Brexit: un’opportunità per chi resta

Dicono che a fronte di cambiamenti radicali si possano scoprire grandiose fortune. Cerchiamo pertanto positività nella Brexit!
Torniamo agli anni ottanta.
Il Giappone produce e vende automobili come fossero caramelle.
Esporta veicoli a prezzi concorrenziali forte di uno Yen basso e invade prima gli USA, poi tenta la medesima operazione nel Vecchio Continente.
In Europa si scatena una guerra senza esclusione di colpi tra i vertici delle Case automobilistiche, la politica, tra chi sta al di qua della manica e chi al di là, ma anche un ruolo fondamentale lo giocheranno quelli dell’altra sponda sull’Atlantico, GM e Ford.
Tra i grandi attori ricordiamo Calvet di PSA e la Thatcher, primo ministro inglese.
Proprio la Thatcher che era contro l’Europa, permette ai Jap di produrre in UK così da evitare i dazi d’importazione. Permette di creare le fabbriche cacciavite. In poche parole offre un buon cavallo di…Troia agli occhi a mandorla e ne trae grandissimo profitto. Pochi capiscono l’operazione Nissan Alfa, che aveva al principio le potenzialità per portare “Sunderland” in Italia, uno stabilimento potenziale da 400 mila veicoli l’anno, ma soprattutto che poteva generare nel Bel Paese quello che ha dato agli inglesi in trent’anni, oltre 1.5 milioni di posti di lavoro nell’area automotive!
L’8 settembre 1986 la Thatcher presenzia all’inaugurazione dello stabilimento Nissan di Sunderland, ancora oggi in attività dove sono uscite auto mito come la Micra e la Qashqai.
Per quasi trent’anni tanti godono di questa situazione, poi il brutto risveglio.
Ebbene, da ieri tutto è cambiato e sarebbe il momento giusto per chiedere un dazio adeguato a chi non produce ma vende in Europa, chi oggi produce là e smercia qua.
Ciò potrebbe creare una interessante opportunità per pensare di spostare da là a qua aziende la cui produzione automobilistica è attorno al milione e mezzo di unità all’anno!
Honda, Nissan, Ford, Toyota, Mini, Rolls…hanno fabbriche che producono tanto, ma la cui produzione maggioritaria viene esportata oltre la Manica.
Ebbene, per evitare di andare incontro a dazi difficili da gestire sui bilanci, potrebbero portare gran parte della loro produzione in Italia, Spagna, Austria, Turchia… porti più sicuri esenti da balzelli che compenserebbero le scelte di chi pensa di poter vivere con furbizia, ma soprattutto che farebbero capire a tutti che l’Europa è come gli USA, la Cina…un mercato dalle grandi potenzialità, ma che pretende, perché non terra di nessuno.

E chi pensa che ciò sia difficile sappia ad esempio che Honda, oltre Swindon dove iniziò la produzione dell’Accord nel 1992 oggi ha anche una fabbrica in Turchia, quindi spostare è più semplice di quello che si pensi. Così come Nissan che potrebbe potenziare il sito produttivo spagnolo. E se si fosse bravi, oggi si potrebbe portare qualcosa anche in Italia così da mettere una toppa alle tante voragini che abbiamo.

PS Ieri il neo sindaco Sala sulla Brexit ha ricordato che Milano è una piazza finanziaria che potrebbe aspirare ai risultati di Londra. Non è da escludere che la sede fiscale di FCA dal Regno Unito torni nel Bel Paese.

1 commento
  1. Gianfranco Chierchini
    gianfranco dice:

    Concordo con le considerazioni espresse. Spero che il nostro Paese e le nostre città riescano a fare, o a fare meglio, marketing non solo delle bellezze del paesaggio ma anche delle potenzialità del territorio.

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