Io c’ero a Ginevra al lancio della Fiat…Gingo

Io c’ero. C’ero in quell’apertura di Salone di Ginevra, mi sembra fosse il marzo 2003, in cui la Fiat toccò uno dei punti più bassi della sua storia e sembrava vicina alla capitolazione. Lo stand era stato rifatto in fretta e furia durante la notte, perché la Renault aveva diffidato la marca italiana dall’usare il nome Gingo per la macchina destinata a sostituire la Panda. Troppo scopiazzato da Twingo, sostenevano i francesi, e il duo che governava la Fiat di allora, Giancarlo Boschetti e Gianni Coda, aveva deciso di evitare una prova di forza, togliendo il nome Gingo dalle macchine e da tutto lo stand imbandierato a dovere. Trascorsi la mattinata nel box della Fiat a tentare di convincere Boschetti che l’infortunio era in realtà un colpo di fortuna, ma il nostro non sembrava convinto, diceva che le due macchine erano troppo diverse per condividere lo stesso nome.
Perché rievoco quell’episodio? Perché oggi, a una dozzina di anni di distanza, mi fa sorridere vedere che la nuova Twingo è una scopiazzatura pacchiana della Fiat 500, la sorellina della Panda. Certo, gli esperti di design mi spiegherebbero che ci sono mille dettagli a fare la differenza, ma il concetto di macchina a uovo di giacosana memoria (da Dante Giacosa, il mitico padre del primo Cinquino) è quello sputato. Per carità, la storia dell’auto è piena di vetture di successo scopiazzate dalla concorrenza (Mini docet) e questo caso non sarà certo l’ultimo. Ma almeno per questa volta la Fiat potrà dire di avere in casa l’originale. E al diavolo la Gingo, la Panda è stata poi uno dei pilastri su cui ha poggiato la lunga rincorsa verso il risanamento di Sergio Marchionne.

7 commenti
  1. Rino Drogo
    Rino Drogo dice:

    Anche io c’ero , come potrei dimenticare uno dei punti più bassi della mia esperienza con il “cliente” Fiat. In Agenzia ci interrogavamo sul fatto che si fosse toccato o meno il fondo. Ed era incredibile come noi si insistesse sul fatto di non buttare via il nome Panda e un management illuminato arrivava a deriderci dicendo che noi eravamo il vecchio e la Panda rappresentasse la preistoria dell’automobile. In preda a questa cecità strategica ci fu ordinato di preparare tutti i materiali per il lancio, cataloghi, materiale punto vendita e gadget marchiati Gingo (alcuni li conservo ancora gelosamente). Poi in una notte 20 giorni prima del lancio la clamorosa retromarcia. Non dirò il nome sotto tortura, ma la stessa persona che spingeva per Gingo voleva poi far reincidere il brano a Mina in quanto riteneva che la prestazione canora non era all’altezza della vettura. Per fortuna la Renault mandò quella lettera di protesta! …e oggi subisce con Twingo questo flop abbastanza prevedibile

  2. Pierfrancesco Caliari, blogger di Autologia
    pier francesco caliari dice:

    esatto caro alfio! comunque la nuova Twingo non vincerà l’auto dell’anno!

  3. Mister X
    Mister X dice:

    La vicenda della Gingo/Panda dimostra come spesso chi prende decisioni importanti possa sbagliare anche se e’ arrivato, grazie alla sue qualita’ professionali?, al gradino piu’ alto. Cosi’ com’e’ vero che la nuova Twingo ha copiato in modo spudorato la 500…manco i cinesi…

  4. umberto sapergo
    umberto sapergo dice:

    L’episodio della Gingo – Panda è verissimo. Ma per quel che ricordo io – e conosco alcuni retroscena per contatti famigliari – il cambio di nome ebbe luogo ben più tardi del salone di Ginevra: La vettura venne presentata a Lisbona nei primi di settembre del 2003 ed il cambio del nome – per le proteste della Renault – avvenne a poco più di un mese dalla presentazione quindi intorno giugno/luglio di quell’anno: Tra l’altro ho ancora una sacca con il nome Gingo ricoperto da una striscia di tessuto siglata Panda. E posso garantire che la vicenda provocò uno scompiglio non indifferente per tutta l’organizzazione dell’evento. Ma tutto sommato fu una gran fortuna per la Fiat. Vien da domandarsi come si fa a non capire che una delle prerogative attraenti della Golf è di chiamatsi sempre Golf da più di trent’anni !!!

  5. Paolo Vinai
    Paolo Vinai dice:

    Grazie per questa testimonianza che palesa una volta tanto il “dietro le quinte”, la fatica del lavoro che ha costellato le nostre vite operative. Dietro i lustrini e le pajettes tante volte ci siamo stati noi, con, direbbe Paolo Conte, “la faccia un po’ così” perplessi, ma presenti e sicuri di aver ragione. La vicenda della Gingo poi richiamata in soccorso Panda è emblematica di un mondo che punta tutto sulla novità, il nome carino, il glamour ipotetico. Panda pur essendo tenero come nome da dare ad una vettura era ed è giusta significazione di un’auto che è diventata ed è ancora in parte strumento di vita quotidiana di tanti di noi; se vogliamo una prosecuzione logica, tecnologica ma pure umana di quanto nel cuore di tanti son state la 500 e la 600, automobili di casa, appunto, grazie alle quali abbiamo percorso la nostra storia a quattro ruote…

  6. Gianfranco Strangis
    Gianfranco Strangis dice:

    Interessante testimonianza…anche i ricchi di budget e di task force di comunicazione, quando si tratta di naming, possono sbagliare. Il naming di prodotto è un argomento molto delicato da affrontare sempre con seri professionisti ed approfondite indagini.

  7. Autologia
    Autologia dice:

    Anch’io c’ero, naturalmente. Anche se andò un po’ diversamente e il nome venne cambiato alla vigilia della presentazione stampa. Ma la sostanza non cambia, E’ stato uno dei momenti più difficili della mia carriera professionale. Quando venne deciso di scegliere il nome Gingo, avevo dovuto fare buon viso a cattiva sorte anche perché io ero del partito che preferiva mantenere il nome Panda, ma che aveva perso nei confronti di quei comunicatori improvvisati che dominavano all’epoca. Oltre il danno la beffa: gli inviti (come quello riprodotto nella foto) erano già stati mandati a un centinaio di giornalisti, per cui mi toccò chiamarli uno ad uno e arrampicarmi sugli specchi per giustificare la decisione di tornare al nome originale. Andò bene così perché esiste un Dio dei “comunicatori” e in seguito riuscimmo addirittura con i colleghi Francesco Caliari, Maurizio Pignata e Paola Gandolfo a vincere il titolo di “Car of the year”, che ovviamente alla cerimonia finale andarono a ritirare quelli che volevano chiamarla…Gingo. Alfio Manganaro

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