Sette domande a Kristian Ghedina (1a parte)

« Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. « (T. Marinetti)

Da bambino Kristian deve aver letto Marinetti senza saperlo, e ha fatto della velocità una filosofia di vita: velocità-velocità-velocità il suo carma, o forse meglio karma.

Come dire latte e adrenalina ogni mattina.

Trovatemi un italiano nel mondo altrettanto veloce e completo come lui.

Due carriere straordinarie: sugli sci immensa e in automobilismo di alto livello.

Kristian Ghedina, è stato un grande sciatore e un bravissimo pilota automobilistico, soprattutto nel Granturismo su pista.

Vincitore di tre medaglie iridate ai Campionati Mondiali e di 13 gare in Coppa del Mondo.

Uno dei migliori specialisti di discesa libera e di super gigante degli anni 1990.

E pensare che la carriera di Ghedina rischiò di terminare in seguito a un gravissimo incidente stradale occorsogli sull’ autostrada Torino Milano, quando rimase in coma per nove giorni.

A proposito di date, il 24 gennaio 1998 ottenne uno dei successi più prestigiosi della discesa libera, vincendo a Kitzbühel sulla Streif, primo italiano a essere riuscito nell’impresa.

«Quel che resterà di te sarà la spaccata in volo a Kitzbühel. Solo tu la potevi fare.»

Parola di Markus Wasmeier, campione mondiale e vincitore della Coppa del mondo, non uno qualunque sugli sci.

Guascone, piacevole, diretto, Kristian ha fatto del rischio e della velocità il suo mantra e il suo divertimento.

Ghedina fa rima con adrenalina: scopriamo i segreti della sua composizione chimica umana, in questa intervista in due puntate.

1- La tua prima auto, e il tuo primo paio di sci

La mia prima auto che ho guidato era la Fiat Ritmo 60 bianca di mia madre, la prendevo quando lei e mio padre erano via e la macchina era parcheggiata in garage.

Ho imparato a guidare facendo le manovre davanti casa, mentre la prima auto che mi sono comprato era la Passat Variant G 60 a 19 anni che è poi stata quella che ho distrutto nell’incidente a 21 anni sulla Milano Torino tra Rho e Arluno.

Il mio primo paio di sci penso che fossero i Roy sky arancioni e bianchi che mi piacevano un sacco se non addirittura i Victor Tua blu e bianchi, può essere però che abbia usato anche i Morotto che li producevano proprio a Cortina ma non ricordo esattamente se era l’uno, l’altro o l’altro ancora, ormai sono passati troppi anni!

2-La tua strada del cuore, e la tua pista da sci del cuore.

La mia strada del cuore è sempre stata quella che dal garage di casa mia andava fino alla statale e poi andava sopra fino a un’altra casa che era privata dove io, quando rubavo la Ritmo a mia madre facevo tutti i testacoda col freno a mano e le curve in derapata.

Lì mi sono sempre divertito un sacco.

Per quanto riguarda le piste da sci invece sono sempre stato innamorato della zona sciistica delle Tofane dove fanno le gare di Coppa del mondo, non c’era una pista in particolare che prediligevo ma mi piacevano tutte perché c’erano pendenze varie ed erano proprio sopra a casa mia che quando finivo le mie sciate, mi toglievo gli sci davanti alla porta di casa.

3-La tua vittoria o prestazione più bella, sugli sci e in auto

La vittoria più bella che ho ottenuto nella mia carriera è senza ombra di dubbio la prima che è stata proprio a Cortina sulle Tofane a 20 anni, davanti ai miei concittadini nell’anno in cui ho fatto anche i miei primi podi in Coppa del mondo.

Non voglio però tralasciare anche la vittoria a Kitzbuhel perché nel 1998 ho avuto il piacere e l’onore di essere il primo italiano a vincere sulla mitica Streif.

La vittoria più bella che ho ottenuto con le auto invece è stata quella al Mugello con la BMW M3 nel campionato europeo Superstars di Turismo, dove correvano anche diversi ex piloti di F1 come Morbidelli, Martini, Liuzzi, Klien, Giovanardi e Larini

4-Il tuo segreto sugli sci e in pista? Adesso puoi dircelo…

Non ho mai avuto grandi segreti sia sulle piste da sci che con le auto, l’unica grande cosa che mi ha sempre aiutato ad andare forte era la grande passione per la velocità e non aver paura del pericolo, insomma, sono sempre stato uno spericolato baciato dalla fortuna perché non ho mai avuto grandi infortuni nonostante azzardassi sempre molto.

5-Tua madre prima donna maestro di sci sarebbe stata fiera di te ? E tuo padre?

Mia madre purtroppo è venuta a mancare in un incidente con gli sci nel 1985, esattamente l’anno prima in cui entrai nella nazionale.

Lei sarebbe stata veramente fiera e orgogliosa della mia carriera sciistica anche perché mi assomigliava molto come carattere, lo sci era la sua passione ed era stata proprio lei ad avviarmi allo sci.

Mio padre era contento dei miei successi ma non lo dava a vedere perché forse avrebbe preferito che io non portassi avanti questo sport molto pericoloso che ha portato via prematuramente mia madre, ha però sempre sostenuto fin da quando eravamo bambini la scuola dello sport per imparare cosa volesse dire disciplina, sacrificio, rispetto delle regole, degli orari e degli avversari.

Non dico che non abbia gioito per i miei successi, ma lui ha sempre prediletto lo studio perché diceva che lo sport è un’avventura e solo uno su mille ce la fa, mentre con lo studio hai molte più possibilità di intraprendere la tua strada.

6-«Quel che resterà di te sarà la spaccata in volo a Kitzbühel. Solo tu la potevi fare.»

Diciamo che sono sempre stato uno spericolato fin da bambino e sicuramente la spaccata era un gesto tecnico che mi veniva abbastanza facile fare mentre saltavo, l’unica cosa forse difficile era quella che farla sul salto finale a Kitzbühel dove sei ad una velocità di circa 140 km/h, era forse più difficile mantenere il controllo del corpo in aria ma nonostante avessi deciso di farla per una scommessa di una pizza e una birra con mio cugino per avermi istigato, non ho avuto problemi a portarla a termine senza incorrere in incidenti.

Questo è un gesto e resterà senz’altro nella storia ma sono convinto che ci potrebbero essere anche altri atleti a poterla fare, magari e certamente non tutti, forse, una stretta cerchia di concorrenti perché sbagliare in un salto del genere, vuol dire farsi male forte.

7- Fantasy dinner: chi inviti a cena di protagonisti del mondo degli sci e del mondo dell’auto, di ieri o di oggi.

O fai due cene separate?

Farei più che volentieri una “fantasy dinner” con Lindsey Vonn, innanzitutto perché è una bella ragazza con la quale ho avuto anche il piacere di correrci assieme ma soprattutto per farmi raccontare tutti i “dietro le quinte” della sua plurimedagliata vittoriosa carriera, nonostante i molteplici infortuni subiti, e visto che si parla di “fantasy”, mi piacerebbe poter tornare indietro di 30 anni e poter fare una cena col mito Ayrton Senna per rivivere tutta la sua carriera fino a quel maledetto incidente di Imola che gli tolse la vita.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Kristian_Ghedina

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