Dimenticanza fatale

Negli Stati Uniti, dicono le fredde statistiche, ben 36 bambini all’anno muoiono in tenera età dimenticati dai genitori in vetture che diventano scatole infernali. Accade, c’è la probabilità: il cervello dei genitori che crea un “cortocircuito”. Complice la fretta e la routine. Succede a tutti di dimenticare oggetti in posti impensabili. Il caso più simile che mi viene in mente, come dinamica mentale, è quello delle chiavi lasciate nella serratura o nei lucchetti dei veicoli: moto, auto e biciclette. A due persone che conosco hanno rubato in questo modo una bici e una Vespa. Cose di poco conto, che però aiutano a capire che lo sbaglio e la dimenticanze sono cose abbastanza usuali per il nostro cervello.

Meno per la dinamica sociale, improntata da un efficientismo che impone di non lasciare nulla al caso.

Le logiche mentali che portano a quest’errore sono ben conosciute dai medici. Visto che può succedere, c’è da domandarsi come mai nessun soggetto (pubblico o privato) si sia impegnato per eliminare questa possibilità. Questo fatto stupisce anche perché le vetture moderne hanno sensori ovunque. Tanto per capirsi: c’è anche quello che “avverte” delle presenza di un passeggero su di un sedile, necessario per la logica di funzionamento di dispositivi come il pretensionare. Per non parlare di quello – odiatissimo – delle cinture di sicurezza. Il cicalino di crescente intensità obbliga anche i più incoscienti ad indossarle. E non basta, come facevano i proprietari delle Volvo di molti anni fa, piantare un chiodo nell’aggancio per farlo smettere.

Detto questo occorre correre ai ripari. Qualche genitore che ha subito questo torto dalla vita si è mosso, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica. Ma non basta. Sorprende anche la mancanza d’attenzione della NHTSA (National Highway Traffic Safety Administration) agenzia governativa statunitense facente parte del Dipartimento dei Trasporti che obbliga le Case a richiamare veicoli che presentano difetti in grado di comprometterne la sicurezza. Che io sappia non ha fatto nulla. Se identificasse in un veicolo un difetto che provoca 36 morti all’anni sarebbe intervenuta subito, obbligando richiami di mostruosa entità numerica.

Eppure le soluzioni sarebbero molto semplici e molteplici. Da quella più banale, come integrare l’aggancio delle cinghie del seggiolino con quello delle cinture di sicurezza, con l’aggiunta della funzione di segnalazione di sgancio quando si estrae la chiave dal blocchetto di accensione, all’apposita “app” sul cellulare. Per i motociclisti la soluzione può sembrare ancora più ovvia: sono abituati a mettere il “bloccadisco” e a segnarlo con un cordino giallo che si aggancia alla manopola. Un semplice accorgimento che permette di evitare una malsana partenza con il disco bloccato. Se i fabbricanti di seggiolini lo fornissero per legge forse anche la tragedia in Italia di qualche giorno fa si sarebbe potuta evitare: basterebbe agganciarlo in un punto visibile vicino al sedile del guidare. Abbinandolo magari ad un segnalazione acustica. Pensiamoci, esistono giochini per bambini ben più sofisticati.

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