“Il Parere degli Esperti”. Addio Sergio Marchionne

Ci sono pochi uomini che quando muoiono lasciano un vuoto enorme che spesso ci sembra incolmabile. Uno di questi è senza dubbio Sergio Marchionne che, a causa di una grave malattia, il 25 luglio se n’è andato all’improvviso, abbandonando un’Azienda che faticherà molto a seguire la strada indicata dal suo salvatore. Di lui, della sua genialità, del suo cinismo, della sua umanità ed anche del suo famoso “maglioncino” nero,  si è detto e scritto molto, nel bene e nel male. Noi qui vogliamo ricordarlo ancora una volta nella rubrica “Il Parere degli Esperti” con una sintesi di quanto è stato scritto sul web.

Alvolante-it – Addio a Sergio Marchionne

“Ha sgobbato sino alla pensione e poi se n’è andato prima di godersela”. Quante volte abbiamo sentito questa frase. Ma questa volta lo sfortunato è Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat Chrysler Automobiles e della Ferrari, manager strapagato (la sua fortuna è stimata in circa mezzo miliardo di euro) e ammirato in tutto il mondo. Anche per il suo stile – “il manager col maglioncino” – ma soprattutto per come ha saputo prendere le redini del gruppo Fiat quando quest’ultimo era in stato comatoso, e riportarlo a un ruolo di protagonista, fino all’intuizione che l’altrettanto agonizzante gruppo Chrysler poteva essere l’occasione per un clamoroso rilancio. E l’operazione è riuscita, riportando all’onor del mondo anche la casa americana, con la sua “pepita d’oro” Jeep. Una storia manageriale e industriale esemplare e anche appassionante. Una storia che doveva concludersi nella prossima primavera con il ritiro soft di Marchionne, e che invece è arrivata al termine con un finale drammatico: il consiglio di amministrazione del gruppo FCA convocato d’urgenza per decidere la successione a Marchionne, ricoverato in condizioni gravi in un ospedale svizzero.

Ansa.motori.it – E’ morto Sergio Marchionne

“E’ accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato”, ha detto John Elkann, presidente di Exor, la holding della famiglia, annunciando la morte dell’ex amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne. “Penso – ha aggiunto Elkann – che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore”. “Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler”. “Rinnovo l’invito – aggiunge Elkann – a rispettare la privacy della famiglia di Sergio”.

Auto.it – L’era Marchionne in sintesi

Freddo, cinico e molto temuto all’interno dell’azienda, Marchionne ha trovato un modo singolare e molto personale per dimostrare che il Lingotto aveva voltato pagina, inaugurando un nuovo “look” : quello di indossare in tutte le occasioni (“visto che trascorro buona parte della vita in volo”, facendo la spola fra Torino e Auburn Hills, negli Stati Uniti) un pullover nero (in estate una polo dello stesso colore), salvo qualche rarissimo caso dove l’etichetta richiede la giacca e la cravatta (Quirinale e Città del Vaticano).

Un modo per distinguersi, imitato negli anni da altri manager, banchieri, imprenditori e politici, attraverso il quale Marchionne ha inteso anche sfatare il detto che “a parole, noi italiani, vogliamo che tutto cambi, ma solo perché tutto rimanga com’è”. E in questo senso è da interpretare anche lo “strappo” da Confindustria, e da tutti i lacci e lacciuoli che ne derivano, allo scopo di aver mano libera nella contrattazione con i sindacati, mettere all’angolo la Fiom, e arrivare a un accordo aziendale. Una mossa che ha permesso il mantenimento in Italia e lo sviluppo degli stabilimenti del gruppo (a essere sacrificato, alla fine del 2011, è stato solo l’impianto siciliano di Termini Imerese). Leggi anche : https://autologia.net/quei-tre-grandi-meriti-marchionne/

Autoblog-it – Sergio Marchionne era malato da un anno e nessuno lo sapeva

Sergio Marchionne, ex amministratore delegato del Gruppo FCA, è morto nella mattinata del 25 luglio all’ospedale universitario di Zurigo, dove era ricoverato da quasi un mese. Le informazioni emerse nei giorni scorsi parlavano di complicazioni inattese e gravissime successive ad un intervento chirurgico ad una spalla. Nella giornata di venerdì 20 la sua situazione si era aggravata al punto da farlo entrare in coma profondo, poco dopo diventato irreversibile. E’ emerso anche che il manager italo-canadese sarebbe stato a conoscenza di essere in fin di vita, essendogli stato diagnosticato in un ospedale di Milano un sarcoma alla spalla, piuttosto invasivo.

