L’Alfa Romeo in Formula 1 e “La congiura degli innocenti”

La recente uscita del libro “ La congiura degli innocenti” di Luca Dal Monte ha focalizzato l’avventura dell’ Alfa Romeo in Formula 1 negli anni  tra il 1976 ed il 1979.

Una vicenda intrigante, che vede protagonisti l’ing, Carlo Chiti, direttore generale dell’Autodelta, e Bernie Ecclestone, l’allora proprietario della Scuderia Brabham.

Un tourbillon di mosse e contromosse, perché mentre Chiti fornisce alla Brabham il suo motore, contemporaneamente porta avanti le costruzione di una Formula 1 tutta Alfa Romeo.

Ed è Niki Lauda, pilota della Brabham, il più sospettoso della eventuale concorrenza che l’Alfa-Alfa possa portargli. In mezzo a tutto questo gioco di astuzie e di contrasti si inseriscono l’intervento e le rotazioni dei massimi dirigenti dell’Alfa Romeo conseguenti alle ingerenze della politica nazionale sull’Azienda che è di proprietà statale.

Insomma quasi un “giallo” appassionante, ricco di colpi di scena, fondato su fatti e documenti reali che Dal Monte ha rintracciato negli archivi della Casa di Arese. E che ci rivela alcuni “dietro alle quinte” della spettacolo della F1, che spesso diventa più business che sport.

Questo libro appare quasi in contemporanea con le “magre figure” attuali del brand Alfa Romeo in Formula 1. Anche nell’ultima gara disputata, il Gran Premio del Messico, la Sauber che porta i colori dell’Alfa Romeo e che utilizza i motori Ferrari è stata protagonista in negativo con scarsi risultati ( un ritiro di Raikkonen ed un 15° posto di Giovinazzi ) e con un’immagine infelice durante un pit-stop ai box.

Il che ci fa meditare sullo strano  destino di questo marchio in Formula 1. Un marchio che dominò le prime stagioni della specialità con il Titolo mondiale nel 1950 ( pilota Nino Farina ) e 1951 ( pilota Manuel Fangio ) sulla scia dei grandi trionfi d’anteguerra.

Dopo di che il buio, o quasi. Soltanto due vittorie come motorista della Brabham di Niki Lauda nel 1978 ( ma quella della Svezia fu annullata per l’uso del ventilatore aspirante irregolare ) e poi  due pole-position come team autonomo Alfa Romeo nel 1980 e 1982. Altrettanto povero di risultati fu il periodo 1984-1985 gestito dal team Pavanello.

Un marchio così glorioso avrebbe meritato molto di più ed ora c’è l’incognita sulla prosecuzione o meno dell’abbinamento con la Sauber a motore Ferrari. Incognita che si riflette anche sulla presenza nel 2020 di Antonio Giovinazzi in Formula 1. Un altro segno del decadimento dell’Italia da Formula 1. Ferrari a parte, naturalmente !

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