2023: odissea nel mercato dell’auto

Come ogni altro evento economico, anche le notizie sull’andamento del mercato dell’auto sono soggette – per così dire – a differenti punti di vista. C’è l’ottimista che vede sempre il bicchiere mezzo pieno e sbandiera il grande successo dei modelli elettrici o elettrificati, visto l’aumento costante delle loro vendite. E c’è il pessimista che mette in evidenza come la percentuale di penetrazione sul mercato di queste vetture sia così esigua rispetto ai modelli con motore a combustione da rendere inefficace il loro contributo alla riduzione dell’inquinamento. Riduzione che, non va dimenticato, dovrebbe diventare talebana nel giro di pochi anni.

È difficile, sempre più difficile, trovare la vera verità tra proclami verso un futuro sempre più sostenibile e annunci di sciagure e crac economici. Gli eventi che nel 2022 hanno influenzato l’economia mondiale non semplificano le cose. Il COVID-19 ha già dato nel recente passato il suo negativo contributo, e quest’anno i problemi provocati dalla guerra in Ucraina (per esempio le interruzioni nell’approvvigionamento di alcuni prodotti) hanno evidentemente diminuito – almeno nel breve periodo – le prospettive di crescita dell’economia europea.

E siccome Russia e Ucraina sono produttori importanti di alcuni elementi fondamentali nel settore manifatturiero, come per esempio il gas neon utilizzato nella produzione dei semiconduttori, la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare.

Del resto, le previsioni sono pessime: la Commissione Europea ha dichiarato che la crescita del PIL reale dell’Unione Europea scenderà dal 5,4 per cento del 2021 al 3,3 per cento quest’anno e addirittura allo 0,3 per cento nel 2023.

Non sta meglio l’inflazione, nel 2022 dovrebbe superare il 9 per cento per calare al 7 per cento il prossimo anno: bene ma non benissimo, visto che si tratta di un valore decisamente elevato.

Almeno una piccola notizia positiva c’è, perché sembra che l’elevato risparmio condotto dalle famiglie europee e il basso tasso di disoccupazione dovrebbero alleviare quanto meno un po’ l’effetto di questa crisi. Nel continente il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al minimo storico del 6,2 per cento (in Italia è quasi all’8 per cento) per crescere fino al 6,5 per cento nel 2023.

In questo scenario dalle tinte fosche con qualche schiarita, il mercato delle vetture cerca di difendersi, anzi sembrerebbe in crescita. Secondo alcuni dati recentemente diffusi dall’ACEA (l’Associazione dei costruttori europei dell’automobile) a settembre nell’Unione Europea si era registrato un incremento del 9,6 per cento rispetto allo stesso mese del 2021: in realtà questa crescita è stata determinata dal fatto che l’anno scorso i valori erano decisamente negativi. Ancora migliore il risultato di ottobre, con una crescita dell’12,2 per cento, aumento che permette di ridurre il calo su base annua all’8,1 per cento, con un saldo negativo in lenta ma costante rimonta verso la parità con il 2021.

Complessivamente quest’anno il mercato dell’auto europeo continua a registrare valori decisamente inferiori ai livelli consuntivati prima della pandemia. Rispetto ai primi nove mesi del 2019 le immatricolazioni sono calate di 3,1 milioni di unità e le previsioni per la fine dell’anno non sono positive, visto che si dovrebbe perdere un altro 1 per cento.

A fronte di un mercato che segna un po’ il passo, la produzione sta decisamente meglio. Nei primi nove mesi dell’anno nell’Unione Europea sono state quasi 8 milioni le automobili prodotte, il 5,8 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Certo, l’offerta di semiconduttori resta limitata, ma la difficoltà di approvvigionamento dovrebbe diminuire in questo ultimo trimestre, e permettere così un ulteriore aumento della produzione. La crescita è generalizzata: + 9,1 per cento in Germania, +4,5 per cento in Spagna, +8,4 per cento in Francia e +10,1 per cento in Italia. Hanno contribuito al risultato anche alcuni mercati minori dell’area orientale, come la Romania (+19,3 per cento) e la Repubblica Ceca (+9,1 per cento).

