Sette domande ad Abdullah Khaliqi

La sua strada di casa era una strada di Kabul.

Le strade che poi ha attraversato erano strade ignote,

strade solo immaginate nascosto dentro a un camion, strade che sentiva sfrecciare sotto i piedi, strade trafficate, silenziose, tortuose, rettilinee, strade bagnate.

Rumori e suoni che cambiavano: clacson, stop, incroci, rifornimenti, soste tecniche, frenate improvvise…

Senza farne un eroe è una storia non comune.

O forse più comune di quanto pensiamo.

È la storia di un viaggio da Kabul a Torino.

Un viaggio di 5000 km non propriamente in prima classe.

Afganistan, Iran, Turchia, Grecia e infine Italia.

Oggi Ali’ fa il sarto, rammenda orli a Torino, poteva farlo a Kabul da dove è fuggito per fuggire i Talebani.

Ali’ è garbato, educato, silenzioso, per lui parlano i suoi occhi

limpidi e curiosi.

C’è rispetto e dolcezza nella sua voce dagli audio whatsapp che qui riportiamo, lo stesso rispetto e garbo che hanno le sue mani laboriose che cuciono e rammendano.

Di lui parla “Una volta sola. Storie di chi ha avuto il coraggio di scegliere”, di Mario Calabresi

1-La tua strada del cuore

La mia strada nel cuore è la strada che ho fatto nel 2010, dal lago di Van in Turchia fino a Istanbul.

Nel cuore perché vedevo un futuro, avevo anche paura, sensazioni molto diverse.

Sentivo quello, l’ho conservata nel cuore fino a oggi.

2-Ricordi di strade di Afghanistan

Mi ricordo di una strada in Afghanistan, la strada che

da una città che si chiama Herat arriva fino a Kandahar, che era in mano ai Talebani.

Era il 1999, più o meno.

Ricordo la strada, e tanto paura.

3- Un viaggio che vuoi ricordare o una sosta durante un viaggio

Un viaggio da Atene a un’altra città in Grecia che si chiama Patrasso.

Mi ricordo che abbiamo fatto una sosta di 8 ore dentro un furgone sotto il sole.

Facevamo i viaggi “neri”, stavamo nascosti, e ci siamo fermati per 8 ore dentro il furgone.

Faceva caldissimo.

4- La differenza tra i guidatori afghani e quelli italiani

La differenza è che gli afghani mettono la musica molto alta, guidano ad alta velocità e le macchine sono tanto sporche, perché le strade non sono perfette come qui.

5- Che tipo di automobili ricordi in Afganistan ?

Le macchine giapponesi.

Il nome della macchina è “Twitta”, perché in Afghanistan funziona la macchina giapponese, e alla gente piacciono tanto le Twitta.

6-Un viaggio che vorresti fare, con chi ?

Il viaggio che voglio fare è Torino Parigi, con mia moglie e la mia bambina.

7-E dietro la curva ?

Dietro la curva in Afghanistan c’era una poveretta che sedeva sulla strada.

Appena la macchina curvava vedevi una poveretta che voleva soldi, quindi tu dovevi dare i soldi, e lei ti faceva passare.

Altrimenti lei dormiva dietro la curva, quindi dopo ogni curva ti dovevi fermare perché sapevi che dopo probabilmente c’era una persona che voleva dei soldi.

1 commento
  1. Renato Ronco
    Renato Ronco dice:

    Che cruda realtà. Ognuno di noi dovrebbe riflettere su questo sfregio a troppi umani costretti a vivere come, o peggio, delle bestie. Anzi i nostri animali domestici sono trattati ben meglio…..

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