Sono loro i pionieri dell’elettrico

I giornaloni parlano dell’elettrico scuotendo il capo: le macchine costano troppo, le colonnine non ci sono…Sia Il Corriere della Sera sia Repubblica, nelle pagine dei Motori pubblicate negli ultimi giorni, avanzano le solite perplessità sull’avvento dell’auto a emissioni zero, riprendendo in buona parte le argomentazioni dell’Associazione europea dei costruttori (ACEA). Buttiamo tutto a mare, dunque? E chi glielo dice poi all’ACEA che, mentre lei si preoccupa di fare lobby per frenare una possibile rivoluzione nella mobilità, i suoi principali associati stanno preparando decine di nuovi modelli spinti solo da motori elettrici? Quando si parla di un’innovazione così radicale, di cui la stessa industria dell’auto ha un assoluto bisogno, non bisognerebbe mai dimenticare almeno due cose:

  1. Tutti questi balzi in avanti hanno bisogno di tempo: vi ricordate i primi computer? Erano degli autentici mostri che occupavano edifici interi. Poi la tecnologia si è affinata e si è riusciti a costruire oggetti infinitamente più piccoli e infinitamente più veloci. Lo stesso accadrà per l’elettrico, dato che stiamo parlando di una corsa che è solo agli inizi, ma che si preannuncia difficile quanto promettente. Ogni anno escono modelli più performanti, sia in termini di autonomia, sia in termini di prestazioni.
  2. Quando parliamo di una svolta così importante, non si può prendere in esame solo la situazione italiana: da noi si vendono pochissime macchine elettriche (non arriveranno a 2 mila in tutto il 2017), un po’ per il disinteresse-ostracismo della Fiat, un po’ perché non ci si fida della possibilità di ricaricare, vista la scarsità di colonnine. Ma nel resto d’Europa, per non parlare della Cina e degli Stati Uniti, le immatricolazioni crescono mese dopo mese: in Inghilterra a ottobre c’è stato il crollo del diesel (-30%) e un consistente balzo in avanti dell’elettrico e dell’ibrido (+37%).

Quando si muoverà il mercato anche da noi? Per ora gli acquirenti sono i cosiddetti pionieri, gli early adopters, persone che superano lo scoglio del prezzo d’acquisto con capacità economiche e motivazioni personali forti. Persone che vogliono essere protagoniste del cambiamento e, nella maggior parte dei casi, conducono una vita molto attenta al tema della sostenibilità. Lo spiega, molto meglio di noi, il breve filmato che potete cliccare qui (https://youtu.be/YEI7ntt8i3A), realizzato da Alperia, l’azienda altoatesina dell’energia. Sono storie di case ecologiche, di produzioni agricole bio, in cui l’auto elettrica arriva come la ciliegina sulla torta. Ci crede fermamente anche il direttore generale di Alperia, Johann Wolfharter, che pure ha una storia professionale tipica di quelli che gli inglesi chiamano i car guys, ovvero i ragazzi dell’auto, avendo lavorato ad alto livello in Alfa Romeo, Volkswagen e Fiat.

Attenzione poi a non sopravvalutare il problema delle colonnine di ricarica: in questa prima fase le elettriche saranno utilizzate soprattutto per il cosiddetto commuting,ovvero percorsi che si misurano in decine di chilometri entro un raggio ristretto, non per lunghi percorsi autostradali. La ricarica, quindi, avverrà soprattutto a casa; o in azienda, se la macchina è della ditta per cui si lavora. Le colonnine pubbliche servono anche per rassicurare che, all’occorrenza, un’alternativa c’è, ma sarebbe folle oggi acquistare un’elettrica senza avere la possibilità di ricaricare in proprio. Poi verrà il tempo di ricariche più veloci e di colonnine sparse veramente dappertutto, ma non è certo un discorso di oggi. Aspettiamo e vedremo, sapendo che solo un fanatico potrebbe chiedere a breve la sparizione delle auto a combustione interna. No, ma di una bella, solida alternativa c’è bisogno presto, se vogliamo rendere le città più respirabili e meno rumorose. E magari meno congestionate, se i costruttori avranno l’intelligenza di mettere in tre metri di macchina quel che adesso si mette in quattro o cinque.

P.s. L’auto elettrica si è conquistata un nuovo nemico: si chiama Donald Trump, il presidente che vuole togliere gli incentivi all’acquisto decisi a suo tempo dall’amministrazione Obama. Molti nemici, soprattutto di questo tipo, molto onore. (vaielettrico.it)

2 commenti
  1. Gianni Mollo
    Gianni Mollo dice:

    Vorrei solo ricordare che
    Sono 39 i capoluoghi di provincia italiani che nel 2017 hanno superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo. Otto paesi in procedura di infrazione, tra cui l’Italia, la Commissiona Europea in questi giorni ha lanciato anche un ultimatum al nostro paese, chiedendo In mancanza di rimedi concreti il rinvio alla Corte di giustizia europea con inevitabili e salatissime multe per l’Italia.
    Uno dei principali responsabili dell’inquinamento è il traffico urbano: i trasporti stradali, infatti, producono più di un quarto del totale delle emissioni.
    Questo dovrebbe bastare per incentivare questo nuovo mercato.
    Se non vogliamo morire avvelenati.

  2. Mauro Tassinari
    Mauro Tassinari dice:

    Il lavoro dei computer è muovere informazioni = cose astratte.
    Il lavoro di un veicolo è trasportare oggetti concreti.
    => Qualsiasi paragone tra automobili e computer è forzato e scorretto.

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