Ricordi del “mio” Baronetto

Con la morte di Stirling Moss si chiude probabilmente l’ultima pagina di una storia di piloti forgiati nel coraggio e nell’avventura.

Riviste e giornali hanno dedicato molto spazio al pilota inglese così rappresentativo di quella generazione enumerandone la carriera e l’incidente che vi pose fine. Ma io vorrei proporre i ricordi diretti che ho del “baronetto”.

Un ricordo che parte da molto lontano: Stirling aveva soltanto 21 anni ed io lo vidi correre, nel 1951, al Gran Premio Sanremo sul circuito di Ospedaletti.

Si presentò con una HWM 2000, l’auto con la quale debuttò in Formula 1 ( e mi pare che nessuno lo abbia ricordato ), dopo sorprendenti successi nelle Formule minori.

Era un macchina inglese molto leggera e maneggevole ed in quella occasione lottava contro le Ferrari 375 di Ascari, Villoresi e Serafini, le Maserati di Shell e De Graffenried, e la potentissima Maserati – Osca del Principe Bira che montava un motore Osca 4500 cc. aspirato con cui aveva appena vinto la gara di Goodwood.

Moss era quasi un ragazzino in un contesto dove la media dell’età dei piloti era ben più alta.

Con le HWM correvano in quella occasione anche Macklin Lance e Louis Chiron.

In una gara ricca di imprevisti dominarono le Ferrari – vinse Ascari – che si aggiudicarono i primi tre posti davanti alla Maserati di Shell e, buon quinto a sorpresa, proprio lui: Stirling Moss, che ha battuto le Talbot e le altre Maserati. In quella gara non c’era Fangio, il suo rivale storico.

Moss era l’altra faccia della F.1; tanto Fangio era essenziale, astuto e rigoroso quanto Moss era imprevedibile, simpatico e generoso.

Un altro ricordo diretto di Moss è quello legato al Gran Premio di Monaco nel 1961.

Moss corre con la Lotus. L’ho già visto vincere a Monaco l’anno precedente, sempre sulla Lotus, ma quella del ’61 è una gara che non si può dimenticare.

Fa molto caldo e Moss, in barba alle leggi dell’aerodinamica, ha fatto togliere le fiancate della macchina per soffrire meno le alte temperature dell’abitacolo. Già questa è una trovata originale. Ma il bello di quella scelta è che questa situazione ci regala una visione stupenda , specialmente nelle curve più strette e lente come quella della “stazione” ( oggi detta del Loews ) dove io sono piazzato dietro ad una balaustra ad altezza strada. Da lì si può osservare, ad ogni giro, il movimento vorticoso sui pedali unito a quello delle braccia sul volante.

Una meraviglia, è come essere lì con lui.

Indimenticabile questa sua vittoria.

Poi ho spesso incontrato Moss sulle piste del Mondiale, ma quei due momenti sono speciali.

Per concludere aggiungo un episodio che mi raccontò  Daniele Audetto.

Anni fa Daniele partecipò alla rievocazione della Mille Miglia insieme a Luca Montezemolo ed in

quella occasione era presente anche Stirling Moss, celebre vincitore e recordman della gara vera.

Moss partecipava con un numero di gara vicino a quello dell’equipaggio Montezemolo – Audetto, e spesso li raggiungeva superandoli a velocità notevole ed effettuando poi altri sorpassi piuttosto arditi di altri concorrenti e di auto in normale circolazione.

Poi, ai controlli, si intratteneva volentieri e piacevolmente. Allora Audetto chiese a Moss il perché di tanta foga e di una guida così all’arrembaggio a traffico aperto. Ed il gentleman Stirling Moss candidamente rispose: “ Perché io non so guidare diversamente”.

Che personaggio!  (f1sport.it)

5 commenti
  1. Luca Pazielli
    Luca Pazielli dice:

    Grazie Renato per questo racconto inedito. Quanta storia è passata dal circuito di Ospedaletti!!?

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