Torino e il Comandante
Nell’immaginario collettivo nazionale Torino è ancora per molti il luogo dell’industria, della fabbrica, del “ruscare”, verbo dialettale che sta per lavorare duro, con impegno. Ma oggi non è più così. Con lo sfumare dell’accoppiata città fabbrica in cui tutto è per il lavoro e il resto rimane in subordine, i tempi e i modi di vivere dei suoi cittadini sono condizionati dalla produzione, Torino passo dopo passo è cambiata.
Non è stato un cambiamento indolore anzi. Slegandosi gioco forza da uno stretto rapporto con la Fiat e il suo indotto, ha subito e subisce la crisi lacerante dei posti di lavoro, ma non solo. E’ anche questione di ruolo, mentalità e percezione della propria realtà urbana, della funzione della stessa.
Torino non è nuova a questi cambiamenti imposti dalla storia. Quando nel 1864 la città perde il prestigioso titolo di capitale del neonato Regno d’Italia, passando lo scettro a Firenze, i torinesi protestano e tanto. Ci sono disordini: durante una manifestazione in piazza San Carlo il 22 settembre 1864 il Regio Esercito spara sulla folla. Bilancio 52 morti ed oltre 200 feriti. Perché non essere più “la” capitale non è solo prestigio che se va altrove, ma molti posti di lavoro che sfumano per sempre. Torino ci mise poi decenni a darsi un nuovo ruolo, appunto quello di città fulcro dell’industria nazionale.
Oggi questa vicenda industriale e sociale di massa è stata molto ridimensionata. E Torino è già cambiata, anzi vive in un cambiamento continuo. Di questa mutazione, e di mobilità urbana, abbiamo l’opportunità di parlarne con un protagonista eccellente, perché nel suo lavoro quotidiano ha la possibilità di sentire il battito del polso della città che muta: Alberto Gregnanini, 62 anni, emiliano d’origine, torinese d’adozione, Comandante della Polizia Municipale della città. Quasi quarant’anni di vita lavorativa che si è dipanata passo dopo passo, grado dopo grado, indossando sempre la divisa dei “civich” (Ndr vigile, in dialetto torinese)
Comandante qual è il profilo della Torino odierna?
“E’ una realtà in movimento che cerca con caparbietà nuove strade e, mi pare, che le individui. Si potrebbe dire che il punto di svolta sia stato il pensare e poi l’agire nell’immaginare una città non tutta per la fabbrica e le sue esigenze ma anche altro. Il voler riaprire un cassetto colmo di opportunità talvolta volutamente dimenticate, quali la fruibilità degli spazi urbani, una viabilità più agile e sicura che garantisse a tutti, in particolare ai pedoni la fruizione delle strade, la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico, non dimenticando mai le possibili ricadute economiche”
Già, perché un po’ di anni fa Piazza Castello era ancora ridotta ad una rotonda e la via dove ha sede il Museo Egizio era dotata soltanto di un piccolo marciapiede su cui camminare in fila con attenzione per evitare i tram che la percorrevano.
Ma quando è iniziata questa evoluzione?
“Con la pedonalizzazione di Piazza Castello. Oggi è una vera Piazza d’Italia aperta, fruibile così come lo sono da sempre nella storia delle città italiane le piazze: il luogo dell’incontro, della comunicazione, delle cerimonie ufficiali e quindi della testimonianza di essere una comunità. La grande occasione di questa svolta radicale sono state le Olimpiadi Invernali del 2006. E da lì che Torino è cambiata. Il mondo, lo dico senza pensare di esagerare, ha avuto modo di apprezzare una Torino diversa, sconosciuta, imprevedibile e bella. Non soltanto la sede della Fiat e della Juventus, unici simboli per decenni della città nel mondo. Non a caso Piazza Castello è stato il luogo delle cerimonie di premiazione. Il bello è che non solo il mondo si è accorto di una Torino inaspettata ma pure i torinesi. Sulle prime, come sempre del resto, erano titubanti, borbottavano. Poi quando le Olimpiadi sono partite son cambiati di colpo. Orgogliosi della loro città, disponibili al dialogo. E’ stata una cosa improvvisa. E dire che fino a poco tempo prima i turisti erano visti come una rarità, al massimo erano i francesi dell’altra parte delle montagne che scendevano a Torino per far la spesa risparmiando, la domenica anche in centro non era facile trovare un ristorante aperto”
Quindi una rivoluzione non solo dei luoghi ma anche delle menti.
