La mia cara Deltona gialla

L’Ospite di Autologia:

All’inizio degli anni ’90 Ivana ed io ci eravamo perdutamente innamorati della Deltona Gialla. Avevano fatto breccia nei nostri cuori sia le vittorie nei vari mondiali rally sia l’aspetto un po’ guerresco che ne caratterizzava lo stile. Ma costava una quarantina di milioni, e la cifra per me era inavvicinabile. Un giorno che ero con Beppe Anfuso, allora capo ufficio stampa di Fiat Auto, gli confessai quel nostro amore praticamente platonico. Beppe sorrise, prese il telefono in mano e confabulò con qualcuno. Poi disse: “Torna domani e troverai la Deltona gialla da provare”.
Non sapevo cosa dire, farfugliai un “grazie” e partii per Milano. Quando Ivana la vide ebbe dapprima un moto di sorpresa, poi si mise al volante e fece il giro dell’isolato. Scese e non disse niente, ma lo sguardo rivelava un “è mia” che non ammetteva discussioni.
Ce la tenemmo per un po’ con grande godimento. Le accelerazioni erano brutali, la tenuta di strada eccezionale, talvolta chiamavo al telefono Miki Biasion perché ci spiegasse qualche segreto, qualche trucco per guidare la Deltona in modo coveniente.
Così un giorno mi decisi a fare un sondaggio: “Beppe, quante rate puoi farmi dopo avermi fatto uno sconto?”. Risposta: “Vieni a Torino che ne parliamo”. Il giorno dopo, alle 9, ero nel suo ufficio. Cominciò il teatrino fra Anfuso e Alfio Manganaro: “Tu quante rate gli faresti?”, diceva uno. “Io al massimo 12”, rispondeva l’altro. Finché Beppe tagliò corto: “Hai dieci milioni?”. Balbettai un si, ben sapendo di mentire. Ma riunendo le mie e le forze di Ivana li avrei messi insieme. “Beh, fai l’assegno e la Deltona è tua”.
Cominciò un periodo d’amore intenso fra noi e la Giallona (così la soprannominammo) finché un giorno fra me e la Deltona si intromise la Ferrari 355. Anche stavolta un colpo di fulmine, ma solo per me perché Ivana restava fedele a quella vettura guerresca dallo stile squadrato e dal motore rombante. Dopo giorni macerati, una sera glielo dissi chiaramente: “Vendiamo la Deltona e pigliamo la 355, il Presidente ci fa uno sconto”. Quasi piangeva, Ivana, nell’acconsentire. E io mi sentivo una sorta di traditore perché Beppe, che aveva lasciato questo mondo un giorno all’improvviso, non avrebbe mandato giù la mia decisione.
Ebbi la Ferrari 355, me la rubarono e il Lloyd di Londra me la ricomprarono nuova. La tenni un paio d’anni, ma non era la stessa cosa perché ogni volta che vedevamo una Deltona Gialla a Ivana venivano le lacrime. Vendetti anche la Ferrari e ripiegai su una vettura meno appariscente ma altrettanto bella: la Peugeot 406 Coupé Settantanni disegnata da Pininfarina. Ma nel cuore, non mi sono mai perdonato il tradimento commesso verso la Deltona Gialla. Forse perché sentivo dentro che, quel tradimento, l’avevo commesso verso Beppe Anfuso.

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