Una SUV da due tonnellate non può essere una Lotus

Non è un mondo per vecchi e nostalgici. Ma una Lotus SUV da due tonnellate non sarebbe nemmeno il mondo di Colin Chapman che aveva fondato il suo credo su questo concetto «L’aggiunta di potenza ti rende più veloce sui rettilinei. Sottrarre peso ti rende più veloce ovunque.» Voleva soltanto auto leggere, almeno le sue, il grande Colin.

Bisogna accettare il nuovo che avanza, questa è una regola da persone sagge, però la Lotus Eletre, lunga oltre 5 metri, pesante e ingombrante, è un bel colpo di spugna su un dogma che aveva fatto la storia della Lotus, una marca estremamente british e diventata adesso cinese, estremamente cinese.

Della vettura ha scritto tanto e al solito bene Fabio Sciarra (https://www.quattroruote.it/news/nuovi-modelli/2022/03/22/lotus_eletre_dimenticate_tutto_quello_che_avete_saputo_arriva_la_suv_elettrica_di_hethel.html) che non serve entrare nei particolari.

La Cina impone al mondo la trazione elettrica perché a loro, i più grandi inquinatori del pianeta, serve così. Possiedono quasi in esclusiva tutto quello che è indispensabile per le vetture alla spina e s’immaginano grandi guadagni e grandi speculazioni. Bravi loro e miope l’occidente che butta via un secolo e mezzo di storia invece che continuare a perfezionare il suo knowhow, le sue competenze.

Li Shufu, patron della Geely Automobile Holdings, i suoi affari li sa fare bene e non si tira certamente indietro se deve passare con una ruspa sugli edifici costruiti in tanti anni dai marchi che si è portato in casa. Poco gli importa se la sua Volvo si era costruita una fama e una storia sulla sicurezza e sui motori diesel, combinazione perfetta per gli agenti di commercio, i suoi più fedeli clienti, macinatori di chilometri. Tutto cancellato, si va soltanto con l’elettrico. E con la Lotus stesso piano industriale estirpando le radici e calpestando la filosofia del fondatore che predicava «Semplifica, quindi aggiungi leggerezza». Nessuno è più capitalista e meno sognatore dei capitalisti cinesi. Conta soltanto fare quattrini, e di Lotus elettriche ne venderanno tante, soprattutto tra Shanghai e Pechino dove la cultura automobilistica è pari a zero come le presunte emissioni.

Direte, ma Li Shufu è anche il più grosso azionista di Mercedes, la casa che di fatto ha inventato l’automobile. Cancellerà anche quelle pagine epiche a cominciare dalla più importante, allorché Bertha Benz fu la prima donna dell’auto quando grazie al suo viaggio di quasi 100 chilometri effettuato nel 1888 al volante della Patent Motorwagen (la prima vettura di sempre) progettata dal marito fece capire al l’importanza dell’automobile? Ma sì, tutta roba buona soltanto per i libri.

Mi dispiace per i tedeschi, giustamente orgogliosi della casa della stella, ma si dovranno rassegnare anche loro. Si sono presi in casa un padrone, quindi non hanno scelta. D’altronde uno dei proverbi più conosciuti di Germania canta così «Quando il denaro bussa, le porte si spalancano. Dio regna nei cieli, il denaro sulla terra.»

Ma il vero problema non saranno la Lotus, la Volvo oppure la Mercedes che legano il carro dove vuole il padrone. Questo ci sta. Ci sta meno che tutti gli altri si adeguino rischiando di andare a farsi del male. La Cina ci ha dichiarato guerra, e non farà prigionieri.

(https://blog.quattroruote.it/viamazzocchi/)

2 commenti
  1. enrico minazzi
    enrico minazzi dice:

    Caro Carlo,
    come non condividere il tuo rammarico e il tuo scandalo per questa Lotus che non può essere una Lotus? Te lo dice un diversamente giovane che da sempre ha amato e fatto il tifo per le verdi-gialle Lotus progettate da quel genio che è stato Colin Chapman, auto che hanno stupito a Le Mans nelle piccole cilindrate e in Formula 1, come ben sappiamo. Per non parlare dei gioielli di produzione. Grazie di cuore per l’intervento sulle caviglie del ricco proprietario cinese. Lui se ne farà un baffo di queste critiche sacrosante, ma finché avremo fiato queste cose le dobbiamo scrivere a chiare lettere. La storia resta, anche se cercano sempre più di cancellarla. Un caro saluto. Enrico

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