“Esatto. Si è capito che si poteva calare una carta importante per il futuro della città, letto anche in chiave di opportunità di lavoro. E si è avviato un progetto ampio che dal completo restauro della Venaria Reale alla progressiva pedonalizzazione del centro storico, alla messa in funzione della metropolitana ha portato alla condizione attuale. E così si è scoperto anche quel che era sotto gli occhi di tutti ma che, forse, noi torinesi non percepivamo appieno. Torino, il suo cuore, le sue bellezze sono perlopiù concentrate in un fazzoletto di due chilometri per due. C’è di tutto, dalla Mole Antonelliana, col suo fantastico Museo del Cinema e a due passi i Palazzi Reale, Madama e Carignano e accanto il Museo Egizio e all’opposto la Galleria Sabauda, le Torri Palatine romane e il mercato di Porta Palazzo. E mi scuso per tutto il resto che non ho citato sia nella zona sia in altre parti della città”
Ma la pedonalizzazione del centro ha creato problemi, incomprensioni, polemiche?
“Certo. I torinesi sono sempre restii ai cambiamenti. Quando sul finire degli anni Settanta si decise di pedonalizzare via Garibaldi scoppiò una tempesta. I commercianti s’inalberano. Dissero che tolti tram e auto la via sarebbe morta e loro falliti. Ben presto invece cambiarono opinione…
Mancano pochi giorni all’Ostensione della Sindone, come vi state preparando dal punto di vista organizzativo?
“E’ un evento importante per la fede e la spiritualità di tanti, ma anche una grande opportunità per Torino. Desidero ricordare che avremo anche l’onore della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di Papa Francesco. Nella mia carriera di vigile urbano ho seguito da protagonista operativo tutte le ostensioni dal 1978. Oggi posso dire che siamo pronti. Abbiamo cercato per quanto ci compete di essere in grado di accogliere gli ospiti nel modo migliore e più semplice. Il tessuto viario di Torino come per le altre ostensioni, ci ha aiutato. Il problema più importante da risolvere è stato quello dello stazionamento dei pullman, il mezzo più utilizzato dai visitatori. Ebbene siamo in grado di accoglierli in un parcheggio dedicato, facendo scendere i passeggeri, in un’area distante non più di 500 metri dal Duomo, raggiungibile con un percorso protetto attraverso i Giardini Reali. Inoltre garantiremo la fluidità del traffico ordinario cittadino, per intenderci quello di tutti i giorni. La nostra forza operativa sarà basata sull’impegno di 1750 persone, tante, anche se a dire il vero ne occorrerebbero almeno altre 250. Infatti i vigili urbani sono impegnati in un’articolata serie di attività sul territorio comunale che non solo attinenti al controllo del traffico”
In questi ultimi anni, per quanto riguarda la mobilità urbana, che rapporto avete impostato con gli automobilisti ?
“Abbiamo cercato e cerchiamo nei fatti di attuare quella che io chiamo “educazione civica alla mobilità”. Torino è innervata di lunghi corsi: è facile quindi superare i limiti di velocità. Per ridurre questo fenomeno abbiamo installato degli autovelox. Molti dicono che l’abbiamo fatto per fare cassa per il Comune. Io rispondo che è tutto fatto alla luce del sole, senza “trappole”, infatti preventivamente ogni settimana pubblichiamo sui giornali cittadini e sul web, dove sono piazzate le telecamere. Non nascondiamo nulla. Anzi vogliamo far sapere che siamo sul territorio e dove. Non è una multa in più che ci fa sentire a posto col nostro dovere. Siamo soddisfatti invece di poter dire che le telecamere e il controllo diretto dei vigili in strada, uniti a una maggiore maturità di chi guida oggi, hanno portato dai 6.424 sinistri in cui sono stati coinvolti 12.964 veicoli che drammaticamente hanno causato 31 deceduti e 5.362 feriti del 2011, ai 5.636 incidenti in cui sono stati interessati 11.378 mezzi che hanno causato 21 morti e 4.632 feriti del 2014. Queste sono le cifre che ci interessano, perché riguardano la salute e la vita delle persone. A questo dato – continua Gregnanini – ne aggiungo un altro riguardante i controlli effettuati su chi guida, relativi all’assunzione di alcolici e sostanze stupefacenti. L’incentivare quest’attività, in particolare nei fine settimana e nei luoghi della “movida” torinese, ha portato in questi ultimi anni a un calo delle sanzioni comminate che su 100 controlli, sono scese da 18 contestazioni a 3. Infine desidero ricordare che ci stiamo impegnando per rendere più responsabili anche i ciclisti, che spesso non rispettano il codice della strada anche a loro rischio”.
Un’ultima domanda d’obbligo Comandante. Lei come si muove in città?
“A secondo delle necessità, metto in pratica una mobilità molto articolata, utilizzando i mezzi pubblici, uno scooter o la mia auto, una Fiat 500”
Bella intervista, ma ……..
Nella risposta alla seconda domanda, l’Egr. Comandante quando ricordava tra i simboli della città nel mondo, giustamente la fiat e la juventus, ha omesso-(forse per via della sua fede pallonara?)-un accenno non poco rilevante, e mi riferisco a un mito: il GRANDE TORINO!