Caro Van Gogh, qui ci abitavo io!

Dal 26 gennaio al 28 aprile, Torino ospita Van Gogh – Multimedia & Friends, una mostra inedita caratterizzata da diversi spazi di fruizione fra cui una sezione multimediale, quella dedicata alla realtà virtuale, e la “Stanza dei segreti”, dove sono esposte alcune opere inedite al grande pubblico, originali di Monet, Renoir, Degas e dello stesso Van Gogh. Una mostra che sancisce la “riconsegna” ufficiale di un palazzo importante al pubblico di Torino.

A questo punto lecito chiedersi :” Vabbe’, ma che cosa c’entra Van Gogh con le automobili ?”.  Nulla, se non che il palazzo in questione è quello “Lancia”, per anni sede dell’omonima casa automobilistica, riportato al suo originario essenziale splendore da Bentley SOA che lo ha acquistato e ristrutturato nel rispetto del progetto originale dell’architetto Nino Rosani e dello studio Giò Ponti.

Ma se vogliamo dirla tutta, senza falsa modestia, è il luogo che mi ha ospitato per quasi cinque anni, alla fine degli Anni Ottanta, all’inizio della mia carriera professionale all’Ufficio Stampa, proprio della Lancia. Non ero assolutamente a conoscenza di questa nuova vita questo edificio, semi-abbandonato per anni, ma l’ho saputo grazie a una carissima amica, anche lei saltuaria frequentatrice del grattacielo in quegli anni. Da quel momento la mia mente è stata invasa dai ricordi.

Impossibile dimenticare quell’ufficio al quattordicesimo piano, a metà del corridoio ( praticamente nel bel mezzo della strada che passava molti metri più in basso). A dir la verità, l’ho vissuto ben poco, perché ero quasi sempre in giro per il mondo al seguito della squadra corse Lancia a “ giocare con le automobiline da corsa “, come diceva sempre qualche collega un po’ burlone.

Quel fischio che, quando c’era una bava di vento a livello strada, lassù, invece, ti faceva sentire in mezzo alla bufera. Quella vista panoramica sulla città, che nei giorni buoni regalava dei tramonti spettacolari. E ancora, l’ascensore che si chiamava “Pater noster”, senza porte e che girava lentamente a ciclo continuo, per cui era necessario salire al volo. Perennemente in funzione, e soluzione di riserva ma efficace, quando gli altri ascensori erano rotti ( spesso) o sempre occupati.

L’ufficio ampio e spazioso, che condividevo con il mitico Sergio Bettoja, (https://autologia.net/sergio-bettoja-invento-linferno-dellelba/) dotato di ampie scrivanie su cui poggiavano i telefoni grigi con un tasto enorme da schiacciare per riuscire a rispondere o avere la linea esterna. Facile immaginare il divertimento a usare direttamente la cornetta per premere il pulsante.

E come dimenticare il “ticchettio” della macchina da scrivere elettrica. Un incubo per me, abituato a pestare sui tasti della mia “Lettera 35”.  Ricordo ancora adesso i fiumi di bianchetto sprecato per coprire gli errori di battitura e soprattutto la mia grande ammirazione per le segretarie che scrivevano senza commetterne alcuno.

Il fascino degli scaffali con tutta la raccolta delle note stampa, tradotte in 4 lingue e  ovviamente cartacee, per non parlare poi dell’archivio fotografico , con le migliaia di foto stampate e le diapositive messe tutte in ordine vicino al tavolo “luminoso” . il regno del mio vero e unico maestro, Alfio Manganaro (https://autologia.net/manganaro-vorrei-dedicare-il-mio-futuro-al-recupero-dimmagine-dellautomobile/). Colui che mi ha guidato alla scoperta di tutti i segreti dell’Ufficio stampa, specialmente dopo che la Lancia abbandonò i rallies e io smisi di “giocare con le macchinine”. Colui che, al di là del corridoio, sentivo mugugnare e brontolare come una pentola di fagioli ogni volta che il capo urlava dal suo ufficio : ” Dov’è il giovane Manganaro ??? ”.

Ecco, questi sono solo alcuni ricordi di quello che fu l’Ufficio Stampa della Lancia, di cui ho fatto indegnamente parte. Scampoli di vita quotidiana all’interno di un edificio costruito a cavallo tra il 1954 e il 1957, commissionato dall’industriale Gianni Lancia per riunire in un unico palazzo gli uffici amministrativi e tecnici dello stabilimento di borgo San Paolo, connettendo i due blocchi che si affacciano su via Vincenzo Lancia. A nord e a sud del grattacielo, sorgevano le officine Lancia.

Oggi,  quell’edifico ospita “Spazio Lancia” ,  un nuovo spazio espositivo, al primo piano di Palazzo Lancia, completamente rivalorizzato anche sotto il profilo architettonico, sebbene fedele, nelle linee, alla struttura originale,  dedicato alle mostre e ai nuovi concept che si presenta con l’intento di diventare un luogo di confronto culturale, alternando la proposta delle nuove generazioni di artisti e collaborazioni con le grandi istituzioni culturali della città.

Però, caro Van Gogh, ricordati che in questo edificio si sono scritti alcuni dei capitoli più importanti dell’industria e dell’imprenditoria italiana, ma soprattutto che  prima di te ci ho vissuto io…

pignata 1

1 commento
  1. Eraldo mussa
    Eraldo mussa dice:

    bravo maurizio, un bel pezzo di storia e di memoria, di ironia senza nostalgia !

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