Autologia.net – Ho conosciuto Sergio Marchionne: un uomo fuori dal comune

Era il 2004 ed eravamo messi proprio male. A maggio era morto anche Umberto Agnelli e la lotta per la successione era serrata. Gli AD si susseguivano ad un ritmo mai visto. L’ultimo, Morchio, stava tentando un colpo di mano per prendere tutto il potere, proprio di fronte al feretro di Umberto, quando il ventottenne vicepresidente John Elkann e il presidente Montezemolo nominano CEO un certo Sergio Marchionne.

Di lui sapevamo poco e subito ci venne da pensare che fosse l’ennesimo tentativo prima di finire definitivamente nel baratro.

Era strano questo personaggio, di poche parole e un po’ burbero, ma con un buon senso dell’ironia. Si sparse la voce che lui, appena poteva si metteva a girare in azienda senza cravatta e senza una meta e che gli piaceva entrare negli uffici e chiedere a brucia pelo a chi aveva di fronte che cosa facesse in azienda e quali consigli aveva da dare per migliorarla. (…fu così che scoprì, fra gli altri, Luca De Meo, allora al marketing Lancia)

Probabilmente non è esagerato definirlo un genio della finanza, e personalmente sono dell’avviso che senza di lui l’azienda sarebbe fallita in poco tempo …e vedremo adesso cosa capiterà. ( Alfio Manganaro)

Leggi anche : https://autologia.net/conosciuto-sergio-marchionne-un-uomo-dal-comune/

Automobilismo.it  – Marchionne visto da vicino

Parlava pochissimo, viveva praticamente nel suo ufficio al quarto piano del Lingotto. La sera, di solito tardi, cena con la scorta a Eataly, il centro enogastronomico fondato da Oscar Farinetti che era a 200 metri dal suo ufficio. Oppure in pizzeria, in via Nizza (anche quella a due passi) o in alternativa da Cristina, in corso Palermo. La mattina dopo, magari appuntamento sulla pista di Caselle alle 4,30 per sfruttare il fuso e arrivare a Detroit in tempo per riunioni e lavoro. Per farla breve: a Torino era sbarcato un marziano. Quando Marchionne arrivò a Torino raccontò di essere “rimasto allibito dalle condizioni di lavoro cui erano costretti i dipendenti del gruppo”. Di conseguenza ordinò di rifare le mense e migliorare tutti i locali a partire dai bagni.

Automoto.it – FCA, Manley: «Marchionne? Un uomo speciale»

Mike Manley, nuovo amministratore delegato di FCA, ha fatto il suo debutto davanti agli analisti finanziari in una giornata molto difficile, segnata dalla scomparsa di Sergio Marchionne. «Sergio era un uomo speciale», ha spiegato Manley, che ha chiesto un minuto di silenzio prima della presentazione dei dati del secondo trimestre 2018 con il direttore finanziario di FCA, Richard Palmer

«È un momento molto triste e difficile. Una notizia straziante. Era un uomo unico e ci mancherà», ha detto Manley, prima di rivolgere le sue condoglianze alla famiglia di Sergio Marchionne. «Ho trascorso 9 anni parlando con Sergio ogni giorno e il mio cuore è spezzato», ha affermato. «Il rapporto tra noi era basato sulla trasparenza, sulla focalizzazione sugli obiettivi e, cosa più importante di tutte, sul rispetto», ha aggiunto.

Manley ha confermato gli obiettivi posti nel piano industriale al 2022 presentato ad inizio giugno. A domanda degli analisti in merito all’influsso dell’addio del responsabile EMEA di FCA, Alfredo Altavilla, Manley ha risposto: «Non credo che l’uscita di Altavilla impatterà sulla nostra strategia». Il nuovo ad di FCA ha poi spiegato che le dimissioni di Altavilla non sono state una sorpresa, anche se sono state accolte con dispiacere.

Avvenire.it – Marchionne e il capitalismo, ha lasciato un segno in due modelli differenti

Se riuscissimo per un istante a liberarci dell’abbraccio un po’ soffocante con cui detrattori storici e ammiratori dell’ultima ora circondano oggi Sergio Marchionne, avremmo ben chiaro un fatto: questo manager figlio di un maresciallo dei carabinieri, partito da Chieti e approdato in Canada, in Svizzera, e poi a Auburn Hills, Michigan per guidare una Fca americana e internazionale che non era più Fiat ma in fondo un po’ ancora lo era, era destinato a non piacere a nessuno. Non agli italiani, che l’hanno immediatamente considerato un alieno, un traditore della Confindustria, uno spietato servo del padrone capace unicamente di accontentare gli interessi dell’azionista e quasi per nulla quello dei dipendenti, ridotti per sua mano a poche decine di migliaia; e in fondo nemmeno agli americani, che nel funambolico manager che era riuscito a salvare la Fiat vendendola di fatto alla Chrysler senza poter dire chi delle due ci avesse davvero guadagnato vedevano anche loro un perfezionista maniacale, arrogante e durissimo (‘ruthless’, spietato, diceva di sé) anche senza essere un vero wasp. Non meravigliamoci troppo. Marchionne si ergeva come il Colosso di Rodi alla confluenza di due mondi che mal si conciliano fra loro: una gamba poggiava su quello maxweberiano-postfordista fondato sul conflitto e sul puro spirito del capitalismo caro agli americani, l’altra su quello consociativo-familistico caro agli italiani (e non solo a loro). In entrambi ha lasciato un segno profondo.

Carblogger.it – Marchionne e i coccodrilli

Ho criticato molto Marchionne. Ho condiviso il suo salvataggio della Fiat, il suo capolavorodell’operazione Chrysler (con cui ha salvato la Fiat per la seconda volta), ho scritto che l’operazione Opel era giusta e che gli è stata bloccata dalla politica tedesca, ho ammirato l’operazione finanziaria della quotazione in borsa di Fiat Chrysler e poi di Ferrari, l’intesa con Google sulla sperimentazione della guida autonoma (la prima dell’auto). Di Marchionne non ho condiviso la sua scelta di privilegiare la finanza a scapito degli investimenti su nuovi prodotti e tecnologie, il non rispetto degli obiettivi di volume dati nei suoi piani, la sua avversione all’elettrificazione, la sensazione che spesso navigasse a vista quando si trattava di macchine. Non ho condiviso nemmeno la sua battaglia sulla riduzione di alcuni diritti dei lavoratori. Ma so anche, come mi disse una volta insieme ad altri pochi giornalisti in un incontro off, che alcuni dei suoi avrebbero voluto chiudere la fabbrica di Pomigliano. Lui decise di no, di riqualificarla e poi di portarci la Panda dalla Polonia, garantendo nuovo lavoro e dunque anche diritti. Nei giornali è uso preparare quel che si chiama in gergo un coccodrillo – la biografia di un personaggio pubblico che si presume stia per morire – in modo da essere pronti e non rincorrere date, numeri e fatti quando l’evento accade. Capita che certi coccodrilli restino lì per mesi o per anni, da aggiornare continuamente: quello di Wojtyla è stato forse il coccodrillo più rivisto della storia delle redazioni. Ma con Marchionne sono state rotte tutte le regole: il coccodrillo di un uomo ancora vivo è stato mandato in diretta quotidiana. Un coccodrillo in pasto a coccodrilli. Stando in vacanza, ho condiviso questo disagio con mia moglie, che mi ha detto: sembra “Le roi se meurt” di Ionesco, pièce su potere e morte con quel riflessivo – “se meurt” – che dilata tempi e tensioni. E tanto più vero ora che è stato reso noto fosse al corrente della sua malattia da almeno un anno.Teatro dell’assurdo. Che Marchionne, al di là di qualsiasi giudizio sul suo operato, non meritava. (Francesco Paternò)

Corsera.it – L’amore per l’Italia, il senso di estraneità La fine tragica nel solco degli Agnelli

Lo scudetto tricolore, il padre carabiniere, l’Abruzzo delle origini. Però Marchionne sentiva ed esprimeva un’estraneità al limite del disprezzo per l’Italia reale, com’era diventata durante la sua assenza. Non stimava Berlusconi e non lo nascose neppure quando era l’uomo più potente d’Italia; rifilò alle principali banche un pacco mica male, mantenendo con Gabetti il controllo dell’azienda alla famiglia; uscì da Confindustria, che ai tempi di Agnelli era stata una dependance della Fiat. E trovò un segno per raccontare la propria alterità: il maglione scuro al posto della giacca e cravatta dell’establishment, concedendosi anche il vezzo — non per mancargli di rispetto da morto, ma per restituirne la fisicità da vivo — della forfora sulle spalle.

Eppure, nonostante la sua rivoluzione e la sua diversità, la forza del destino è tale che pure Marchionne si ritrova inscritto nella saga secolare degli Agnelli e della Fiat. Una simbiosi che dura da 120 anni — un’era siderale nel capitalismo moderno —, su cui talora la sorte è scesa come una mannaia: l’elica dell’idrovolante che colpisce alla nuca Edoardo Agnelli nel mare di Genova (14 luglio 1935); la fine crudele e prematura dell’erede designato, Giovanni Alberto Agnelli (13 dicembre 1997); il volo giù dal viadotto della Torino-Savona di Edoardo junior (15 novembre 2000); la morte improvvisa di Umberto Agnelli, che aveva atteso il potere per tutta la vita e l’aveva perso in poco più di un anno (27 maggio 2004).

Marchionne fa parte della stessa storia non solo per la fine inattesa e ingiusta, ma perché in oltre un secolo la Fiat ha avuto soltanto tre grandi manager: Vittorio Valletta, Cesare Romiti e lui. Così come ha avuto solo tre veri azionisti: Giovanni Agnelli, il Senatore; suo nipote Gianni Agnelli, l’Avvocato; e suo nipote John Elkann. (Aldo Cazzullo)

Corriedellosport.it – F1 Ungheria, minuto di silenzio per Marchionne

A una manciata di minuti dalla partenza del gran premio di Ungheria – che, a beneficio delle due Ferrari dovrebbe consumarsi in una giuornata molto calda, 35 gradi – il pensiero è tutto rivolto a Sergio Marchionne, la cui scomparsa ha provocato immenso dolore. Minuto di silenzio toccante in memoria dell’ex presidente di CNH Industrial e Ferrari N.V.,  nonché Presidente e amministratore delegato di Ferrari S.p.A. Inutile dire che, anche per onorarlo al meglio, le Rosse (in lutto) di Vettel e Raikkonen hanno un motivo in più per provare a trionfare sulla pista di Budapest.

Gazzetta.it – Marchionne, il duro che ha rilanciato Fiat e Ferrari

La crisi del 2008 costringe il Lingotto a modificare i piani e richiede un massiccio ricorso alla cassa integrazione. “Il 2009 – ammette Marchionne – sarà l’anno più difficile della mia vita perché sono state spazzate via le condizioni sulle quali avevamo definito i nostri programmi”. Il 2009 è però anche l’anno del salvataggio di Chrysler dal fallimento, con la trattativa con il Tesoro Usa e i sindacati americani e la benedizione da parte del presidente Barack Obama. L’operazione da cui è nata Fiat Chrysler Automobiles, sesto produttore mondiale di auto, con domicilio fiscale a Londra e sede legale trasferita dopo 115 anni da Torino ad Amsterdam, quotata a Milano e a Wall Street. Ultimo atto a Balocco nel Capital Market Day di Fca l’annuncio del traguardo del debito zero e di un piano di 45 miliardi di euro di investimenti con al centro vetture premium e l’auto del futuro. Un piano importante che però passa di mano proprio sul più bello.

Ilfattoquotidiano.it – Marchionne, 14 anni di auto tra luci e ombre: dal funerale di Lancia allo stallo di Alfa, fino ai miracoli Jeep e Maserati

L’era industriale di Sergio Marchionne si consuma più velocemente del previsto. Il manager italo-canadese avrebbe dovuto lasciare FCA nella primavera 2019 mantenendo la guida diFerrari fino al 2021, dopo esservi approdato quattordici anni orsono e averla salvata dal fallimento completando quattro anni fa la fusione con Chrysler; ma la prolungata degenza dopo un intervento chirurgico lo ha di fatto estromesso da tutte le caricheall’interno sia del sodalizio italo-americano (CNH e FCA) che del Cavallino, dove sarà sostituito dall’attuale membro del board Ferrari Louis Camilleri, con la presidenza affidata a John Elkann. Marchionne, che divenne amministratore delegato del gruppo il 1 giugno 2004 dopo essere stato consigliere d’amministrazione di Fiat S.p.a. dall’anno precedente, lascia una multinazionale dai bilanci sani ma con un portafoglioprodotti tutto da definire. Del resto, non è mai stato quel che nell’ambiente si definiva un car guy. Ovvero un esperto di automobili. Uomo dalle indubitabili competenze economico-finanziarie, si è trovato di fronte a una situazione complicata proprio dal punto di vista dei nuovi modelli.

Motori.ilmessaggero.it – Trump: «Marchionne fra i più brillanti dopo Henry Ford. Un onore per me conoscerlo»

«Sergio Marchionne è stato uno dei manager più brillanti e di successo dai giorni del leggendario Herny Ford. È stato un onore per me aver potuto conoscere Sergio come presidente degli Stati Uniti. Gli piaceva l’industria auto, e ha combattuto per lei. La sua mancanza sarà veramente sentita». Lo twitta Donald Trump.

Sole24ore.com -«Marchionne, uomo di rottura e innovazioni, simbolo dell’industria»

Ho avuto modo di incontrare Sergio Marchionne in occasione del mio mandato di presidente di Confindustria. In particolare, ricordo di un bilaterale con il governo tedesco in Ferrari e della sua partecipazione alla visita del primo ministro canadese, Justin Trudeau, in Confindustria. Questa ultima presenza mi fece particolarmente piacere e mi confermò il fascino di un manager a cui l’Italia deve tanto. Un uomo di rottura e di innovazioni con la chiara idea che è la visione che determina la realtà, quella che ha saputo realizzare in Fca misurandosi con sfide complesse e portando il gruppo a diventare un leader globale.Marchionne è diventato un simbolo, come lo sono il Made in Italy e la Ferrari. A volte, quando si vogliono fare i complimenti a un manager o si vuole cercare qualcuno davvero competente, si dice: dovrebbe essere il «Marchionne» di quel settore. È stato il traghettatore di una fase importante del gruppo accanto a John Elkann, forte di una cultura e una sensibilità internazionali; elegante, discreto, vicino, attento, determinato. A Sergio Marchionne la gratitudine e la riconoscenza dell’industria italiana per quello che ha fatto, per quello che lascia. (Vincenzo Boccia)

Ilgiornale.it – Montezemolo rompe il silenzio: “Con Marchionne ci sono stati contrasti duri”

“Sergio Marchionne è uno dei più grandi manager internazionali – ha detto Montezemolo -. Abbiamo iniziato e proseguito insieme un lungo e proficuo pezzo di strada alla Fiat negli anni più drammatici con grande spirito di amicizia e collaborazione”. L’imprenditore, quindi, riconosce le grandi doti professionali “del suo nemico”, ma non dimentica che “abbiamo avuto nel passato recente contrasti anche molto duri”. “Ma mai ho messo in discussione il coraggio, la capacità e la visione di Sergio, che – conclude – hanno permesso il salvataggio e il rilancio del primo gruppo industriale italiano e contribuito a modernizzare le relazioni sindacali nel paese. Sono vicino alla sua famiglia”.

Repubblica.it – Il piano Marchionne per Mirafiori. Alla Famiglia il ruolo di garante

L’incognita legata all’uscita di scena di Sergio Marchionne si chiama Mirafiori ed è qualcosa di più del futuro di una fabbrica carica di una storia che incrocia e si confonde con quella della città da più di un secolo. E’ perciò del tutto comprensibile che l’avvicendamento ai vertici di Fca sia vissuto come un passaggio che crea qualche preoccupazione. E’ inutile ricordare che sul futuro della fabbrica per eccellenza c’è un secondo modello capace di garantire la piena occupazione. Ma il nuovo manager Mike Manley terrà fede agli impegni sottoscritti nel piano presentato da Marchionne a inizio giugno? Toccherà alla Famiglia e dunque a John Elkann farsi garante del futuro di Fca sotto la Mole.(Salvatore Tropea)

Lastampa.it – I 10 modelli che hanno segnato l’era Marchionne alla Fiat

2007 – Fiat 500

L’edizione moderna della 500 storica è un successo senza precedenti: Fiat diventa un marchio alla moda. La 500 piace così tanto che a Torino danno vita a un’intera famiglia di prodotti: 500C, 500L, 500X

2007 – Abarth Grande Punto

Il gruppo Fiat rilancia il marchio sportivo Abarth, il primo modello dello Scorpione è la Grande Punto. Seguiranno decine di varianti della 500 e poi la spider 124

2011 – Lancia Thema

Fiat porta in Europa modelli Chrysler con il marchio Lancia: oltre alla Thema, anche la Voyager e, nel 2012, la Flavia. L’operazione non ottiene i risultati sperati e viene abortita

Nello stesso anno nasce la terza serie della Ypsilon, la citycar chic che è ancora oggi uno dei modelli più venduti in Italia

2012 – Fiat Panda

Con la terza serie, la produzione della macchina più venduta sul territorio nazionale torna in Italia, a Pomigliano. È un segno importante per il Paese

2013 – Alfa Romeo 4C

È una due posti in edizione limitatissima, ma permette all’azienda di dire che l’Alfa Romeo è tornata alle origini: trazione posteriore, potenza, piacere di guida. È anche il primo modello del ”ritorno in America”

2014 – Jeep Renegade

È la prima Jeep a essere costruita al di fuori del Nord America, in Italia e in Brasile. È il simbolo del boom di vendite del marchio nel mondo

2015 – Alfa Romeo Giulia

Marchionne decide di presentare la nuova berlina nel Museo Alfa Romeo di Arese, riaperto dopo anni di inattività. Attesissima, la Giulia è la prima auto di grande produzione a riportare la trazione posteriore in Alfa

2016 – Maserati Levante

È il primo Suv della Maserati, svecchia il marchio e in pochi mesi raddoppia le vendite del Tridente

2016 – Alfa Romeo Stelvio

Verso la fine dell’anno viene svelato anche il primo Suv dell’Alfa Romeo, in versione Quadrifoglio da 510 CV. Andrà in vendita nel 2017, serve ad Alfa per combattere ad armi pari con i marchi del lusso tedeschi

2016 – Chrysler Pacifica

Il gruppo Fca fornisce il suo primo modello ibrido plug-in a Google, per testare la guida autonoma con la divisione Waymo. In un colpo solo, questo minivan apre la strada al futuro elettrico e “driverless” di Fca

Quattroruote.it – È morto Sergio Marchionne

Tra i grandi della storia. Il manager di Chieti, nel corso dei 14 anni al vertice della Fiat prima e della consociata transatlantica poi, si è guadagnato un posto nella storia, con iniziative spesso sorprendenti e lungimiranti, che lo hanno posto sullo stesso piano di figure come quella di Vittorio Valletta e dello stesso Gianni Agnelli. Come loro prima di lui, ha plasmato con le sue decisioni la forma e la sostanza di uno dei costruttori automobilistici più importanti al mondo. Cambiandone la rotta frequentemente e repentinamente, e spesso schivando così le botte più dure. Quelle che per un vaso di coccio com’è stata la Fiat dei momenti peggiori avrebbero rischiato di rivelarsi esiziali. L’insediamento. Il primo, di questi cambi di rotta, fu una vera e propria inversione. Approdato al vertice della Casa torinese il 1° giugno del 2004 per prendere il posto di Umberto Agnelli, scomparso da pochi giorni, Sergio Marchionne non tardò molto a imporre il suo imprevedibile decisionismo. Con cui non ha mai esitato di fronte ad assunti apparentemente dogmatici. E così, pochi mesi dopo aver presentato il piano con cui intendeva risanare i conti disastrati del Lingotto (un’emorragia inarrestabile, sembrava: la Fiat perdeva due milioni di euro al giorno), piazzò la mossa che stava escogitando sottotraccia.

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