Mercato auto, tra numeri e realtà

Terminato il break natalizio, la casella di posta è stata letteralmente invasa da comunicati con cui le Case automobilistiche hanno annunciato i risultati del 2014. Pagine e pagine infarcite di numeri e percentuali e aree geografiche. Dopo averle lette, rilette, proposte ai lettori, una riflessione sorge spontanea: ce ne fosse una che ha dichiarato un calo o un segno pari rispetto al 2013. Tutte in crescita, sia per quanto riguarda l’Europa sia – cosa ancor più sorprendente – per il nostro scalcagnato (passatemi il termine…) Paese. Eppure basta guardarsi attorno per capire che qualcosa non va, che qualcuno non ce la sta raccontando giusta o, perlomeno, che quei dati sull’immatricolato non si traducono in circolante reale sulle nostre strade. Stando agli ultimi dati su fonti ACI e Istat, in Italia circolano 608,1 autovetture ogni 1.000 abitanti, tante. Ma che il nostro parco auto sia “vecchio” è un dato di fatto di cui ognuno può rendersi conto viaggiando nel traffico di città, tangenziali o autostrade: anche noi giornalisti, che queste novità abbiamo la fortuna di provarle in anteprima, restiamo stupiti quando, finalmente, ne incrociamo una.

Dove sono allora tutte quelle auto immatricolate, sbandierate con gran clamore dalle Case? Dai concessionari. Immatricolate e, quindi, per la burocrazia, vendute. In realtà parcheggiate, in aree più o meno coperte, e destinate a diventare gli ormai celebri e tanto promossi “chilometri zero”. Sarebbe bello se quei numeri fossero vere auto su strada, in primis perché abbatterebbero l’età media del circolante, con conseguenti vantaggi in termini di emissioni, consumi e sicurezza. E poi perché significherebbe che l’economia italiana (ed europea) ha finalmente ripreso a girare, quella “vera”, ovvero quella delle famiglie e anche quella dei concessionari, ormai costretti a una guerra senza risparmio di colpi pur di svuotare i magazzini, con guadagni risicatissimi. Un effetto a valanga che sarà capitato anche a voi di vivere (e subire). Fino a qualche anno fa entrando da un concessionario ci stendevano un tappeto rosso e si veniva assaliti dai venditori, che cercavano di conquistare “la preda”, usando qualunque arma lecita e illecita. Adesso siamo all’opposto. Vi raccontiamo un episodio vissuto qualche mese fa, portando un conoscente ad acquistare un’utilitaria. Notare, “ad acquistare”, non a fare un giro per tastare il terreno. Sapeva già cosa voleva: modello, cilindrata, colore, optional (l’avevamo istruito bene…). Tacendo sulla nostra attività, abbiamo dovuto cercare noi un venditore, distoglierlo a fatica dallo smartphone per sentirci dire “Ma voi la macchina la volete davvero o mi fate solo perdere tempo?”. Ecco, questa è la voglia di vendere, sicuramente fomentata dai guadagni ridotti all’osso, che non giustifica però quella che ormai è una consuetudine diffusa e trasversale, potremmo dire “multimarca”, per restare in tema! Altra chicca di quel pomeriggio che la dice lunga sulla situazione-auto nel nostro Paese: mentre il conoscente firmava moduli (perché l’auto l’ha acquistata e da quel venditore… noi, in tutta sincerità, avremmo cambiato concessionaria e forse anche brand), arriva un cliente a chiedere informazioni su una novità. Risposta di un tizio (che abbiamo poi scoperto essere il titolare della concessionaria… chapeau!): “Guardi, non ne sappiamo niente, è appena arrivato… torni la settimana prossima”. Peccato che quel sabato ci fosse proprio il Porte Aperte per quel SUV, che noi avevamo provato un mese prima. Risultato? Le spiegazioni al cliente le abbiamo date noi e – cosa che ha ancor più dell’incredibile – l’acquisto è stato fatto. Per ringraziarci, il conoscente ci ha guadagnato un set di tappetini… noi la triste consapevolezza che il mercato ha parecchie falle, a partire proprio dal rapporto col cliente, destinatario finale del prodotto delle Case.

In mezzo a tanta confusione, un dato è reale e confortante per l’Italia e noi italiani, se ancora pulsasse in noi una sola briciola di quell’amor di Patria che mosse i nostri nonni (e bisnonni) durante la prima Guerra mondiale, di cui nel 2014 ricorreva il centenario dello scoppio. Una notizia che, secondo noi, non ha avuto la visibilità che meritava: Fiat 500X e Jeep Renegade sono prodotte a Melfi e il loro successo (per la 500X già oltre 1.500 ordini prima della commercializzazione) ha portato all’annuncio dato da Sergio Marchionne al North American International Auto Show di Detroit: chiusura della Cassa Integrazione Straordinaria e 1.500 nuovi posti di lavoro nei prossimi tre mesi. E da questo stabilimento stanno per partire le prime 54 Renegade destinate agli USA, le prime costruite non a Detroit ma a Melfi, provincia di Potenza, Italia. La differenza tra numeri e circolante o, se preferite, tra virtuale e reale.

2 commenti
  1. Sergio Casagrande
    Sergio Casagrande dice:

    Cara Barbara,
    è l’effetto rimbalzo… A forza di piombare giù, si tocca il fondo e prima o poi – anche se si riesce a fare un debole saltino – si crede di rimbalzare…

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