Sette domande a Franco Nessi, chirurgo vascolare

Umanista prima che medico. 

Ieri primario di chirurgia vascolare, presidente dei chirurghi vascolari italiani, oggi soprattutto medico a tutto tondo,  un Ippocrate del 2020.

Piacevole narratore e appassionato motociclista, nulla del cattedratico primario ospedaliere di altre epoche.  E’ stato comunque nominato “primario emerito” dal suo Ospedale di lungo servizio, cosa sulla quale lui ironizza, anche se  compiaciuto.

Ha attraversato da giovane la città in lungo e in largo con una vecchia Land Rover 2 serie , e oggi lascia spazio alla memoria per rievocare storie e avventure motoristiche.

1 – La tua prima auto la vai a cercare in Inghilterra se non erro … non era la città dell’ auto, Torino …?

E’ vero che Torino è ed era la città dell’auto, ma io  partivo da un sogno cullato dall’infanzia quando venivo portato da mio zio a bordo di camion americani della II guerra mondiale nei boschi a caricare gli alberi che lui abbatteva per la sua segheria di Carmagnola. Mi era rimasto quindi il desiderio di un’auto che mi portasse ovunque e la mia fantasia alimentata anche dai film sulla grande guerra, mi aveva portato a identificare l’auto ideale nella Jeep Willis.

Bisogna premettere che io potevo usare una Fiat 500, in società con mio fratello. Quando manifestai a mio padre, dipendente Lancia dall’età di 14 anni, il mio desiderio. Lui anziché scorticarmi, si documentò e mi disse: per quel tipo di auto la migliore è il Land Rover. Lascia perdere i residuati bellici, che tra l’altro nel 1972, epoca dei fatti, erano molto scarsi. Da tempo i campi di recupero in Emilia si erano svuotati. Fu così che sempre con l’aiuto paterno, rispettando il patto di vendere la 500 come finanziamento, andai a prendere il Land Rover II serie benzina, del capo officina della Lancia England

2 – Hai una strada del cuore ? 

Strade del cuore ne ho parecchie. La mia formazione è motociclistica quindi una strada del cuore deve essere bordata di verde sulle cartine Michelin, cioè dev’essere panoramica e possibilmente di difficile accesso. Quella a cui sono più legato è quella del colle delle Finestre che ho fatto fin dall’infanzia in macchina o a piedi in famiglia per andare a fare picnic  a Pra Catinat e poi negli anni successivi, in bici o in moto, fino a farmi male scendendo verso Meana qualche anno fa. E fu anche il primo terreno di prova di guida rallystica.

3 – Cambio automatico o cambio manuale ?

Il cambio automatico mi ha sempre affascinato perchè lo associavo alle potenti auto americane. Ora penso che sia l’opzione migliore per tutte le auto, io poi sono abilitato solo alla guida di auto col cambio automatico, quindi non c’è storia.

4 – Un viaggio che vuoi  ricordare e che rifaresti

Il viaggio che ricordo con più affetto risale ai primi anni ‘70, quando fummo ospitati in Sardegna a casa della sorella di un nostro amico che si era resa disponibile a farci piantare la tenda in giardino, essendo la villetta piccola ed avendo lei una neonata da gestire!

Partimmo in tre su una 128 su cui era stato caricato uno Zodiac, sgonfio nel baule con motore da 8/9CV. Arrivati a Genova scoprimmo che la Tirrenia era in sciopero, e il bigliettaio ci disse di andare a Civitavecchia. Senza minimamente preoccuparci di distanze ed orari, partimmo con decisione.

Ogni tanto il guidatore, padrone di auto e canotto, avanzava qualche perplessità sulla scelta fatta, ma io e l’altro membro dell’equipaggio lo incitavamo col motto inventato sul momento ” vai Douglas”, come se si fosse trattata di una cavalcata nel far west.

Fatte solo le soste carburante arrivammo al porto dove la nave traghetto delle ferrovie era quasi in partenza e non voleva caricarci, ma il nostro pilota Douglas, dimostrò ai marinai increduli che l’auto ci stava ancora tra i due vagoni ferroviari e così il bigliettaio fu costretto ad imbarcarci, lasciando a terra un’ auto svizzera con carrello e motoscafo.

Questa cosa ci diede molto gusto utile per sopportare la notte senza cabina o poltrona e devo dire anche senza cena, ma si era giovani!

5 – Salga Nessi, te lo ha detto qualcuno, quella volta …che vuoi ricordare 

Salga Nessi mi fa ricordare quando un collega valente chirurgo dai modi di fare molto sabaudi, mi vide a piedi poche centinaia di metri prima dell’ingresso in Ospedale e volle che salissi sulla sua appena acquistata Maserati Quattroporte ovviamente con lo scopo di farmi morire di invidia anche perché il percorso da fare era minimo, ma riuscì comunque a farmi vedere tutti gli optional di cui era dotata la macchina e a confessarmi che aveva anche dovuto comprare una Smart perché il percorso casa ospedale era sufficiente a veder abbassare il livello benzina nel serbatoio della Maserati.

6 – E dietro la curva …

E dietro la curva… il salto nel buio. Scendendo dal summenzionato colle delle Finestre una sera di Luglio di una quindicina di anni fa sbagliai nettamente a valutare una curva che era più chiusa di quel che sembrasse. I freni della mia moto Vintage, a tamburo e surriscaldati dopo una giornata intensa su e giù per le strade militari della val di Susa, mancarono completamente e così andai dritto, saltando nel vuoto. Fortunatamente mi procurai danni alla colonna risolvibili e niente di più.

7- Volante a destra, per Torino, con la tua Land Rover …

Il ricordo della guida a destra in città o fuori non è brutto, perché all’epoca il mio Land Rover svettava sulle auto che erano prevalentemente utilitarie basse e quindi la visuale era ottima lo stesso

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