kardashian e Kanye West, avevo ogni tipo di celebrities: un marchio straordinario con cui veramente è stato un grande onore lavorare e mi è piaciuto moltissimo.

Un’azienda con dei moltiplicatori fantastici, che ancora oggi continua a crescere, crescere, crescere.

5-E poi cambi, e vai in Ita, la compagnia di bandiera.

Dalle auto agli aerei.

Che cosa ha significato questo ?

La verità è che adoro questo Paese e dopo tanti anni fuori volevo riportare in Italia un po’ di quello che avevo imparato come stile di management.

Se ripenso alla famosa campagna con Charlize Theron e Martini, che ho seguito all’inizio della mia carriera, questo mi ha insegnato subito che il marketing era la mia chiamata e che marketing era costruzione di valore, era creare desiderabilità di un brand.

Il valore dell’immagine fa sì che tu venda lo stesso prodotto a un prezzo più alto degli altri perché gli aggiungi l’equity del brand dentro.

E così quando mi è capitata l’opportunità di lavorare per la compagnia di bandiera italiana, non me la sono lasciata sfuggire.

Era l’opportunità che ti capita una volta nella vita, sotto il governo Draghi, che ha creato un leadership team completamente fuori dall’industria.

Mi ha entusiasmato la compagnia di bandiera italiana, ho cercato di mettere a frutto la mia esperienza, di riempire il cielo della Bella Italia che abbiamo, e l’ho riempito con degli aerei azzurri, perché l’azzurro è il nostro colore, con il tricolore sopra.

L’ho riempito vestendo gli assistenti volo con le divise di Brunello Cucinelli, l’ho riempito mettendo i grandi chef a bordo, creando le lounge di stile italiano, creando un’accoglienza a bordo che è secondo a nessuno, come una compagnia italiana deve fare, deve saper fare, trattare il cliente meglio di tutti gli altri.

È stato molto divertente, ho imparato tanto.

6- E adesso sei qua, sei in Maserati.

Quale tipo di sentiment hai avuto a tornare sulle automobili a Modena, in un mondo di nuovo Premium?

Il mondo del lusso italiano è il mondo che più mi piace, in cui ho avuto più esperienza, in cui penso di avere qualche punto di vantaggio, qualche “slice of genius”, in cui ho delle competenze.

Quindi se mi dici in quale campo puoi provare a fare la differenza, ecco, questo è il campo in cui io posso provare a fare la differenza.

Per me questa di Maserati è una sfida, rimettere agli onori il marchio auto del lusso italiano.

Per di più con una storia unica al mondo, 110 anni: nessuno ha la storia della Maserati.

Ed è il motivo per cui sono stato attratto a fare questo.

L’ho vissuta come una chiamata alle mie origini, e con l’esperienza che ho oggi spero di riuscire a portare un po’ di valore in questa azienda e a riportare questo marchio dove merita di stare.

7- La settima domanda, quella che chiude, è : … e dietro la curva?

Dietro la curva cosa vedi per te?

Sì, me lo avevi anticipato.

Ci ho pensato: cielo, terra e mare, direi.

Dietro la curva, il mare

Domani vorrei fare le super barche di lusso italiano.

Ma nell’altra vita, ne ho ancora un paio di vite.

Quindi per ora sarà ancora così per un pò.

 

25 gennaio 2024: Giovanni Perosino a capo del Marketing Maserati – Autologia

3 febbraio 2022: Sette domande a Giovanni Perosino – Autologia

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *