Nestore Morosini ci ha lasciato.

Dal Calcio alla Formula 1 è stato testimone di un giornalismo che in ogni notizia metteva l’anima. Condoglianze alla moglie Ivana, alle figlie Francesca e Valeria e ai nipoti dall’Unione italiana dei giornalisti dell’auto

La cosa più brutta è farsi delle illusioni. Pensare di aver sgominato il subdolissimo coronavirus. E’ successo anche a Nestore Morosini che nella sua infida battaglia contro il Covid era riuscito a sconfiggerlo. Ma è bastata una complicazione, un’infezione, per passare “oltre” nella notte del 18 novembre. Come sempre è successo nella vita di Nestore, all’Ospedale Sacco dove era ricoverato aveva raccolto un sacco di consensi. Si era preoccupato di far arrivare al reparto dove si trovava un forno a microonde, perché quegli “angeli” che lo assistevano potessero mangiare piatti se non caldi almeno riscaldati.

Giornalista capace di raccontare una storia affascinante ed esclusiva partendo da un dettaglio, Nestore Morosini se ne va a 83 anni, assistito fino all’ultimo dalla moglie Ivana, anche lei per molti anni al Corriere della Sera. Era nato a Pesaro il 31 ottobre del 1937. Esperto di calcio, tifoso dell’Inter e conoscitore delle automobili, è stato uno dei grandi inviati speciali del “Corriere Della Sera”. Ha seguito le Olimpiadi di Monaco nel 1972, l’anno dell’attentato terroristico agli atleti israeliani, e alla fine degli anni 80 ha fondato il Corriere Motori. Per oltre 30 anni è stato l’inviato di Formula 1 del quotidiano milanese.

Aveva un debole per la Ferrari e per questa ragione si trasformava in un feroce critico quando la Rossa non vinceva e attraverso la sua rete di amicizie e conoscenze era in grado di fare scoop talvolta non graditi da Enzo Ferrari.

Nel 2019, in un’intervista a Gabriele Gramigna di “F1 World”, alla domanda perché dall’uscita di Jean Todt nel 2008, la Ferrari non aveva vinto più nulla, Nestore rispose: “Per descrivere la situazione della Ferrari vorrei fare un paragone con l’Inter. La Ferrari è esattamente come l’Inter: l’uscita di Jean Todt è stata uguale all’uscita di Josè Mourinho. Poi il presidente ha investito sempre meno ottenendo scarsi risultati. Ora che gli investimenti sono tornati, stanno tornando anche i risultati. In più è difficile con un Sebastian Vettel che commette errori così, come quello al via del GP del Giappone. Sebastian, a questo punto della carriera, è una gloria sul viale del tramonto”. Senza peli sulla lingua e capace di vedere cosa sarebbe successo poi, nel 2020.

Peccato che Nestore se ne sia andato. Un grande peccato! Perché Nestore ha lottato come un leone, come ha fatto sempre, ha vinto il Covid, ha perso per un’infezione… Caro Nestore dire che non è giusto è una banalità che tu non avresti mai scritto. Perché sei stato l’esempio del giornalismo, il vero giornalista, quello che scriveva di getto, che non leggeva le cartelle stampa. Un giornalista testimone di quello che succede nel mondo. Come si può leggere nei tanti tuoi racconti, raccolti nei tuoi libri, aneddoti che quando ti sedevi a tavola con amici e conoscenti ti trasformavano in un mattatore ed erano lezioni di vita…

Ciao Next, ti ho chiamato tante volte con questa contrazione inglesizzata del tuo nome, che significa prossimo, futuro. In fondo per me, da quando cominciammo a lavorare insieme nel 1990, sei sempre stato il futuro non il passato…

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