La Squadra Corse Lancia fu la prima al mondo ad utilizzare i collegamenti radio

L’Ospite di Autologia: Giulio Mangano.

Grazie a Renato Ronco – ma anche all’inossidabile Daniele Audetto – per aver rispolverato un’affascinante storia, vecchia di quarant’anni (https://autologia.net/f-1-qualifiche-inguardabili-ferrari-invento-collegamento-radio-box/#comment-2945), alla quale mi permetto di aggiungere, per testimonianza diretta, qualche informazione supplementare ed una, finale, determinante.
La Squadra Corse Lancia fu la prima al mondo ad utilizzare nei rally i collegamenti radio. La prima idea era balenata a Cesare Fiorio che nella gloriosa ed irripetibile Targa Florio del Mondiale Marche (11 giri di 72 km del “Piccolo Circuito delle Madonie”, per un totale di 792 km; con condizioni spesso del tutto variabili, anche meteo, nei vari punti di un percorso che spaziava dal livello del mare ai circa 600 metri del tratto fra i paesi di Caltavuturo e Collesano) aveva notato come alcuni dei punti di assistenza su strada, utilizzati da Scuderie e piloti siciliani, fossero collegati via radio con la zona box. Siamo nei primi anni ‘70.
Per le sue caratteristiche assolutamente uniche nel campionato Mondiale Marche (gare di velocità, per lo più in circuito, ma – Targa a parte – non certo massacranti percorsi anche montani, quasi… da rally), la Targa Florio è stata, in molti casi, profondamente innovativa. Per esempio – per merito del collega Pietro Rizzo, allora Capo Ufficio Stampa della manifestazione – è stata la prima prova del Mondiale Marche ad offrire ai circa 600 giornalisti accreditati annualmente, il servizio telex, trasportando materialmente negli artigianali box delle “Tribune di Cerda”, in aperta campagna, le linee di trasmissione e le telescriventi del Servizio “Radiostampa”. Un’offerta a quei tempi non ancora disponibile neppure a Le Mans, al Nurburgring o a Monza! In quegli anni il pubblico, lungo i 72 km del percorso, si aggirava sui 600mila spettatori. Un record assoluto ancora imbattuto – TV esclusa! – per una singola manifestazione, in un solo luogo: le Olimpiadi si svolgono in siti e città differenti.
Pertanto, le radio per le assistenze erano quasi… obbligatorie, come dimostrò la Squadra Porsche, che fu fra le prime a provvedere. I piloti siciliani si appoggiavano per questo insolito “servizio”, soprattutto ad un paio di (allora) giovani architetti-radioamatori: Raffaele De Bonis (indicativo ministeriale internazionale di radioamatore: IT9RAI) e Franco Caleca (IT9XAI). La Lancia, dopo essersi rivolta ai radioamatori siciliani per l’assistenza alle comunicazioni in Targa Florio, passò ben presto non solo a “arruolarli” per tutte le gare Rally, ma anche – e questa fu davvero la “prima mondiale” – ad equipaggiare le proprie vetture in gara ed i mezzi di assistenza, di ricetrasmittenti a bordo. Nel frattempo si era passati a frequenze più elevate (VHF) e spesso si faceva ricorso a uno o due ponti-radio ripetitori, sistemati in cima alle montagne o su piccoli aerei monomotori (soprattutto in Africa, al Safari Rally) o elicotteri.
Con la nomina di Daniele Audetto a Direttore Sportivo della Squadra Ferrari F1 del 1976, era quasi inevitabile che l’esperienza radio accumulata nei Rally con la Lancia si trasformasse nella tentazione di installare le ricetrasmittenti VHF anche sulle monoposto della massima Formula. La prima difficoltà – poi rivelatasi insormontabile – fu l’avversità del Drake, che era personalmente e fortemente contrario ad una simile “contaminazione”, valutata come rischiosa.
Ciononostante, soprattutto per le insistenze di Audetto, il Grande Capo “concesse” una prova sperimentale di radiocollegamento. Le principali difficoltà furono – parliamo di 40 anni addietro… – la sistemazione dell’antenna a stilo (lunga circa 40 cm) sulla carrozzeria dell’auto, l’installazione degli auricolari e del microfono a cancellazione di rumore nel casco (di Clay Regazzoni, che effettuò il test, in un caldo pomeriggio estivo) e la possibilità di ospitare sotto della carrozzeria il relativamente ingombrante ricetrasmettitore (giapponese, marca “Standard”), in un ambiente ricco di preoccupanti ed inevitabili sollecitazioni, tanto termiche che elettriche e vibrazionali.
Il test fu effettuato sulla pista di Fiorano e, dopo alcuni giri di collaudo e perfezionamento, fu coronato da risultati positivi. Tanto che lo stesso Clay fu il primo a dichiararsi molto ottimista sulla disponibilità di un eventuale contatto con i box e la direzione sportiva della Squadra.
Nonostante ciò, al tirar delle somme ed al momento di passare dalla fase sperimentale a quella operativa, anche in gara, arrivò il “no” deciso ed insormontabile di Enzo Ferrari, anche perché, appena una settimana dopo, durante il Gran Premio di Germania, al Nurburgring, Niki Lauda rimase coinvolto nel terribile incidente che lo sfigurò a vita, privandolo anche del titolo iridato, per un solo punto nella classifica finale, a vantaggio di James Hunt (Hunt 69, Lauda 68). Così la Scuderia Ferrari, che di fatto sarebbe stata la prima protagonista della F1 a disporre di un affidabile collegamento radio fra i box e le monoposto (ovviamente, non si parlava ancora di telemetria, ma solo di comunicazioni scambiate a viva voce) dovette (o, meglio, volle) rinunciare a questo primato e non portò in gara – negli anni ’70 – una soluzione oggi divenuta indispensabile.
Raffaele De Bonis, purtroppo, è scomparso nell’ottobre del 2014, mentre Franco Caleca continua ad occuparsi di radiocomunicazioni e servizi accessori alle gare automobilistiche.
L’episodio del primo tentativo di radiocollegamento in Formula 1 è consultabile anche su questo link: http://www.cronolive.it/chisiamo.php.

2 commenti
  1. Franco Liistro
    Franco Liistro dice:

    Forse ci si dimentica che sempre la squadra Lancia (questa volta in pista per il mondiale Endurance) nel 1982 fu la prima a presentarsi alla 24 Ore di Le Mans con una vera e propria stazione meteo installata su un Fiorino. L’idea di disporre di una previsione meteo in tempo reale, informazione necessaria per le strategie di corse di 12-24 ore, fu come al solito di Cesare Fiorio e toccò a Gianfranco Silecchia, altro maniaco delle nuove tecnologie di allora, realizzarla. Ricordo la faccia stupita degli uomini delle squadre Porsche e Jaguar………La Lancia era avanti anni luce: in F.1 il meteo è arrivato oltre 10 anni dopo, ci si accontentava di studiare il vento cercando di capire il movimento delle nuvole…

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