Una volta c’era la Kodak
Ed è sparita dalla sera alla mattina.
Una volta erano un centinaio i modelli in vendita, oggi ce ne sono più di seimila.
Una volta quando si andava negli USA c’erano auto grandi e pochissime europee, oggi non è più così. Così come una volta la Cina era il più grande mercato delle bici mentre oggi è dell’automobile.
Una volta, ma nemmeno tanto tempo fa, i grandi mercati erano principalmente due: quello americano e quello europeo, oggi sono diventati tre e presto saranno quattro con l’India e si spera anche per un quinto.
Insomma, il mondo è proprio cambiato e, inevitabilmente, il fare giornalismo.
Ieri la notizia andava cercata, oggi va selezionata.
Ieri avere un’auto nuova su cui scrivere era merce rara, oggi, ogni giorno esce un nuovo prodotto. E in più chi decide come comunicarlo inizia da lontano creando più notizie possibili.
Ma non è solo tutto questo ad avere complicato la vita. Ci si è messa pure l’elettronica: sempre oggi si hanno tantissime configurazioni per motore, sterzo, trasmissione, sospensioni… e chi più ne ha più ne metta per avere più auto in una. L’ultima moda? Un tasto che cambia il rombo del motore.
Ebbene, con tutte queste variabili la mole di lavoro cresce in modo esponenziale tanto da far affermare che non basta più il… giro dell’isolato.
In questo contesto delle molteplici variabili si inserisce anche il discorso cerchi e gomme, su cui ebbi una divertente discussione con chi mi ha portato a questa professione, Giorgio Lago e Maurizio Refini. C’eravamo arroccati sul valore che davano le ruote larghe e i vantaggi tra cerchi in lega e cerchi in acciaio. La stragrande maggioranza dei marchi automobilistici offriva solo un cerchio, in ferro e un’unica misura. Solo le più sportive offrivano l’opzione del cerchio in lega. Oggi se riportassimo quelle discussioni considerando l’offerta di BMW, Audi…. ci sarebbe da parlarne per una settimana perché sono almeno una quindicina le varie opzioni di cerchi e altrettante misure per ogni singolo modello. Quindi a domanda “come va quell’auto?”, mentre ieri si potevano dare indicazioni rilevanti senza considerare il tipo di cerchi e gomme, oggi si deve andare sullo specifico perché i risultati sono molto diversi. Giusto per dare un’idea da un test comparativo strumentale fatto nel passato ricavammo che oltre a cambiare la velocità di percorrenza in curva c’erano differenze anche del 20% alla voce frenata e consumi tra una misura base e una esasperata. Per non parlare poi del comfort ma anche delle sensazioni di guida: una gomma stretta, se si esagera, stride e allarga la traiettoria; una larga e dal profilo ribassato è più silenziosa, tiene tanto e poi molla. Anche, non è raro, all’improvviso. Quindi a seconda del guidatore va anche fatta la scelta. Ricordo dopo una prova tirata con Paul Frere, su una 911 naturalmente perché sua auto preferita ,che giungemmo alla considerazione che è proprio indispensabile, come lui faceva di abitudine, scrivere misura e marca della gomma.
empre oggi anche in altre voci bisogna imparare a fare dei distinguo.
Prendiamo ad esempio la visibilità posteriore, fino a ieri se c’era un’auto con il lunotto piccolo e alto si poteva facilmente criticare: si vedrà poco. Ma come sempre più spesso accade oggi, se quell’auto ha una telecamera posteriore efficiente e sensori di distanza che ben funzionano, il risultato cambia e molto. Quindi da una singola voce oggi dobbiamo considerarne e valutarne almeno altre tre. “Zoomando” ancora di più su questo argomento si pensi al tergilunotto e alla pulizia della telecamera… Alcune auto hanno sistemi per tenerla efficiente, altre…???
Lo stesso dicasi per il sistema di trazione integrale. Fino a pochi anni fa si contavano su una mano, oggi invece tra giunti, frizioni, gestione con controlli elettronici…c’è da farsi venire ogni volta un bel mal di testa per capire cosa c’è sotto. Inoltre non va sottovalutato che alcune soluzioni presentano nel tempo grandi differenze perché si usurano maggiormente. Come capitato nel confronto tra tre tedesche con tre sistemi differenti, con le quali ho percorso un bel po’ di chilometri fino a quando: una ha perso parecchia efficienza perché con un sistema a frizione che nel tempo si è usurato, una è rimasta in perfetta efficienza, la terza funziona ma…. quanta elettronica! Un aneddoto: un po’ di anni fa il Torsen era sugli altari. Una Casa automobilistica importante pensò di impiegarlo su alcuni suoi modelli dal piglio sportivo. Ma con il motore trasversale la potenza assorbita era maggiore di quella se l’auto avesse avuto il motore in posizione longitudinale. La conseguenza? Quell’auto poco andava, tanto consumava, anche i tecnici sbagliano.
Altro fattore importante che ultimamente viene poco considerato ma che mi ricordava sempre il maestro Gino Rancati è la manutenzione. Ebbene, vi siete mai accorti che ci sono macchine che necessitano di ore per cambiare il filtro dell’aria motore portando i costi di un semplice intervento alle…stelle? Si scrive a volte auto ben fatta: bisogna stabilire “se per chi ci lavora o per chi la possiede” chiariva sempre l’incredibile Rancati con una arguzia che si è persa.
E cosa dire sul mondo delle ibride se non che regna una gran confusione dove non mancano tanti furbetti?
A pensarci bene ieri era proprio più semplice.
certo ieri era tutto più semplice, c’era meno di tutto. Ma vediamo anche il lato positivo, Se non ci fossero i computer e il web non avremmo la possibilità di godere di una situazione come questa, dove siamo in grado di scambiarci informazioni e pensieri far tante persone, ognuna da casa propria. Avremmo dovuto darci appuntamento, ogni tanto, magari davanti a un buon bicchiere di vino o di orzata (…e questo invece è quello che ci manca di più!) Un pensiero affettuoso a Maurizio Refini e a Gino Rancati (il mio maestro)