Non va ovviamente dimenticato che il confronto è fatto su un anno terribile per la produzione, in quanto il 2020 e il 2021 avevano vissuto un vero e proprio crollo rispetto al passato.

Se dall’Europa allarghiamo lo sguardo a livello mondiale, si può notare che il mercato dell’auto globale resta vulnerabile alle difficoltà di approvvigionamento e alle sempre più gravi tensioni geopolitiche internazionali. Complessivamente le vendite di auto nuove nel mondo sono calate del 2,9 per cento nei primi nove mesi di quest’anno. Sempre in questo periodo, in Nord America sono state 9,5 milioni le auto vendute (-13,3 per cento), in Cina oltre 15,3 milioni (+8,2 per cento).

Sempre secondo l’ACEA, tra gennaio e settembre 2002 le vendite di auto giapponesi e sudcoreane sono diminuite rispettivamente dell’8,7 e del 7,5 per cento: le aziende assegnano la responsabilità di questo calo alla mancanza di semiconduttori e altri componenti, che ha continuato a influire sulla produzione.

Passando alla produzione, positivi i risultati in Nord America che registra nei primi nove mesi dell’anno una crescita dell’11,8 per cento (quasi 8 milioni di auto) e ancora meglio fa il Sud America: 1,6 milioni di auto, +12,4 per cento. In forte ripresa anche la Cina, con 16,4 milioni di unità, pari a una crescita del 15,1 per cento.

Complessivamente a livello mondiale, nei primi nove mesi del 2022 sono state prodotte quasi 50 milioni di auto, con un incremento del 9 per cento.

Qual è il futuro immediato che ci aspetta e che attende il mondo dell’auto? Difficile da prevedere anche se qualche schiarita sembra esserci e fa credere che il peggio (vissuto nel periodo pandemico) sia ormai alle spalle.

Secondo il “Global Automotive Outlook” di Alix Partners, società internazionale di analisi nel mondo automotive, si stima un recupero nei prossimi due anni, passando dai 79 milioni di auto prodotte nel mondo a 87 milioni nel 2023 e 95 milioni nel 2024, sperando quindi i valori pre-pandemia del 2019, quando le vendite erano state di 90 milioni.

Ovviamente, quello che l’indagine non dice è che le vetture prodotte dovranno poi anche essere vendute…

Le cause di questa rinascita sono le crescite del mercato Nord Americano e soprattutto di quello cinese, che si prevede supererà da solo la soglia dei 30 milioni di auto nel 2026.

E le auto elettriche? Sempre secondo Alix Partners le loro vendite sopravanzeranno quelle dei veicoli tradizionali in tutti i principali mercati, ma non prima del 2035. La conferma del programma “Fit for 55” dovrebbe accelerare le vendite in Europa dei veicoli BEV, che raggiungeranno nel 2028 il 44 per cento delle immatricolazioni e l’83 per cento nel 2035.

Questa crescita sarebbe più rapida se non fosse ostacolata da un costo superiore delle materie prime specifiche per queste auto. Alix Partners stima che per un BEV saranno necessari in media 24 mila euro contro i 15 mila per una vettura con motore a combustione. Il trend in calo del prezzo delle batterie potrebbe far invertire la rotta, anche se l’aumento di alcune materie prime (come nickel e cobalto di cui la Russia è il maggior produttore) al momento non permette di fare previsioni quantomeno indicative.

E come se non bastasse, la carenza di chip potrebbe in futuro influire in modo sproporzionato sulla produzione di BEV, perché per produrre queste vetture ne sono necessarie quantità decisamente maggiori: e sembra che la richiesta di queste componenti crescerà di valori superiori al 50 per cento all’anno. Come conseguenza di questa domanda, la poca disponibilità farà aumentare sensibilmente i prezzi.

Uno scenario confuso, con poche certezze e molti dubbi e la costante attesa di un cambiamento epocale nella mobilità più volte annunciato: staremo a vedere!

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