Due grane per l’ASI: l’esposizione della collezione Bertone e la tassa di proprietà per le auto storiche

Ci sono momenti che l’automobilismo storico vive, ma che non tutti conoscono. Martedì 2 febbraio scorso Roberto Loi, presidente dell’ASI (Automotoclub Storico Italiano) si è recato alla Rai di Torino e, ospite del TG regionale delle ore 14, è stato intervistato da Nino Battaglia (conduttore del TGR a quell’ora) sulla “collezione” del carrozziere Nuccio Bertone (la quale, come già tutti sanno, è stata acquisita dall’ASI nel 2015, tramite asta on-line) e sulla sua futura collocazione per offrire a torinesi e turisti la possibilità di ammirarla: 79 tra prototipi e vetture proposte alle Case e poi prodotte, in grande o piccola serie.
Come, ad esempio, le Alfa Romeo: la Giulia Sprint coupé (del 1963, identiche linee della Giulietta Sprint, ben noto modello che, dal 1954, l’aveva preceduta), la grintosa Giulia SS (del 1963 anch’essa), la più “muscolosa” Montreal (1970, motore 8V con 200 CV), la 2600 Sprint (1964, forse la più potente Granturismo degli anni Sessanta, usata anche dalla Polizia Stradale) e la più recente Alfa GT del 2004.
E ancora le Fiat 850 Spider (1968), l’X1/9 (1981, in versione coupé e spider), derivata dal prototipo “Runabout”, creato nel 1969, su meccanica Autobianchi A112, anch’esso facente parte delle Bertone acquisite dall’ASI.
Senza dimenticare le Lamborghini Miura (che compie 50 anni) e Countach. Poi la mitica Lancia Stratos, regina dei rally, prodotta dal 1973 al ’75 in sole 495 scocche.
Tornando alla Rai. Il bravo Battaglia ha chiesto al presidente Loi come l’ASI avrebbe usato questo tesoro. “L’ideale – ha risposto Loi – sarebbe poterlo esporre nella nostra città, rendendolo visibile non solo ai torinesi, ma anche a turisti e appassionati di questo genere. Una galleria che dovrebbe far parte di un circuito cittadino, nel quale il capostipite è di diritto il Museo dell’Auto”. E magari potrebbe entrare a farne parte anche il Centro Storico Fiat.
“Diversamente – ha chiesto Nino Battaglia – c’è la possibilità che la collezione Bertone emigri verso un’altra città italiana?”.
“Sì – ha risposto Roberto Loi – e sarebbe un grande peccato. Come lei sa, è una collezione unica nel suo genere, creata da una delle grandi firme di Torino. Per ora è chiusa e sorvegliata negli spazi della Carrozzeria Bertone di Caprie, a inizio Val Susa. Ma se domani arrivasse un acquirente dello stabilimento dovremmo sloggiare. Dove metteremmo la collezione? Se le autorità cittadine non ci aiutano saremo obbligati a farla emigrare in un’altro capoluogo. Torino perderebbe un suo tesoro come, purtroppo, ne ha già persi molti in passato!”.
“Mi spiega infine – ha domandato Battaglia – il problema del pagamento per intero del bollo su vetture che hanno compiuto i vent’anni, definite d’interesse storico, e non ancora i trenta, dopo i quali diventano storiche e non pagano più? Bollo che si paga, mi pare, a seconda della potenza del loro motore”.
“Purtroppo la Regione Piemonte, come quasi tutte le altre, ha accettato. Si sono tenute fuori Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e, pare, la Provincia autonoma di Trento. Con i tempi che corrono – ha concluso il presidente dell’ASI – chi possiede una o più vetture di un certo valore e, con l’aggiunta del o dei bolli, non può mantenerla o mantenerle tutte, vende le più importanti tramite le aste straniere o Internet. All’estero se le accaparrano al volo, così vanno oltre confine. Chi possiede invece una vettura un po’ più modesta o senza pedigree sportivo, di grande serie, piacevole ma non rara, ben conservata o restaurata nel tempo, non ci viaggia sopra per lavoro, in città o fuori: se dotata di motore con discreta potenza costerebbe troppo in carburante e manutenzione. E il viaggiare nel traffico cittadino rischiando incidenti, strisciate o righe sulla carrozzeria? Non la si usa nemmeno per fare un viaggio: elevato costo del carburante a parte, specie per quelle con potenza sostenuta, sarebbe un inconveniente incorrere in un guasto e non trovare in loco un bravo meccanico che conosca il modello e sappia risolvere il problema, riparandola per rimandarci a casa. Così queste vetture possono essere rottamate e spariscono anch’esse. Le conseguenze? Distruzione dell’indotto competente – vecchi meccanici, carrozzieri, elettrauto, carburatoristi, sellai, tutti diventati rari – e anche della cultura, perché non riusciremo a tramandarle a figli e nipoti mostrando loro com’erano fatte le auto di ieri. Con queste sparizioni cosa ne verrà in tasca alle Regioni e allo Stato? Quasi niente rispetto a quel poco – si è parlato di un presunto totale di 78 milioni di Euro – (ma sembra siano parecchi di meno) – che speravano di incassare. Certo non sufficienti a rimettere in piedi l’Italia! Ne valeva la pena?”.

(Un esempio eclatante: non sono da considerare degne di entrare fra le trentenni vetture storiche le quattro serie delle Lancia Delta, tutte a quattro ruote motrici?
Dalla 4WD all’Integrale, dall’Integrale 16 valvole, all’ultima, l’Evoluzione?
Tutte – a parte la primissima serie della Delta 4WD – non hanno ancora compiuto trent’anni. Vetture che, impegnate nei rally, hanno consentito alla Casa torinese di diventare Campione del Mondo Marche dal 1987 al 1992, per ben 6 anni consecutivi!)

2 commenti
  1. Renato Ronco
    Renato Ronco dice:

    Pienamente c’accordo, anche se capisco che la regola di vent’anni è un po’ troppo di comodo e lascia entrare nel “gotha” dell’auto storica vetture che forse non lo meritano. La soluzione ottimale era probabilmente quella dei 25 anni. Avrebbe limitato gli abusi ed avrebbe anche reso di più allo Stato mantenendo in vita e in Italia tante belle auto.

  2. carlo
    carlo dice:

    Ritengo che con oltre duecentomila soci ASI avrebbe dovuto far valere la propria autorita magari non litigando con ACI ma unendo le forze per eliminare una legge assurda che sta rovinando tutto il settore e sopratutto fa perdere l amore anche alle nuove leve che dovrebbero essere la continuita di una passione immensa !!!!!!

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